Dalla CEI importanti indicazioni pastorali.

L’autore ripropone il suo discorso sulla necessità di avviare un processo di ricomposizione dell’area ex democristiana. A questo fine, richiama l’attenzione sul documento finale della Conferenza episcopale italiana, nel corso della quale è emersa a larga maggioranza la proposta, assunta poi da Papa Francesco, di nominare a presidente della Cei il card. Matteo Zuppi. A seguire, Bonalberti mette nuovamente in chiaro quali siano, a suo giudizio, alcune proposte che dovrebbero qualificare il programma di un rinnovato partito d’ispirazione cristiana. 

Non appartengo a quel manipolo di cattolici integralisti, oppositori nemmeno malcelati di Papa Francesco, i quali hanno accolto con dispetto anche la nomina del card. Zuppi a Presidente della CEI. Sono un papista ortodosso, fedele agli insegnamenti della Chiesa e credo nell’assistenza dello Spirito Santo ai cardinali raccolti in conclave al momento della scelta del successore di Pietro. Ho anche accolto con favore la scelta del card Zuppi, all’interno della terna formulata dall’assemblea dei vescovi italiani, fatta da Papa Francesco, del successore del Presidente, oggi vescovo emerito di Perugia, card  Bassetti, sostenendo che questa nomina “apre i cuori alla speranza”.

Ho seguito i lavoro dell’assemblea della CEI tenutasi dal 23 al 27 Maggio a Roma, e credo che il documento finale approvato andrebbe letto e meditato anche da tutti noi impegnati nel tentativo di ricomposizione politica dell’area cattolico democratica e cristiano sociale.

Intervenendo alla conferenza stampa svoltasi al termine dei lavori dell’Assemblea generale della CEI, il neo Presidente CEI, card. Matteo Zuppi, ha ricordato i temi sociali emergenti nella situazione italiana: “l’abbandono degli anziani, il disagio abitativo, le fragilità giovanili, i morti sul lavoro e la violenza sulle donne, senza dimenticare le migrazioni e la tragedia delle morti in mare. “Su tutto questo – ha concluso – non dobbiamo spegnare i riflettori”.

Ecco, credo spetti a tutti noi tenere accesi i riflettori e inserire nel programma attorno al quale ricomporre la nostra unità politica proprio queste priorità.

Ho tentato nelle settimane scorse di redigere un contributo per il programma, inviato agli amici del Consiglio nazionale della DC guidata da Renato Grassi e della Federazione Popolare DC, presieduta da Giuseppe Gargani, evidenziando che, alla base di ogni progetto di riforma economico sociale, è essenziale procedere al rovesciamento della logica che, nell’età della globalizzazione, ha posto il primato della finanza sull’economia reale e sulla stessa politica; quest’ultima ridotta a un ruolo ancillare, con molti dei suoi esponenti assoldati dai gestori delle multinazionali della finanza padrone del mondo.

Riassumo quelle indicazioni:

  1. Obbligo di cessione al Tesoro dello Stato italiano da parte di Telecom Italia Sparkle della proprietà dei cavi sottomarini, necessari alla comunicazione intranet dei movimenti elettronici del denaro nel sistema bancario italiano (=abolizione della L.58 del 28 Gennaio 1992 e della Legge n. 35 del 29 gennaio 1992).
  2. Controllo Statale sulla raccolta del risparmio tra il pubblico mediante compagnie assicurative statali = abolizione del DPR n. 350/1985 firmato da Sandro Pertini.
  3. Obbligo di cessione da parte di Banca Intesa, Unicredit,Cassa Risparmio Bologna, Carige e BNL del 51% delle loro azioni al Tesoro dello Stato Italiano al fine che lo Stato italiano abbia, con 265 voti su 529, il controllo del 51% di Banca d’Italia (abolizione della L.82 del 7 Febbraio 1992), al fine che Banca d’Italia possa di nuovo dopo 25 anni tornare a vigilare per impedire truffe sui derivati e su azioni/bond carta straccia, e per impedire anatocismo e usura bancaria.
  4. Reintroduzione della Legge Bancaria del 1936 (abolizione del decreto legislativo n. 385/1993):
  5. Separazione tra banche di prestito (loan bank) e banche speculative (investment bank): abolizione del d.lgs n.481/1992 firmato da Giuliano Amato, Barucci e Colombo. Automatica reintroduzione della contabilità bancaria esistente prima del 31 Luglio 1992 (abolizione del Provvedimento di Banca d’ Italia del 31 Luglio 1992 firmato da Lamberto Dini al fine di fermare l’evasione fiscale verso i fondi speculatori petroliferi kazari proprietari della City of London e sede fiscale a tassazione zero nello stato USA del Delaware).
  6. Divieto di prestare denaro creato con un clic elettronico anziché raccolto tra il pubblico>
  7. Riduzione del capitale flottante di Banca Intesa, Unicredit, Cassa Risparmio Bologna, Carige, BNL e di ogni altra società italiana strategica quotata in borsa (ENI,…) dall’attuale 85% del capitale totale, al 15%, al fine di evitare scalate da parte dei fondi speculatori petroliferi kazari.
  8. Divieto di vendite allo scoperto (divieto di short -selling) sia di tipo naked (presa in prestito di titoli inesistenti per es. di MPS per farle crollare, le uniche finora vietate dall’UE) e di quelle piene. Divieto in sostanza di ogni tipo di vendita allo scoperto contro titoli di società italiane quotate alla borsa di Milano.
  9. Abolizione del CICR (è l’ufficio di controllo occulto di Banca d’Italia).
  10. Conferire il potere ISPETTIVO sia a Banca d’Italia che alla Consob, in aggiunta a quello di vigilanza.
  11. Separare la Consob dal controllo di Banca d’Italia al fine di avere un organo ispettivo indipendente. Possibilità anche per la GDF e per la Polizia di Stato di compiere ispezioni in materia finanziaria, in materia di borsa.
  12. Divieto per famiglie, imprese ed enti locali italiani di sottoscrivere derivati sulla valuta(=abolizione del DPR n.556/1987 emesso su proposta del Ministro del Tesoro Giuliano Amato) e derivati sul tasso (=abolizione del D.M. del Tesoro n. 44 del 18 febbraio 1992 firmato da Mario Draghi). 
  13. Divieto al Governatore di Banca d’Italia di variare il tasso ufficiale di sconto (abolizione della L.n. 82 del 7 Febbraio 1992) al fine di evitare le truffe sui derivati sul tasso. 
  14. Divieto di anatocismo nei conti correnti, leasing, mutui, prestiti con cessione del quinto e in ogni altra forma di prestito.
  15. Abolizione del piano di ammortamento alla francese, lecito solo il piano di ammortamento all’italiana (quote capitali sempre uguali).
  16. Divieto di usura oggettiva (supero tasso soglia) e divieto di usura soggettiva (supero tasso medio). Introduzione della rilevanza immediatamente penale anche del supero del tasso medio indipendentemente dalla situazione di difficoltà economica-finanziaria del soggetto cliente. 
  17. Abolizione della disciplina fondiaria ex art 38 e seg. TUB.
  18. Riforma del Tribunale delle Esecuzioni immobiliari sulla prima casa e sull’immobile sede dell’attività: divieto di esecuzione immobiliare sulla prima casa e sulla sede dell’attività, obbligo di prolungamento del mutuo, in caso di difficoltà, ad un tasso massimo pari al tasso d’inflazione. Divieto di neutralizzazione del Fondo Patrimoniale (è una figura giuridica prevista dal 1936 a tutela della famiglia italiana).
  19. Divieto di concentrazione immobiliare diretta o per interposte persone (massimo 3 immobili) in soggetti posti in qualsiasi ruolo e funzione del Tribunale addetti all’esecuzioni immobiliari e nella sezione fallimentare. Divieto di concentrazione immobiliare diretta o per interposte persone (massimo 3 immobili) nell’avvocato e dottore commercialista della curatela fallimentare, dei sequestri immobiliari e quali procuratori per le banche nelle esecuzioni immobiliari e nel custode e nel notaio delle esecuzioni immobiliari. 
  20. Creazione della Procura Nazionale contro i Reati finanziari commessi da soggetti speculatori esteri, con distaccamento in ogni DDA, collegata all’INTERPOL e per la prevenzione di attentati terroristici e jihadisti da parte dei fondi speculatori atti a riottenere il controllo privato delle banche italiane e dell’Ente dell’Energia italiano. 
  21. Obbligo di almeno cinque Parlamentari di ogni forza politica di partecipare all’Assemblea Annuale di Approvazione del Bilancio delle banche italiane azioniste di maggioranza di Banca d’Italia, in quanto vero governo del sistema e termometro della salute del paese.

Ritengo che, se vogliamo tradurre nella “città dell’uomo” le indicazioni pastorali emerse dall’assemblea generale dei vescovi italiani, sia indispensabile porre queste proposte nel programma del partito o federazione dei partiti che si ispirano ai valori del cattolicesimo democratico e cristiano sociali, per le prossime elezioni politiche. Un’assemblea costituente ad hoc per promuovere tale ricomposizione dovrebbe essere convocata quanto prima. E ciò che con alcuni amici abbiamo avviato, partendo dalla base, augurandoci che, anche i responsabili dei diversi partiti, movimenti, associazioni e gruppi che si rifanno ai medesimi principi e valori, concorrano con noi alla realizzazione di tale progetto. Solo così supereremo lo stallo in cui siamo finiti, dopo la lunga stagione della diaspora post DC e potremo riprendere la nostra strada.