Purtroppo anche da noi, i casi covid-19 aumentano. E in numero considerevole. Non siamo ai valori della Germania, Spagna, Inghilterra e Francia, ma ci stiamo paurosamente avvicinando.

Questo dato non può essere eluso né sottovalutato. Dobbiamo fare i conti con un andamento che non pensavamo si ripresentasse all’inizio di agosto.

Il problema relativo all’autunno si fa ancor più spinoso. Sembra che abbiano trovato un equilibrio per l’utilizzo degli ulteriori 25 miliardi di spesa nel prossimo provvedimento del Governo nazionale.

Emerge il problema, tra le varie altre cose, della misura relativa alla cassa integrazione. In questi ultimi giorni, era rimbalzata alla cronaca politica il problema degli innumerevoli possibili licenziamenti. La tensione correva tra le due realtà: il mondo del lavoro; il mondo dell’industria.

Non sappiamo ancora come sia stato temporalmente risolto. I sindacati chiedevano una proroga fino al 31 dicembre; gli imprenditori, preoccupati per il destino delle varie aziende, chiedevano un intervento meno dilazionato, al fine di preservare al meglio la condizione della sfera produttiva.

Sembra che una soluzione sia stata trovata. È certo che non risolverà alla radice la situazione. Ormai, navighiamo a vista. Siamo obbligati a guardare le cose dappresso, passo dopo passo, mantenendo uno stretto legame con il porto più vicino.

L’importante è che vi sia sempre più una sorta di necessaria armonia tra le parti. Non possiamo permetterci il lusso di giocare secondo schemi parziali ed individuali. Ne andrebbe la tenuta etica e morale del nostro Paese.

Il farmaco più potente contro il virus è un sentire comune tra tutti quanti. Prima del vaccino o di qualsiasi altro farmaco, va riscoperta e mantenuta in debita considerazione la sfera che ci vede tutti quanti coinvolti sopra la stessa zattera.

Vale tanto per le forze politiche, tanto per il mondo della produzione e dell’economia.