Gentile Direttore,

Ho letto con interesse, ma anche un poco di stupore, l’articolo di Pierluigi Moriconi su il Domani d’Italia del 24 Ottobre (https://ildomaniditalia.eu/di-fronte-alla-rivoluzione-di-papa-francesco-lipotesi-di-zamagni-non-regge/) in merito alle implicazioni politiche dei recenti interventi di Papa Francesco, in particolare l’encliclica “Fratelli tutti” e il documentario “Francesco” del regista russo Evgeny Afineevsky uscito il 21 Ottobre. Moriconi deriva da questi interventi una critica a chi, come Zamagni ma non solo, sta lavorando per creare “partitini dei cattolici dello ‘zero virgola’” con “copertura ideologica” e “strapuntino identitario che perde di vista il bene comune, perché divisivo.”

Il mio interesse per l’articolo è relativo al fatto che convidivo pienamente il giudizio sulla portata storico-politica – in Italia, come all’estero – del pontificato di Papa Francesco che “‘supera’ a destra, a sinistra, al centro, tutti.” E non potrebbe essere altrimenti, Deo Gratias, in quanto non penso a Gesù Cristo avesse potuto – né possa ancora – interessare molto delle categorizzazioni politiche di 2000 anni dopo.

Il mio stupore deriva invece dalla superficialità con cui Moriconi – in ricca compagnia con buona parte del giornalismo italiano e internazionale, incluso testate di stampo cattolico – sceglie, tra tutti i densissimi passaggi degli interventi del Pontefice, l’unica citazione incorretta (manipolata, oserei dire) per supportare la sua critica e considerazione politica. La citazione è:

“Gli omosessuali hanno diritto a essere parte della famiglia. Sono figli di Dio e hanno il diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere respinto, o emarginato a causa di questo. Quello che dobbiamo fare è una legge per le unioni civili. Hanno il diritto di essere coperti legalmente. Mi sono battuto per questo.”

Questa citazione, è sotto gli occhi di tutti, ha generato una certa tempesta mediatica un pò ovunque sui social media e testate giornalistiche. Moriconi parla addirittura di come “la forza dirompente di queste parole [sia] facilmente comprensibile.” In aggiunta, offre un giudizio abbastanza netto sulla spiegazione offerta da Mons. Bruno Forte, Vescovo di Chieti-Vasto – teologo e importante figura a fianco del Papa nei lavori sul Sinodo della Famiglia, – liquidandola come tentato “innacquamento alleggeritore.” https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/10/21/mons.forte-il-papa-distingue-diritti-e-famiglia_0e25521e-46a9-44fa-a7be-20abdff77a0a.html

Caro Direttore, ci si fosse fermati ad una tempesta mediatica, non mi sarei peritato di mandarle questo commentario perché penso che il giornalismo da clickbait non meriti di perdere tempo. Non c’è gran che di valore da trattenere, solo rumore. E non mi riferisco certamente all’articolo di Moriconi. Purtroppo, questa citazione ha generato e continua a generare grande confusione tra i cattolici in relazione ad alcuni passaggi sui diritti civili per le persone omosessuali. Confusione a cui, invece, l’articolo di Moriconi rischia di contribuire di rimbalzo. E, da cattolico, penso sia importante vagliare tali parole con attenzione per alimentare “la fiamma del dibattito” su basi di verità, quanto meno informativa.

Questa verità richiede tre cose: il richiamo alle fonti originali degli interventi del Santo Padre, correttezza nel riportare quanto detto, e contestualizzazione storico-dottrinale.

  1. Le fonti degli interventi del Santo Padre

Il documentario di Afineevsky prende a prestito la citazione riportata da Moriconi da un’intervista concessa da Papa Francesco alla giornalista messicana Valentina Alazraki nel Maggio 2019. La data basterebbe da sola a classificare come ‘non-notizia’ l’intervento di Papa Francesco. Questo intervento, peraltro, riprendeva posizioni già espresse (e rilanciate dai media) negli anni passati. L’intervista video quasi completa è disponibile qui: https://www.youtube.com/watch?v=VOcLWcW6Elw&ab_channel=NoticierosTelevisa. Il minutaggio di interesse è tra 55.50-1.00.05. La versione trascritta è disponibile qui: https://www.vaticannews.va/es/papa/news/2019-05/papa-francisco-entrevista-televisa-mexico-migrantes-feminicidio.html. Sottolineo l’espressione quasi completa in quanto sia nella versione video che nella trascrizione la frase “Quello che dobbiamo fare è una legge per le unioni civili. Hanno il diritto di essere coperti legalmente. Mi sono battuto per questo” è stata tagliata, come chiunque può ben notare, al minuto 1.00.01. Il Fatto Quotidiano ipotizza che questo taglio sia stato effettuato come censura vaticana di “frasi rivoluzionarie tagliate ad hoc” (https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/22/papa-francesco-e-lapertura-sulle-unioni-civili-la-censura-operata-dal-vaticano-e-le-frasi-rivoluzionarie-di-bergoglio-tagliate-ad-hoc/5976100/ ), ma una spiegazione plausibile alternativa potrebbe essere l’aver voluto evitare, da parte dei responsabili stampa vaticani, di generare confusione con una frase estrapolata dal contesto. Tornerò su questo aspetto nel terzo punto.

  1. Correttezza nel riportare quanto detto.

Si possono fare almeno due rilievi su questo. Innanzitutto, il video rilanciato sui media in questi giorni (https://video.corriere.it/cronaca/papa-francesco-parole-gay-unioni-civili-ecco-cosa-ha-detto-video/a0e631a6-1436-11eb-945d-f4469a203703) riporta la citazione come se fosse un unico passaggio della stessa risposta. In realtà, si tratta di un abile (professionalmente parlando) montaggio, in cui la prima affermazione sul ‘diritto ad una famiglia’ viene attaccato alla seconda sulle ‘unioni civili’ tramite spezzoni visuali di religiosi in preghiera non presenti nell’intervista originale. In realtà, le due affermazioni sono estratte da due risposte a domande diverse. In secondo luogo, le traduzioni dall’originale spagnolo sono incorrette, vien da pensare intenzionalmente, in quanto spesso basta una parola o virgola per cambiare il senso di un discorso. Il mix di montaggio ad arte e traduzione incorretta porta a pretendere che Papa Francesco abbia collegato esplicitamente il tema della famiglia con quello delle ‘unioni civili’, stravolgendo il senso del suo discorso.

Il testo originale della prima affermazione è il seguente (minutaggio 55.50):

“Si nos convenciéramos que son hijos de Dios la cosa cambiaría bastante. Mi hicieron una pregunta en un vuelo – después me dio rabia, me dio rabia por cómo la transmitió un medio – sobre la integración familiar de las personas con orientación homosexual, y yo dije: las personas homosexuales tienen derecho a estar en la familia, las personas con una orientación homosexual tienen derecho a estar en la familia y los padres tienen derecho a reconocer ese hijo como homosexual, esa hija como homosexual. No se puede echar de la familia a nadie ni hacer la vida imposible por esa…”

Traduzione ed enfasi personale: “Se ci convincessimo che sono figli di Dio la cosa cambierebbe decisamente. Mi hanno fatto una domanda su un volo – poi mi ha fatto arrabbiare come è stata riportata nei media – sull’integrazione familiare delle persone con orientamento omosessuale. E io ho detto: le persone con orientamento omosessuale hanno diritto a stare in famiglia, le persone con orientamento omosessuale hanno diritto a stare in famiglia e i padri hanno diritto a riconoscere i figli come omosessuali, le figlie come omosessuali. Nessuno deve essere rigettato in famiglia né gli si può rendere la vita impossibile per questo…”

Questa risposta segue un flusso di conversazione in cui il Papa esprime il suo pensiero sui poveri, immigrati, e divorziati a partire dall’enciclica Amoris Laetizia con passaggi – mia traduzione, si veda l’originale in spagnolo – in cui afferma “Però sono tutti figli di Dio, siamo tutti figli di Dio. Tutti. Io non posso scartare niente […] È un cammino, apro un cammino […] È un processo di integrazione nella Chiesa.” Al riguardo, ritengo che il pensiero del Santo Padre sia condivisibile senza alcuna necessità di polemica. Si noti, però, la traduzione incorretta sui media italiani in cui il “diritto a stare in famiglia” (“derecho a estar en la familia”) è stato spesso e volentieri riportato come “diritto alla/ad una famiglia.” I due concetti sono solo apparentemente simili, ma hanno risvolti completamente diversi tanto più se uniti all’affermazione sulle ‘unioni civili.’

Peraltro, nella seconda parte della risposta alla stessa domanda, Papa Franscesco prosegue lamentandosi dei media che avrebbero riportato il suo suggerimento ai genitori di mandare i figli adolescenti da un professionista come un invito a mandarli dallo “psichiatra” e concludendo che la sua affermazione sul “diritto ad una famiglia” (con il senso di cui sopra) non vuol dire approvare gli atti omosessuali. Qui l’estratto originale:

“Otra cosa es – dije – cuando se ven algunos signos en los chicos que están creciendo y ahí mandarlos… tendría que haber dicho ‘profesional’, me salió ‘psiquiatra’. Quise decir un profesional porque a veces hay signos en la adolescencia o pre adolescencia que no saben si son de una tendencia homosexual o es que la glándula timo no se atrofió a tiempo, vaya a saber, mil cosas ¿no? Entonces un profesional. Título de ese diario: “El Papa manda a los homosexuales al psiquiatra”. ¡No es verdad! Me hicieron esa misma pregunta otra vez y yo la repetí: ‘Son hijos de Dios, tienen derecho a una familia, y tal”. Otra cosa es… Y expliqué: me equivoqué en aquella palabra, pero quise decir esto. ‘cuando notan algo ra….’ “Ah es raro…”. No, no es raro. Algo que es fuera de lo común. O sea, no tomar una palabrita para anular el contexto. Ahí, lo que dice es ‘tiene derecho a una familia’. Y eso no quiere decir aprobar los actos homosexuales, ni mucho menos.”

Il testo della seconda affermazione sulle ‘unioni civili’ è invece parte di uno scambio con la giornalista relativo alla sua opposizione all’introduzione del matrimonio omosessuale da parte del Presidente Kirchner in Argentina nel 2010 (mia traduzione e enfasi):

“Domanda: Papa Francisco, hay algo que me llama la atención un poco. Conocidos suyos de cuando usted vivía en la Argentina, dicen que usted era conservador para usar siempre categorías, digamos así, en la doctrina.

Risposta: Soy conservador.

Domanda: Usted hizo toda una batalla sobre los matrimonios igualitarios, de parejas del mismo sexo en Argentina. Y luego como que dijo que dicen que llegó aquí, lo eligieron Papa y parecía como mucho más liberal de los que era en Argentina. Usted se reconoce en esta descripción que hace algunas personas que lo conocieron antes, o fue la gracia del Espiritu Santo que le dió más…

Risposta (ride): La gracia del Espíritu Santo existe ciertamente. Yo siempre defendí la doctrina. Y es curioso, en la ley de matrimonio homosexual……… es una incongruencia hablar de matrimonio homosexual. [PASSAGGIO TAGLIATO Lo que tenemos que hacer es una ley de convivencia civil. Tienen derecho a estar cubiertos legalmente. Yo defendí eso]”

Il Papa, cioè, dopo aver affermato di essere “un conservatore,” spiega che “ho sempre difeso la dottrina. È strano, la legge sul matrimonio omosessuale… è assurdo parlare di matrimonio omosessuale. Quello che dovremmo fare è una legge di convivenza civile. Hanno il diritto ad essere coperti legalmente. Ho difeso questo.”

Come forse qualche politico cattolico ricorderà, l’espressione legge o diritto di ‘convivenza civile’ piuttosto che richiamare le ‘unioni civili’ introdotte con la legge a firma Cirinnà, risuona molto più vicina alle posizioni espresse più volte in passato da Lei, Direttore, o anche al disegno di legge proposto dal centrodestra a firma Giovanardi sul “contratto di convivenza e solidarietà” nel 2013. Le date non sono, penso, casuali. Di nuovo, la traduzione ‘unioni civili’ – con significato ben preciso nell’ordinamento italiano – collegata con montaggio alla traduzione ‘diritto alla/ad una famiglia’ è non solo incorretta, ma anche fonte di confusione, presumibilmente intenzionale.

  1. Contestualizzazione storico-dottrinale.

Lungi da me ripercorrere l’intero pensiero del Pontefice o della Dottrina della Chiesa in questa sede. Ritengo però utile contestualizzare quanto detto all’interno della visione politica (in senso ampio) dell’Arcivescovo Bergoglio nel 2010 in Argentina. Questa contestualizzazione può infatti offrire un quadro più chiaro del perché il Papa abbia affermato enfaticamente nell’intervista “ho difeso questo” in riferimento alla ‘ley de convivencia civile’.

Le fonti sono plurime, ma forse il resoconto più completo ed esplicito della posizione dell’Arcivescovo Bergoglio è quella riportata dal suo biografo Austin Ivereigh nel libro “The Great Reformer: Francis and the making of a radical Pope,” tradotto in italiano come “Tempo di misericordia: Vita di Jorge Mario Bergoglio” (Mondadori, 2014).

In questo libro, il biografo britannico ricostruisce in maniera meticolosa il pensiero bergogliano nel 2010. Le pagine originali di Ivereigh sono disponibili tramite lui stesso (tweet: https://twitter.com/austeni/status/1318947347074875398; dropbox: https://www.dropbox.com/s/n39ub4d9xan0dfy/Card%20Bergoglio%20%26%202010%20same%20sex%20marriage%20bill.pdf?dl=0 ). I virgolettati seguenti sono una mia traduzione dall’originale inglese. Questi i punti salienti dal testo:

  • Il biografo spiega come nel 2010, di fronte alla battaglia politica – tatticamente polarizzante – per introdurre il matrimonio omosessuale da parte della Presidente Kirchner e del suo vice (il marito), Bergoglio si oppose in maniera dura contro qualunque tentativo di modificare la definizione legale del matrimonio. Nel 2003, invece, il futuro Papa non aveva avuto grosse obiezioni sull’introduzione di una legge sulla convivenza civile (‘civil union law’ nell’originale inglese, ma ‘ley de convivencia civile’ in spagnolo) limitata a Buenos Aires e indipendente dal genere e orientamento sessuale. Nel 2009, aveva invece scritto una lettera aperta con critiche e toni forti al sindaco di Buenos Aires Mauricio Macri in merito alla sua mancata opposizione al tentativo di un giudice locale di riconoscere il matrimonio di coppie dello stesso sesso.
  • All’incontro dei vescovi argentini nella primavera 2010, l’arcivescovo e presidente Bergoglio suggerì – secondo Ivereigh – di spingere la ley de convivencia civile sia da un punto di vista di “diritto che in maniera strategicamente intelligente, avvertendoli che se si fossero semplicemente opposti alla legge (senza proporre un’alternativa adeguata sui diritti civili per gli omosessuali) avrebbero fatto il gioco dei Kirchner e reso la legge sul matrimonio omosessuale più probabile.” In pratica, i vescovi approvarono un documento in cui questa proposta di Bergoglio non fu accolta né menzionata. Il 5 maggio la legge sui matrimoni omosessuali fu approvata dalla Camera, con incluso il diritto all’adozione e una ridefinizione del termine ‘matrimonio.’
  • Durante i successivi passaggi parlamentari, Ivereigh ricorda come Bergoglio mobilizzò la diocesi chiedendo a tutti i parroci di leggere nelle chiese il documento dei vescovi l’8 luglio. Il giorno dopo, però, una lettera privata di Bergoglio ad alcune suore carmelitane sue amiche in un convento locale fu pubblicata, riportando espressioni forti sul tema quali “un forte attacco alla legge di Dio”, “un tentativo del padre dell’inganno di confondere e raggirare i figli di Dio.” In questa lettera, l’arcivescovo chiedeva alle suore costante preghiera per “proteggerci dall’incantesimo di così tanto sofismo da parte di coloro che supportano la legge che ha confuso e raggirato anche quelli di buona volontà.” Secondo alcuni commentatori – anche italiani, come Sandro Magister (https://cronicasdepapafrancisco.com/2016/01/20/argentina-2010-come-bergoglio-capitano-e-perse-la-battaglia-sul-matrimonio-gay/) – la pubblicazione della lettera ottenne il risultato opposto e polarizzò ulteriormente la battaglia al Senato. Il Presidente Kirchner dichiarò che era ora per l’Argentina “di lasciarsi alle spalle una volta per tutte prospettive oscurantiste e discriminatorie.”
  • Il 15 luglio al Senato – continua il biografo – si scontrarono tre gruppi: uno in favore della ridefinizione del matrimonio, uno in opposizione alla legge, e uno in favore di una soluzione simile ai pacte civil francesi con l’aggiunta del diritto all’adozione. La leader del fronte di opposizione, la Senatrice Liliana Negre de Alonso, appartenente all’Opus Dei, concordò con il favore di Bergoglio un compromesso con il terzo gruppo in favore di una ley de convivencia civile, senza il diritto all’adozione. Ma Kirchner e il suo gruppo usarono la lettera privata alle suore come attacco per esacerbare la discussione e per portare ad un voto secco sulla proposta del governo. Tale proposta passò per sei voti, al grido di “Abbiamo sconfitto Bergoglio!” da parte dei gruppo vincitore.

Direttore, spero che questa disanima possa essere utile e di interesse a riportare una (non-)notizia in maniera corretta e veritiera. Il Santo Padre ha certamente una sensibilità personale influenzata – come tutti noi – dalla sua personale esperienza in Argentina e mostra anche certi angoli e aspetti caratteriali che possono essere di maggiore o minore attrattività per questo o quel (gruppo) cattolico. Certamente non parla ex cathedra quando si esprime in interviste televisive. Si potrebbe pure osservare, come forse in Vaticano rimanga ancora troppo fumo – nonostante i problemi durante il pontificato di Benedetto XVI – e sia deprecabile l’ennesimo inciampo dovuto ad una comunicazione complessivamente poco precisa che neppure sembra essersi accorta del taglio effettuato all’interno del documentario.

Penso, però, che vi possano essere pochi dubbi, sul fatto che Papa Francesco continui ad indicare – come la gran parte dei suoi precedessori e certamente i più recenti, – “in modo sufficientemente chiaro la direzione” e l’importanza per i politici cattolici di lavorare fraternamente fra di loro e insieme a tutti coloro che hanno buona volontà per “lievitare e insaporire la pasta della politica che ne ha profondo e urgente bisogno.” Passaggi su cui sono d’accordo cordialmente con Moriconi.

Un caro saluto