Città e vita urbana a misura di disabili

Access City Award 2020 – Concorso a cura della Commissione europea e del Forum europeo delle disabilità

Potrebbe offrire qualche spunto di riflessione alla politica, alle istituzioni e alla stessa  pubblica opinione la notizia dell’attribuzione a Varsavia  (Polonia)  del Premio Access City Award 2020  “per le città a misura di disabili”, che ha ricevuto a titolo di riconoscimento senza oneri l’assegnazione di 150 mila euro. 

Si tratta di un importante riconoscimento che ogni anno – a partire dal 2010 – viene assegnato, previo apposito bando di concorso e selezione dei meriti certificati –  dalla Commissione Europea con la collaborazione del ‘Forum per le persone disabili’ e la “Piattaforma AGE per gli anziani” alle città con più di 50 mila abitanti che abbiano realizzato significativi interventi di adeguamento e innovazione del proprio contesto urbano, infrastrutturale, edilizio e residenziale al fine di migliorarne l’accessibilità e la fruizione da parte delle persone con difficoltà, a partire proprio da quelle disabili e dagli anziani.

La mission dell’iniziativa è di sensibilizzare la sempre più vasta platea di cittadini comunitari ai concreti problemi di spostamento, accesso e utilizzo dei servizi quotidianamente vissuti dalle persone con deficit motori, affinchè possa prender corpo e consistenza la consapevolezza dei condizionamenti di queste oggettive e spesso insormontabili difficoltà e si diffonda una politica di “avvertita attenzione” e “adeguate iniziative” presso i governi centrali e le autorità locali per garantire ai disabili pari opportunità di accesso alla vita delle città e dei contesti metropolitani. Questi sono i principali parametri in base ai quali la Commissione dell’U.E. valuta la pertinenza, la congruenza e la tangibilità dei miglioramenti infrastrutturali adottati o in via di elaborazione: l’ambiente urbano, gli spazi pubblici, i trasporti e le relative infrastrutture, le aree pedonali, l’eliminazione delle barriere architettoniche, l’informazione e la comunicazione (comprese le nuove tecnologie TIC), i progetti di inclusione, le strutture e i servizi, l’accesso al lavoro e allo sport.

Previa selezione delle città partecipanti al bando di concorso indetto dalla Comunità Europea, vengono valutati e graduati i contesti urbani: come detto la vincitrice dell’edizione 2020 è risultata la capitale polacca (con circa 2 milioni di abitanti) perché da almeno un decennio si impegna a fondo per rendere accessibili le strutture urbane alle persone con disabilità e a tutti gli altri utenti. Varsavia ha ottenuto buoni risultati, riuscendo a rendere accessibili alle persone molti servizi e strutture come strade, spazi pubblici ed edifici, mezzi di trasporto come la metropolitana, gli autobus e i treni, i siti web e le informazioni pubbliche dispensate attraverso la rete internet. Per raggiungere questi risultati Varsavia ha istituito un tavolo di ascolto e verifica dei bisogni e delle esigenze dei disabili, costituendo gruppi di lavoro e comitati di controllo. La città di Castelló de la Plana in Spagna è arrivata al secondo posto e ha vinto 120 000 euro, la città di Skellefteå in Svezia è arrivata al terzo posto e ha vinto 80 000 euro.  mentre sono state attribuite 3 menzioni speciali a Evraux  (Francia) “per l’attenzione alle disabilità nascoste”, a Tartu (Estonia) “per l’ascolto dei cittadini e la  fornitura di servizi di assistenza personale” e a La Canea (Grecia) “per l’accessibilità ai trasporti, ai servizi urbani e ai parcheggi per residenti e turisti disabili”. 

Si stima che nell’U.E. una persona su cinque è oggi affetta da disabilità (si tratta di ben 120 milioni di cittadini) mentre un terzo degli ultrasettantacinquenni accusa deficit neuro-motori che ne limitano la qualità della vita: per questi motivi Josè M. Barroso – quando era Presidente della Commissione Europea – aveva adottato fin dal 2010 una vera e propria “strategia globale europea” per superare gradualmente (possibilmente proprio entro il corrente anno 2020) le barriere e gli ostacoli (urbanistici, architettonici, infrastrutturali, legislativi, di comunicazione) che impediscono alle persone disabili un accesso paritetico alla vita sociale, a partire dai contesti urbani di vita e di residenzialità. Condizione ineludibile per consentire a tutti di esercitare pienamente i diritti sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite, dai trattati U.E e dalla Carta dei Diritti fondamentali, oltre che dalle rispettive legislazioni nazionali. Abbattere ogni tipo di barriera è in primis un dovere di civiltà, che restituisce piena e paritetica dignità alla persone in vista del superamento di ogni discriminazione fisica e di ogni stigma sociale: tutti gli ostacoli materiali e immateriali che si frappongono a questo principio di eguaglianza e partecipazione devono dunque essere rimossi.  A questi principi sanciti e condivisi a livello di U.E. dovrebbero ispirarsi le politiche nazionali in materia di legislazione sulla disabilità: si tratta di un tema stimolante ed attuale sul quale misurarsi in termini di sostenibile progettualità, dopo il recente avvicendamento ai vertici della Commissione europea , per rimettere (più dei mercati, delle banche e della globalizzazione) la persona e i suoi diritti al centro del dibattito politico.

Proprio a  partire dalle aree urbane e metropolitane del nostro Paese (nel 2016 il primo premio venne attribuito a Milano): il fatto che l’annuale bando dell’U.E.  “per le città a misura di disabili” sia rivolto ai contesti urbani superiori ai 50 mila abitanti potrebbe costituire un’occasione e uno stimolo per restituire al tema della disabilità e del superamento delle barriere edilizie, architettoniche, dei servizi, dei trasporti e della comunicazione la dovuta considerazione, allo scopo di  valutare le idee – e loro fattibilità-  di chi ha modelli di integrazione e inclusione sociale da proporre. 

La pandemia Covid-19 ha esasperato gli elementi di criticità già presenti nella vasta area delle disabilità: si tratta di un tema spesso marginalizzato a mero corollario statistico, troppo spesso le difficoltà di movimento e allo stesso tempo di inserimento e inclusione negli spazi urbani costituiscono una difficoltà insormontabile per i soggetti portatori di disabilità e fragilità.

Per questo motivo, valutata anche la particolare contingenza delle difficoltà acuite dalla pandemia, dovrebbe invece essere proprio questa una delle priorità da considerare da parte dei Governi nazionali per un mirato e proficuo utilizzo del Recovery Fund.