Cleopatra e la pantera. Come è andato il confronto parlamentare tra Meloni e Schlein?

Nel corso del question time, le due leader dei maggiori partiti si sono solo “annusate”. CI vorranno altri confronti per capire quali sono i punti di contatto e quelli veramente divisivi. Nel frattempo però un punto lo hanno messo a segno: si sono prese la scena politica.

Non potevano essere più diverse per formazione politica e stile oratorio. Il primo duello si consuma nei 10 minuti del question time di un mercoledì d’aula della Camera dei Deputati. Si confrontano su un tema che è economico, sociale e politico insieme: il precariato nel lavoro e i congedi parentali.

Eletta la Schlein, oltre agli auguri di rito, la Meloni aveva inoltrato ai media e alla diretta interessata il messaggio circa il fatto che si sarebbe aspettata una opposizione durissima. Per ora la Schlein sta prendendo le misure sul proprio stile da leader del maggior partito di opposizione. Ha fatto poca pratica in piazza laddove l’altra viene da comizi su comizi e ha una parlantina veloce supportata da un tono di voce alto e profondo. Invece la Schlein ha un tono più mite, voce più alta e atteggiamento ancora da “prima della classe”. E difatti così si muove. Argomenta con numeri e dati statistici, nella tradizione della scuola bolognese della sinistra prodiana, la situazione del lavoro degli italiani che non hanno tutele contrattuali e sono condannati nelle gabbie del precariato a vita. Chiede una legge per il salario minimo e l’estensione del congedo parentale per entrambi i genitori in contemporanea e per un periodo più lungo. Si accalora sulla questione dello status dei bambini adottati nelle famiglie gay, parla di principi generali e di diritti per tutti.

Nella replica, Meloni procede sicura con il solo ragionamento per argomenti politici, senza citare mai un solo numero. Ha una visione pragmatica delle cose (ama spesso precisare questo aspetto del suo essere politico) e quindi ripete la sua contrarietà al salario minimo per legge, concede la possibile estensione della contrattazione collettiva nei settori lavorativi dove non è presente, argomenta che la soluzione alla “esiguità” della retribuzione (lo chiamavamo una volta un salario da fame) va ricercata partendo dalla detassazione del lavoro, e chiude sui congedi parentali con un possibile dialogo (qui l’esperienza familiare di madre ha giocato la sua parte). Con buona pace della Schlein la risposta è un no secco e un vedremo. Niente sconti o punti a favore per la Schlein, semmai un “chiedimi un incontro e ci parliamo”. Nel linguaggio politico è un modus operandi della politica al maschile che vede il confronto pubblico e la composizione delle controversie politiche per la soluzione in un momento diverso più privato.

La Schlein non coglie l’assist e procede con la linea di attacco, senza lasciare il tono da reprimenda che caratterizza una certa sinistra. Anzi per il Governo Meloni trova tre aggettivi tutti molto duri: incapacità, approssimazione e insensibilità. Quest’ultimo aggettivo è quello che in realtà colpisce Meloni perché tocca le corde sull’umanità che sono da sempre un nervo scoperto. La destra di Fratelli d’Italia ha una forte pancia sociale da cui proviene la stessa Meloni che mal si concilia con l’insensibilità nei confronti del Paese e delle persone. Pur al Governo, Meloni non abbandona il ruolo di “madre” con tutto il bagaglio di sentimenti e di comprensione/compassione che accompagna il ruolo. Basta ricordare la frase a mezza bocca a fine conferenza stampa a Cutro…“io ci andrei subito”. Ma è anche una partita tra donne e il colpo basso se così lo possiamo definire non poteva che essere sulla sfera delle emozioni/umanità. Ne vedremo degli altri e sarà una novità del linguaggio politico che l’essere un politico donna apporta al sistema stesso.

Chiusi in quei 10 minuti del question time, le due leader dei maggiori partiti del Paese si sono solo “annusate” per la forza delle argomentazioni e per lo stile. Ci vorranno altri confronti per capire quali sono i punti di contatto e quelli veramente divisivi al di là delle ideologie politiche che differenziano i rispettivi partiti. Nel frattempo però un punto lo hanno messo a segno. Insieme. Senza tante formalità si sono prese la scena politica e i media. Basta fare un confronto tra Meloni e Letta per capire quanto la scena sia cambiata. Una leonessa e una giovane pantera. Si vedrà.