Cingolani, la popolare che De Gasperi volle al governo (Seconda parte).

La prima parte di questa ricca e puntuale rappresentazione della esperienza politica della Cingolani è stato pubblicato ieri.

Rita Padovano

Dopo Sturzo l’incontro con De Gasperi si rivelò per Lei di grande importanza. E’ una donna colta e attenta a sviluppare sempre una lettura più ampia, sopranazionale, degli avvenimenti politici e sociali, resa possibile anche grazie ai suoi numerosi soggiorni – studio fatti in Europa e negli Stati Uniti e per questo fu inserita nella Commissione Esteri nella Democrazia Cristiana.

 

A liberazione avvenuta fu nominata membro del Comitato per la divulgazione del Piano Marshall e componente della Commissione del lavoro femminile dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) a Ginevra.

 

Pur stimata dalle colleghe che ambivano ad avere il suo sostegno per promuovere le loro iniziative, Angela Maria Guidi Cingolani non concesse nulla neanche a loro e durante la Resistenza  costituì il “Comitato Pro Voto” per ottenere il riconoscimento del diritto della donna di occupare posti di responsabilità nella Amministrazioni Pubbliche e per svolgere una vasta opera di propaganda al fine di suscitare una larga corrente di appoggio per l’estensione del diritto di voto ed eleggibilità alla donna, con l’impegno a formare analoghi comitati nelle province dell’Italia. Un’iniziativa che sorprese e scavalcò l’attivismo delle donne di sinistra pronte a lanciare un analogo progetto.

 

Il 25 dicembre 1944 uscì a Roma, come supplemento de Il Popolo, il primo numero di Azione Femminile, organo nazionale del movimento femminile DC, da Lei diretto, con un articolo di fondo sulla partecipazione della donna alla vita politica e un messaggio di Alcide De Gasperi rivolto “alle democratiche cristiane”, affinché esse facessero politica “non per uscire dalla famiglia, ma per difenderla, assicurare il suo avvenire”… “la donna è la casa, la casa è il mondo, tanto più essa sarà riformatrice ed elevatrice, quanto più sarà serena, competente responsabile, con la visione limpida delle proprie possibilità. E proprio partendo dalla famiglia la donna si occuperà di problemi come il salario familiare, la limitazione e specializzazione del lavoro femminile e minorile, lo sviluppo delle piccole industrie, la creazione e conservazione della piccola proprietà della casa e della terra, la piena efficienza della previdenza,… ma anche della vita politica italiana. Certamente le donne orienteranno la propria attività politica verso quegli uomini e quei partiti che le garantiranno l’integrità, la sanità, lo sviluppo delle famiglie, e che le permetteranno il pieno esercizio della propria missione educatrice”. Le parole di De Gasperi in quest’editoriale sono importanti perché narrano l’esclusione dal voto delle donne sposate perché dovevano essere “votate” solo alla cura della famiglia.

 

Sempre nel 1944, Angela Maria Guidi Cingolani, fu la sola donna eletta al primo Consiglio Nazionale del partito e investita anche del ruolo di Delegata nazionale del Movimento femminile della DC che interpretò rivendicando grande autonomia.

 

L’anno successivo venne nominata membro della Consulta Nazionale Italiana con altre dodici donne. Un organo non elettivo che operò con funzioni consultive dal 25 settembre 1945 al 1 giugno 1946. E qui fece, a Montecitorio, il suo primo intervento che fu anche il primo di una donna in un’aula parlamentare. Già combattiva assertrice del suffragio femminile, la Guidi espresse in quel discorso, intenso e appassionato, tutta l’insoddisfazione per la limitatezza degli spazi politici riservati alle donne, delle quali con orgoglio ribadì la raggiunta maturità a rivestire ruoli determinanti nella politica e nel sociale.

 

Alle elezioni del 2 giugno del 1946 fu eletta all’Assemblea Costituente, una delle ventuno, e partecipò ai lavori della Commissione lavoro e previdenza.

 

Nella seduta del 3 maggio 1947 intervenne in aula riproponendo brani di un discorso fatto su La dichiarazione di Filadelfia e la Costituzione italiana, riferito alla XXVI sessione della conferenza internazionale del lavoro, tenuto nella città americana nel maggio 1944. La Cingolani – che definì l’Italia paese di emigrazione – richiama i principi, lì ribaditi, che sarebbero dovuti entrare nella Costituzione del nostro Paese, primo fra tutti: “il lavoro, che non deve essere una merce”; poi…“la libertà, di espressione e di associazione, come condizione indispensabile per il progresso”; infine.. “la miseria, ovunque si annidi, deve essere combattuta poiché costituisce un pericolo per la prosperità di tutti”.

 

Pose all’orizzonte per ciascuna Nazione il traguardo ampio di un obiettivo, lottare contro il bisogno, poiché la pace è legata alla realizzazione di principi di giustizia sociale: “tutti gli esseri umani, qualunque sia la loro razza, la loro fede e il loro sesso, hanno diritto di perseguire il progresso materiale e il loro sviluppo spirituale in libertà e dignità nella sicurezza economica”. E aggiunge che tutti abbiamo anche diritto ad un livello adeguato di “alimentazione, di alloggio e di mezzi di ricreazione e cultura”. Eletta deputato dalla DC nel 1948, tenne un discorso sul No alla Guerra, nel marzo 1949 che destò l’attenzione di Palmiro Togliatti, uomo forte del comunismo europeo. Angela Maria Guidi Cingolani qui definì bene il “dove stare” del nostro Paese collocando l’Italia all’interno del Patto Atlantico, senza se e senza ma.

 

Alle elezioni del 18 aprile 1948 venne riconfermata alla Camera dei Deputati. Durante il suo mandato dedicò particolare attenzione alla discussione della legge, ratificata nel 1950, sulla tutela della madri lavoratrici; nello stesso anno fondò il Comitato di difesa morale e sociale della donna, che operò a sostegno della legge Merlin (approvata nel ’58) per l’abolizione delle “case chiuse” offrendo assistenza a tutte quelle donne che intendevano uscire dalla condizione di prostitute.

 

 

La Guidi Cingolani entra, nel luglio del 1951, nel VII governo De Gasperi, ed è la prima donna a ricoprire la carica Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato e Commercio con delega all’Artigianato.

 

Quando nelle elezioni del 1953 Angela Maria Guidi Cingolani non venne rieletta in Parlamento si dedicò per un decennio all’attività amministrativa, in qualità di sindaco di Palestrina. Ne curò la ricostruzione essendo stata pesantemente distrutta dai bombardamenti alleati e lavorò per la valorizzazione del patrimonio artistico. Il 1 giugno del 1944 il centro abitato della città fu ridotto ad un cumulo di macerie, sotto le quali venne rinvenuto il Tempio della Dea Fortuna Primigenia, realizzato verso la fine del II sec. a. C., uno dei più maestosi monumenti dell’antichità, alla cui ricostruzione e valorizzazione si dedicò con generoso impegno. L’importante sito archeologico, dopo una lunga campagna di scavo, fu recuperato e inserito tra i beni del Mibac.

 

Angela Maria Guidi Cingolani colse e legò la ricostruzione e la ripartenza della Città anche alla sua valorizzazione culturale.

 

 

Nel 1958 fondò l’Accademia internazionale Giovanni Pierluigi da Palestrina, che presiedette fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1991. Per la sua attività politica fu insignita di una medaglia d’oro al merito che ricevette nell’ambito di una cerimonia organizzata per il suo novantesimo compleanno (1986) dall’allora Sindaco del Paese Nazzareno Dolce. Alla cerimonia partecipò Amintore Fanfani.

 

 

Ricordandone l’opera di Lei Nilde Iotti disse: “Angela Maria Guidi Cingolani è una donna che non andrebbe mai dimenticata!”

 

Non lo fece il cinema che si accorse del suo carisma e a Lei dedicò un film, l’On. Angelina, diretta dal regista Luigi Zampa, il cui ruolo venne magicamente interpretato da Anna Magnani.

 

Oggi, nel 70esimo della prima donna al governo, possiamo dire che Angela Maria Guidi Cingolani è certamente una donna che ha ancora molto da insegnarci, vissuta nel suo tempo senza però rimanerne prigioniera.