Dal Piemonte appello per l’Afghanistan. Giampiero Leo, insieme ad altri, indica un percorso di solidarietà ad ampio raggio.

Più di cento realtà associative piemontesi hanno approfondito le questioni che scaturiscono dal drammatico epilogo della vicenda afghana. Urge uno sforzo di comprensione, fermo restando il ripudio di ogni arretramento rispetto ai principi e alle regole fissate nella Carta dei diritti dell’uomo.

 

 

Redazione

 

Sulle tragiche vicende che si stanno svolgendo in Afghanistan, si è giustamente scritto molto e si stanno leggendo e ascoltando moltissime opinioni e analisi.

 

Anche noi membri e rappresentanti di due significativi coordinamenti di realtà diverse, abbiamo ritenuto opportuno, anzi doveroso, esprimere la nostra posizione, che troverete nel comunicato allegato.

 

Ci permettiamo soltanto – in “prefazione” al comunicato, di segnalare due peculiarità che – a nostro avviso – costituiscono un fattore di novità:

 

1- La prima è che il nostro “appello” nasce realmente da un confronto ampio, dialettico e franco tra i rappresentanti di un numero davvero significativo di realtà presenti nella società. Il Coordinamento interconfessionale è costituito da rappresentanti di quasi tutte le confessioni religiose (o assimilabili) presenti in Piemonte. Il Coordinamento contro l’atomica, tutte le guerre e i terrorismi raccoglie sicuramente la grande maggioranza delle realtà e dei Movimenti impegnati su queste tematiche. Insieme superiamo sicuramente il numero di cento realtà aderenti. Già questo fatto ci sembra alquanto significativo, anche perchè copre una “area culturale” tanto ampia quanto variegata, ma che è stata capace di trovare una sintesi unitaria.

 

2- Una seconda peculiarità è che – partendo da quanto descritto nel punto 1 – ci siamo ripromessi di lavorare e impegnarci per provare a ridare “un’anima” alla democrazia e ai princìpi che la sostengono.

 

Abbiamo un riferimento formidabile nella nostra Costituzione e nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’uomo approvata dalle Nazioni Unite, ma pensiamo che i valori fondanti delle due succitate “carte”, debbano essere rivitalizzati, meglio compresi, e incarnati genuinamente e concretamente nella vita dei Paesi democratici. Con una modalità, quindi, che risulti credibile, apprezzabile, attraente o quanto meno rispettabile da tutti quei popoli che, per ragioni storiche, hanno legittimamente compiuto  percorsi storici diversi dai nostri.

 

Comunicato. Noi siamo con il popolo afghano e col senso autentico della libertà.

 

Il precipitare della situazione in Afghanistan, in tempi più celeri di qualsiasi immaginazione, ci induce a essere più che mai a fianco del popolo afghano – un popolo che da più di quarant’anni è dentro al tunnel della guerra; e a rivolgere un triplice appello.

 

Il primo è al governo italiano e alle istituzioni internazionali. Affinché nessuno sforzo sia risparmiato per tutelare chi ha ragione di temere in quel che accade: sia esigendo un’attenzione straordinaria e costante delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza a salvaguardia dei diritti umani, sia predisponendo corridoi umanitari e tutto ciò che può condurre in salvo chi è in pericolo.

 

Il secondo appello è ai talebani, che governeranno l’Afghanistan in virtù di una vittoria ottenuta con le armi e non con il libero consenso. Si sentano comunque responsabili dell’incolumità e della dignità delle donne e degli uomini dell’Afghanistan, ovvero appunto del rispetto dei diritti umani. Sappiano mantenere la promessa che hanno fatto, che non ci saranno cioè vendette; e un comportamento più mite di quanto non sia nelle aspettative possa contribuire a una loro diversa immagine presso l’opinione pubblica mondiale.

 

Il terzo appello è alla coscienza degli uomini e delle donne dell’Occidente. Affinché questo momento così avvilente sia fecondo di insegnamenti. In primo luogo è indubitabilmente chiaro che la democrazia non può e non deve essere esportata, e che una libertà imposta, non rispettosa dei percorsi di ciascuno, non è vera libertà. In secondo luogo è devastante, per quanto di continuo ricorrente nella storia, che nobili ideali siano usati per nascondere interessi ben precisi o la consueta politica di potenza; e quel che inesorabilmente ne deriva è il loro discredito.

 

Bisogna allora veramente chiedersi se quegli ideali sono innanzitutto vivi qui da noi, nell’ambito della civiltà che ne è all’origine, al punto da poter dare la vita ed essere di esempio ad altri. Le ideologie totalitarie, religiose o laiche, hanno saputo smuovere i popoli, chiamandoli a grandi sacrifici; ne è in grado l’idea della libertà? Nella democrazia, al di là degli equilibri tra interessi e sistemi di potere, si può trovare un contenuto spirituale che la sorregga? Solo se la risposta sarà autenticamente affermativa, essa avrà un futuro.

 

Giampiero Leo, Claudio Torrero a nome del “Coordinamento interconfessionale Noi siamo con voi”.

Paolo Candelari a nome di A.G.Ite contro le armi atomiche, tutte le guerre e i terrorismi