Controllare, cosa significa in concreto? Alla responsabilità dei cittadini deve far seguito una ‘regola’ delle istituzioni. Serve la politica.

I controlli consentono di discriminare i corrotti dai corretti e insegnano come prevenire e migliorare. Invece di controllare, in questi anni di furia antipolitica abbiamo solo scambiato il controllo con la denigrazione, umiliando il lavoro di chi fa politica. È il triste lascito di Mani Pulite.

 

Mariapia Garavaglia

 

L’etimologia ci aiuta a inquadrare il pensiero che si vuole esprimere: dal francese contrôler, contre (contro) e rôle (registro), dal latino: rotulus (rotolo). Avere un registro, un rotolo per avere tutto scritto, indica la volontà di verificare.

 

Il controllo è un atto dell’intelligenza che analizza e cerca di capire come si svolge – come si ‘srotola’ – una attività per giudicare se la sua finalità è stata raggiunta e come. Quindi il controllo ci riguarda e si manifesta soprattutto quando si rivolge a fatti che toccano la vita comunitaria. Il controllo più importante, efficace e delicato è pilastro della democrazia. È il controllo dei cittadini sul funzionamento delle istituzioni e sulla attività dei propri rappresentanti.

 

Ma attualmente il dibattito verte sulla crisi della democrazia rappresentativa. Mi sento come chi si chiede se sia nato prima l’uovo o la gallina. Infatti la partecipazione politica è ai minimi storici, l’assenteismo alle urne è in continua crescita, la reputazione dei politici inficiata da pregiudizi volutamente divulgati. Un partito che è ancora maggioritario in Parlamento, in forza del successo elettorale del 2018 è nato sull’assunto di una denigrazione generale dei meccanismi della democrazia: “vaffa”, uno vale uno, democrazia diretta con votazioni a clic, qualsiasi sia il numero dei votanti, ecc. Non è attribuibile solo a quel partito l’attuale condizione della apatia, quando non disprezzo, nei riguardi dei politici: qualche cosa deve esserci stato all’origine.

 

Con la stagione di Mani pulite si è avviata una continua delegittimazione della politica, perché i messaggi alla opinione pubblica erano indiscriminati, senza distinzione fra corrotti e politici onesti, leali e competenti. Più facile fare di ogni erba un fascio. Si dimenticò la stagione in cui i politici furono vittime della furia terroristica. “Sono tutti uguali” è una offesa inaccettabile perché mai si dovrebbe usare un giudizio senza appello verso qualsiasi cittadino: tutti evasori, tutti disonesti? È stato un modo per allontanare soprattutto i giovani. Il “vaffa” di Grillo fu preparato da anni di propaganda, anche di grandi quotidiani nazionali e talk show televisivi, affidando a famosi giornalisti di scovare le poche sacche di privilegio e le malefatte di qualche politico ad ogni livello, dai sindaci e consiglieri regionali fino a parlamentari e ministri.

 

Quanto sarebbe stato più utile al Paese fare pulizia e chiarezza attraverso gli organi deputati al controllo. Il nostro è un Paese che non ama i controlli…Il controllo ha valenza giuridica, tecnica, etica. Il crollo del Ponte Morandi ne offre una concreta evidenza, perché l’assenza di controlli e di manutenzione hanno causato morti e illeciti guadagni per i concessionari. Le istituzioni che sottoscrivono concessioni – Rai, grandi infrastrutture, servizi – quindi hanno l’obbligo giuridico e morale di offrire la massima garanzia in qualità e funzionalità. Ovviamente è previa una continua manutenzione perché, come si suol dire, prevenire costa meno che aggiustare. Anche le convenzioni, da quella dei medici di medicina generale a quelle dei farmacisti, delle strutture sanitarie private, ecc. devono poter essere utilizzate dai cittadini con la più trasparente modalità di accesso e, quando serve di pagamento.

 

Che dire dei mancati controlli riguardo la nostra casa comune, la città? Se la manutenzione delle strade, dei giardini, degli edifici pubblici, delle case popolari e di ogni struttura di pubblica utilità fossero continuamente manutenuti come diverso sarebbe il decoro della nostra vita pubblica. Anche ai cittadini tocca rispettare i beni comuni perché ciò che è pubblico non è di nessuno ma di ciascuno! Ma è difficile comportarsi adeguatamente se l’esempio non viene dall’alto. Probabilmente sarebbe uno stipendio ben programmato nel bilancio comunale quello dedicato a figure che potremmo assimilare ai maître d’hotel: la persona che “butta gli occhi” sulle attività, sul personale e sui dettagli. Il ‘direttore’ della città vedrebbe le buche delle strade, i cordoli dei marciapiedi dissestati, i semafori che non funzionano oppure piegati per qualche incidente, i lampioni con le lampadine fulminate, l’accumulo di rifiuti al di fuori degli spazi dedicati, ecc.

 

Un sogno? Piuttosto la buona creanza o se vogliamo il galateo delle pubbliche istituzioni, dei suoi dirigenti ed anche, se non soprattutto dei cittadini ai quali pure tocca la responsabilità dei controlli. Questa sarebbe una forma di partecipazione alla vita comunitaria che arricchisce il senso di appartenenza e valorizza la democrazia. Il controllo della sicurezza nella casa comune però non può essere affidato ai cittadini. Da anni si progettano vigili di quartiere, ‘ronde’ legittime con la presenza continuativa e diversificata delle diverse forze dell’ordine, ma non si è dato sufficiente seguito e si continua con la litania “si dovrebbe, di potrebbe…”. Rispondere alle segnalazioni dei cittadini, senza nascondersi dietro a risposte offensive “non tocca a me, non è mia competenza”, significa conquistare la fiducia verso le istituzioni e ridurre e semplificare le procedure. Mai come in questo periodo abbiamo imparato che non si può fare a meno gli uni degli altri.

 

I controlli consentono di discriminare i corrotti dai corretti e insegnano come prevenire e migliorare. Sanzionare pesantemente le guardie carcerarie che tradiscono il loro ruolo significa difendere tutti quegli operatori che si comportano con diligenza e onore. Il controllo più impegnativo, che ci verrebbe imposto dalla tecnologia informatica, sembra essere anche il più sfuggente e delicato quanto ai canoni della democrazia. Ciò che affidiamo a internet navigherà senza confini e per sempre. Si vorrà e potrà controllare? Ma questo è un altro discorso.