Cosa insegna il caso del Maresciallo Rega

Come sempre accade, in questi giorni di calura estiva, deflagrano numerosi casi di cronaca nera che appassionano la stampa e l’opinione pubblica, come non avviene in altri periodi dell’anno. Se uno seguisse i pensieri popolari, il tutto è dovuto al fatto che con il caldo emergono tante di quelle negatività…ma lasciamo da parte le diavolerie metropolitane, quelle sono di attinenza degli sciamani della nostra società; in questi giorni, vi è un fatto di cronaca che si rivela di una emotività senza eguali. Una emotività gonfia, assai più grande di un fiume in piena, di rabbia, pianto e rancore. La morte del vicemaresciallo Mario Cerciello Rega è una di queste.

Il barbaro omicidio di un uomo, prima ancora di un carabiniere, avvenuto per mano di due sciacalli per mezzo di undici coltellate, inferte in una calda e quasi rovente estate romana, rende tutti “sul pezzo”, dai professionisti del mestiere giornalistico, ovviamente, al lettore più lontano, normalmente, dai casi di nera giudiziaria. Uniti dal sensazionalismo più spregiudicato.
Alcuni caratteristiche degli “attori” del tragico evento, come quelle che i presunti assassini siano studenti americani, a “ruota di droga”, e che il deceduto si era appena sposato, e per di più benvoluto da tutti, non fanno altro che aumentare il fuoco la dove non dovrebbe essere presente nessuna miccia. Come se non  bastasse l’odio sociale che attanaglia da diversi anni la nostra società. Ma tant’è che la giostra mediatica è partita. Come l’avventura della navicella spaziale Soyuz, che annovera tra gli altri il nostro astronauta Luca Parmitano, nel suo viaggio eccezionale alla conquista dei circa duecento esperimenti sulla microgravità; con la differenza che la missione Beyond è tutta scienza ed innovazione, la centrifuga umana del carabiniere ucciso è pura malvagità umana, il peggio di ciò che riusciamo a produrre nella nostra malata società. Un società liquida che si preoccupa del  bendaggio di uno dei due indagati, del fatto che il deceduto è un carabiniere e per assioma intravede, forse, un sollievo che questo sia un rappresentante delle forze di polizia. Il riferimento è alla prof di Novara la quale sostiene, nei momenti concitati dell’uscita della news, che sia meglio un carabiniere in meno, salvo, successivamente, ritrattare.  Pensateci, il peggio del trash nostrano, neanche fossimo a “Uomini e Donne”; o forse sì, si è dentro un tritacarne come la peggiore televisione mai vista fino ad ora. Ma in realtà è morto un uomo, prima ancora di un servitore dello stato, fresco sposo di una giovane donna che si è trovata, obtorto collo, a vivere una storia tragica e triste allo stesso tempo; dove l’umanità quasi non affiora sopraffatta dal gossip più sfrenato, quello delle domande più astruse che, al di là della propria astrusaggine, tende al complottismo e dimentica l’elemento più evidente, il più importante: un uomo è morto. Punto. Quest’uomo vuole una giustizia che riporti ordine dove oggi c’è una nebulosa di cose dette e non dette, dove la menzogna si alimenta, sorridente, vicino alla falsità. Il maresciallo Rega vorrebbe che non vi sia odio. Senza demagogia e moralità spiccia. Trarremo lezione da tutto questo? sapremo essere di esempio per le future generazioni?  Cosa sapremo fare, noi?

Bel quesito, la storia insegna che ci vuole più umanità, più senso civico e meno complottismo.