Così De Gasperi nel 1949 reagiva alla propaganda di Mosca: «No, dietro l’Unione Europea non c’è l’imperialismo americano».

Rileggere il discorso di De Gasperi, tenuto alla Camera dei Deputati all’inizio della Guerra fredda, aiuta a capire la persistenza dell’atteggiamento di Mosca e la sua capacità di confondere le acque. Il discorso bene riproduce (purtoppo) le situazioni di oggi.

L’Unione Europea vuole la pace, ma…È impressionante come a 4 anni dalla fine di una Guerra Mondiale (43 milioni e mezzo di vittime civili, contro i 24 milioni militari) De Gasperi non sembra molto propendere ad un facile ottimismo.

La storia andò come non doveva andare, visto che il progetto della CED, auspicato fortemente dall’Italia di De Gasperi, restò ai blocchi di partenza. Fu la Francia che bloccò la CED, e furono i Gollisti a far mancare i numeri in Parlamento, il Partito Comunista Francese non aveva da solo la forza del PCI. Poi la Francia uscì pure dalla NATO nel 1966 ma lì la vanità gollista fu neutralizzata dagli Stati Uniti: la NATO ci sarebbe stata punto e basta, con o senza la Francia (che poi vi rientrò nel 2009).

È importante rileggere questo discorso tenuto dall’allora Presidente del Consiglio alla Camera dei Deputati il 15 febbraio del 1949. Si avverte di fondo una sorta di ‘scetticismo del credente’ che sa che la memoria svanisce presto e i tracotanti, che vivono solo per il proprio potere, sono un tipo di umanità che si auto riproduce come la zizzania. Io non sono mai stato democristiano ma riconosco al deposito di fondo della Fede che cariche, poteri, successi e insuccessi, e miserie pure, a parte di tanti dirigenti della Dc, è sempre stato considerato, seguito e tenuto presente. 

Per questo, come Kennedy che era un cattolico, De Gasperi non cavalcò mai nessun trionfo: tutto per un cristiano è effimero, transitorio. Solo uno che dipende da due Poteri lo sa. Per questo era così ‘realista’, De Gasperi. Il discorso bene riproduce (purtoppo) le situazioni di oggi. Il narcisismo, l’ottusità e la vanità del potere si riproducono, il positivismo illuminista si illude. La coscienza cristiana, se vissuta umilmente, sa che non c’è mai da farsi illusioni.

Intervento del Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, alla Camera dei Deputati – 15 febbraio 1949

“Si sta facendo il tentativo di unire i paesi d’Europa in una rappresentanza comune di governi e Parlamenti. Il «Comitato dei Ministri» dovrebbe accordarsi su provvedimenti d’intesa e di collaborazione e il «Consiglio dei Delegati dei Parlamenti» sarebbe chiamato a dare parere sulle proposte del Comitato. Per intanto si comincia cogli Stati che sono più affini tanto politicamente che civilmente, poi si vedrà.

A costituire il nucleo iniziale sarà chiamata anche l’Italia e presto ci sarà una riunione costitutiva che dovrà elaborare lo Statuto di questa società di popoli. Pare che si preveda un Comitato di sette ministri degli Esteri e un Consiglio di un centinaio di delegati circa. In Italia, governo e opinione pubblica hanno accolto con soddisfazione l’invito. Finalmente usciamo dalla situazione umiliante del dopoguerra e rientriamo, come tutti gli altri, nella famiglia europea nella quale potremo far valere le nostre tendenze conciliative e universalistiche che mirano al consolidamento della pace e alla sicurezza delle nazioni minori: e potremo dire una parola ragionevole sulle questioni del dopoguerra, rimaste ancora insolute, quali ad esempio la questione germanica e la questione delle colonie.

Il Trattato di pace prevedeva che in riconoscimento del contributo dato dall’Italia alla guerra di liberazione, avremmo potuto partecipare al consesso mondiale dell’ONU: ma la Russia ce l’ha impedito. Ecco ora l’Unione Europea come un parziale surrogato, perché badate, essa non vuol essere che uno di quegli organismi supplementari e integrativi che sono previsti dalla stessa Carta di San Francisco.

Non era logico supporre che «tutta la nazione», senza differenza di partito, si sarebbe pronunciata favorevole a questo primo concreto tentativo di unità o di federazione europea, tanto invocata da scrittori, politici e pensatori di tutte le fedi, lungo tutto un periodo di cento anni? Invece comunisti e paracomunisti mobilitano di nuovo le folle ignare in nome della pace, ed entrano in lizza le donne dell’UDI e i giovani del Fronte, e di nuovo in Parlamento e sulle piazze si griderà contro il tradimento del governo e della borghesia capitalista che vuole la guerra. Borghesi, capitalisti e imperialisti?

Ma gli uomini coi quali noi assoceremo i nostri sforzi di collaborazione europea sono laburisti, socialisti o cristiani democratici, rappresentanti di tendenze di pace, venuti su dai sindacati operai e dalle classi del popolo. E questi uomini governano gli Stati che durante le passate guerre furono tutti vittime di aggressione e che fanno e devono fare tutti gli sforzi per evitare un altro disastro che si rovescerebbe sui loro territori annientandoli. A chi la volete dare ad intendere che paesi come il Belgio e l’Olanda, che stanno appena sollevandosi dalle conseguenze dell’invasione, pensino a scatenare una guerra, essi, quasi disarmati, di fronte ad una Germania che se non viene pacificata potrebbe domani con le armi russe, ritentare la sua vendetta? Guerrafondai i laburisti inglesi, tutti assorbiti nel loro piano severo di rinascita economica? E la Francia, l’Italia che si accingono ad un grande esperimento di unione doganale ed economica?

No, la cosa è troppo chiara. Noi speriamo, anzi siamo convinti che nessun popolo vuole la guerra né in Oriente né in Occidente; ma se mai ci sono degli Stati che possono subire la tentazione di ritentare la fortuna delle armi, sono quelli che tali armi possiedono in grande copia, sono i marescialli, sono i dittatori che non si sentono imbarazzati né da consigli europei né da delegazioni parlamentari. Ma, obiettano gli oppositori, dietro l’Unione Europea c’è l’America, c’è l’imperialismo americano. E qui converrebbe rifare tutta la polemica pro e contro il Piano Marshall.

La Russia ha commesso il primo errore, quello di estraniarsi da tale comune sforzo economico, anzi di combatterlo ferocemente, creando un blocco ideologico contro di esso. Ora Molotov fa un altro sbaglio, lanciandosi come un toro furioso contro il debole steccato di buona volontà che si chiama Unione Europea. E dietro a lui, si lanciano all’impazzata anche i Nenni, i Togliatti e i Secchia senza riflettere un momento che un’Europa unita in un programma di ricostruzione economica e di giustizia sociale, governata da democrazia parlamentare, non può essere che un fattore di intesa, di mediazione, di pace.

Già, insistono ancora i nostri maligni, verrà però un momento, e probabilmente presto, in cui l’Unione Europea dovrà parlare di reciproca solidarietà anche nel deprecato caso di un conflitto. Può essere, ma finora non è prevista nessuna disposizione particolare. Resta in ogni caso stabilito che, soprattutto, ogni Parlamento nazionale è sovrano e che quindi chi decide, in Italia come altrove, è il Parlamento in piena libertà e autorità, essendo l’Unione Europea per ora semplicemente un corpo consultivo.

Ma è comunque evidente che qualunque accordo si potesse sviluppare in avvenire in un organismo centrale europeo, dato il carattere democratico dei paesi partecipanti e la loro posizione europea, non potrà essere che una contro assicurazione di «assistenza difensiva» operante sotto certe condizioni determinate dai Parlamenti. Nessun pericolo che in questa solidarietà di popoli controllata dalle democrazie più libere e più popolari di Europa, si nasconda l’insidia alla pace e si covi l’aggressione, quali nelle passate guerre seppe prepararle la dittatura, dietro il suo sipario d’acciaio”.

[Il testo è tratto da “Il Popolo” del 16 Febbraio 1949]