A parlare di elezioni anticipate sono rimasti Enrico Letta e Alessandro Di Battista, Nemmeno il centrodestra insiste, salvo concedere alla Meloni il diritto di evocarne la bellezza. L’inizitiva di Mattarella, con l’affidamento di un incarico esplorativo al Presidente della Camera, Roberto Fico, rimette al centro del confronto l’esigenza di assicurare al Paese un governo suffragato da una maggioranza ben identicabile. Per questo, esaurite le manovre con i “responsabili” e la fatwa contro Renzi, occorre verificare se è realistica la ricomposizione del fronte giallorosso. I tempi stringono.

Conte ha sbagliato a traccheggiare a lungo, come pure il Pd a fargli da mosca cocchiera in uno slancio di ingraismo tardivo, dove ancora s’indovina, nel modello d’azione degli ex giovani comunisti, la fantastica miscela di movimentismo ed egemonismo. È sembrato perciò che in nome dell’interesse generale ci fosse un disegno di astuzia partigiana e quindi il tentativo di sfruttare la popolarità del Presidente del Consiglio, con in più la speranzosa concitazione di un ritorno alla sinistra tutta intera e tutta allegra, bella da vedere attraverso il velame di sogni identitari.

Conte ha sbagliato e ora si ritrova a corto di politica, senza una proposta convincente. È lui il leader della riconciliazione, capace cioè d’infrenare la spinta di un Renzi che mostra perlomeno, nella polemica serrata anti contiana, di seguire un lucido disegno? La Ghisleri notava ieri sera che il consenso attorno all’ex sindaco di Firenze, tornato in qualche modo a fare il mestiere del rottamatore, ha ripreso livememente a crescere. Certo, anche per il capo di Italia Viva è difficile sfuggire alla morsa della responsabilità, e dunque all’imperativo di tradurre in una soluzione positiva la tumultuosa offensiva sul governo.

Il quesito più semplice è capire se l’accordo può passare attraverso il reincarico a Conte, per addivenire a una rinnovata collaborazione tra tutte le componenti della precedente maggioranza (emulsionata dal prezioso contributo degli europeisti di Riccardo Conte, il Sivori dello squadrone giallorosso). In realtà, l’indebolimento dell’avvocato del popolo è tangibile. Il nuovo corso della politica americana fa intendere che “Giuseppi” non è più essenziale. Dalle stanze del Vaticano non parte alcun messaggio di attenzione, né di garbata solidarietà. La Confindustria e i sindacati guardano già avanti, anzi guardano altrove. Siamo probabilmente ai titoli di coda di un film che a riguardo non conosce un lieto fine.

Bisogna stare in allerta, Fico non è solo un esploratore.