Il tema della tutela e promozione dei corpi intermedi è forse l’aspetto fondamentale su cui concentrare prioritariamente i nostri sforzi. Si dice che dalla salute dei corpi intermedi si misuri il grado di maturità di una democrazia. Le patologie che hanno aggredito nel corso degli anni questa parte fondamentale della nostra democrazia sono probabilmente tra le maggiori cause della nascita dell’antipolitica. Credo quindi che proprio dai corpi intermedi occorra ripartire.

Di seguito riportiamo un’ampio stralcio dell’intervento svolto domenica 3 aprile al convegno di Viterbo su “Con le lenti di Alcide De Gasperi”.  

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L’approfondimento storico e culturale di cui abbiamo goduto grazie a tutti gli interventi di questi giorni, oltre che essere un arricchimento, per quanto mi riguarda, è molto prezioso. Ha il merito di avere evidenziato la grandezza della eredità lasciataci dalla vita e dalle opere di Alcide De Gasperi.

Ma…c’è un ma.

Perché questa enorme eredità genera come conseguenza un’altrettanto importante responsabilità in capo a noi, che al suo magistero ci vogliamo ispirare. La responsabilità di declinare al futuro quanto ha trasmesso. Non mi addentrerò pertanto in analisi storiche o culturali sulla vita di De Gasperi: non ho le competenze specifiche degli studiosi che sono intervenuti questi giorni, ma voglio provare invece a trarre da questo immenso patrimonio alcuni spunti che credo possano essere utili alla nostra attività e al nostro impegno quotidiano.

E per fare ciò mi viene in aiuto la recente esperienza che come Rete Bianca abbiamo vissuto in occasione delle scorse elezioni amministrative nel comune di Bologna. Come immagino molti di voi sapranno, il territorio bolognese è storicamente e pervasivamente presidiato da una forte presenza di una cultura politica che non è propriamente la nostra. Chiaramente sto parlando della cultura di sinistra, una sinistra di governo storicamente nota per essere fautrice di “buon governo”. Una sinistra che, d’altra parte, ha anche manifestato in passato e a fasi alterne il difetto di una tendenza a sentirsi autosufficiente.

In questa tornata elettorale, invece, si è aperto un confronto con i vertici locali del partito e con il candidato sindaco mesi prima dell’appuntamento elettorale. Non è stato quindi un esperimento estemporaneo. Si è trattato invece di un confronto che si è fatto progetto: un progetto frutto di un ragionamento politico congiunto. Un progetto che ha portato ad una candidatura indipendente nella lista del Pd. Un progetto che ha trovato convergenza su alcune tematiche ed alcune istanze che sono proprie del nostro mondo e su cui abbiamo basato la nostra campagna elettorale. Istanze che sono state racchiuse in tre parole chiave: #comunità #solidarietà #sussidiarietà.

La prima: la comunità è al centro dei nostri sforzi e del nostro impegno. Un impegno che deve mirare a promuovere senso di partecipazione di ognuno di noi a qualcosa di plurale ed in netta contrapposizione a quell’esasperato individualismo che vediamo purtroppo avanzare in molte situazioni e che ha inquinato molte dinamiche sociali. E qui si arriva alla seconda parola chiave: solidarietà. Una comunità se non è solidale semplicemente non è. Una comunità deve assumersi il compito di tutelare i più fragili. In una comunità ognuno si prende cura dell’altro. Infine la sussidiarietà, concetto che abbiamo declinato nella sua accezione più moderna di sussidiarietà circolare e con cui abbiamo inteso riassumere una visione di funzionamento virtuoso della società, proprio in quanto basato sulla corretto funzionamento e coinvolgimento dei corpi e degli organi di governo intermedi.

Il tema della tutela e promozione dei corpi intermedi è forse l’aspetto fondamentale su cui concentrare prioritariamente i nostri sforzi. Si dice che dalla salute dei corpi intermedi si misuri il grado di maturità di una democrazia. Le patologie che hanno aggredito nel corso degli anni questa parte fondamentale della nostra democrazia sono probabilmente tra le maggiori cause della nascita dell’antipolitica. Credo quindi che proprio dai corpi intermedi occorra ripartire.

Infatti, se la cura dei corpi intermedi è fatta correttamente, sarà anche la migliore medicina contro l’altra grande malattia di cui soffre il nostro paese, ovvero l’alto tasso di astensionismo. Un cittadino, un partecipante alla comunità, che percepisce un livello di governo efficiente e allo stesso tempo vicino a sé, sarà inevitabilmente più coinvolto e consapevole che il suo voto e la sua partecipazione non è irrilevante.

Questa è a mio avviso la priorità da perseguire proprio per contrastare, come si diceva, l’antipolitica e i populismi. E uso il plurale volutamente in quanto francamente credo che il populismo più pericoloso sia non tanto, o meglio, non solo quello becero e sguaiato che tutti abbiamo presente, quanto piuttosto il cosiddetto “populismo di Palazzo” o “populismo gentile” (che poi tanto gentile non è). E quindi si dovrà avere il coraggio di dire un No convinto e determinato a chi

  • quando è stato al governo ha massacrato (sottolineo “massacrato”) senza nemmeno un progetto organico di transizione, corpi e organi di governo intermedi come per esempio le province, ma non solo.
  • oppure a chi, con violenza verbale (tipo “un lanciafiamme in direzione”) ha dimostrato di essere a digiuno dei fondamentali della nostra cultura politica, nonostante affermasse di ispirarsene.

Chiudo quindi con un invito a tutti.

Sembra retorica, ma purtroppo non lo è: oggi effettivamente siamo in una fase storica spartiacque per il futuro del nostro Paese oltre che per quello internazionale. L’invito è quello di attivarci, mobilitarci, ognuno nel proprio ambito e con le proprie competenze, tenendo ben presente le idee ricostruttive che sono state illustrate in questo nostro incontro. E di farlo praticando l’equilibrio e non l’equilibrismo.