In base al rapporto di collaborazione tra le due testate, Il Domani d’Italia e Orbisphera, pubblichiamo il testo integrale dell’editoriale di Antonio Gaspari, direttore di Orbisphera.
«Nella ripresa dei colloqui a Vienna per l’Accordo Nucleare con l’Iran ci sono margini di trattativa che permetterebbero la riapertura del negoziato, in assenza del quale la situazione potrebbe degenerare. È di questi giorni la notizia dell’attentato, non rivendicato, ai danni dell’impianto di arricchimento iraniano del Centro nucleare di Natanz…».
Lo ha dichiarato a “Orbisphera” l’ingegnere nucleare Giuseppe Rotunno, fondatore e presidente del “Comitato per una Civiltà dell’Amore”.
Nel 1992 l’Ing. Rotunno, insieme a valenti ed importanti collaboratori, ha elaborato il primo “Studio di Fattibilità tecnico-economica per la conversione delle armi nucleari”.
Tale Studio, che illustra anche il conseguente dividendo economico da destinare ai Paesi poveri del mondo, è stato presentato in un Convegno Internazionale che si è svolto a Roma con la partecipazione di Papa Giovanni Paolo II.
Lo Studio e le analisi degli esperti sono stati successivamente avvalorati dagli accordi internazionali stipulati tra USA e Russia nel 1993 con il Piano ventennale “Megatons to Megawatts”, che stabiliva la conversione delle prime 20mila testate nucleari in energia di pace.
Il Programma è stato poi riproposto nel 1994 in un Convegno internazionale presso la FAO e ripreso nel 1998 ad Assisi. È stato infine presentato a Roma ai Premi Nobel per la Pace durante il Grande Giubileo dell’anno 2000.
Con il sostegno del Santo Padre e il patrocinio del Governo Italiano, nell’ottobre del 2002 si è svolto ad Assisi, nella Basilica di San Francesco, il Summit per la Pace “Economia, Ecologia, Pace”, dal quale è emerso il “Programma di conversione delle armi in progetti di sviluppo nel Sud del mondo – Megatons to Development”.
Tornando ai nostri giorni, Rotunno ha sottolineato che «è possibile cogliere l’occasione del ripristino dell’Accordo Nucleare con l’Iran per avviare il dialogo tra le potenze nucleari su una nuova fase del disarmo, così come sottoscritto nel Trattato di Non Proliferazione (TNT) Art. VI».
«Questo può avvenire – ha precisato – se uno Stato Membro della IAEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) ne fa esplicita richiesta al Consiglio dei Governatori dell’Agenzia Atomica a Vienna». Giova ricordare, a tale proposito, che di tale organizzazione fa parte anche la Santa Sede.
Secondo l’Ing. Rotunno è urgente avviare ora questa trattativa per dare un esempio al mondo circa la necessità di ridurre progressivamente e congiuntamente la consistenza degli arsenali nucleari, impegnandosi con serietà e fiducia.
«È necessario – ha ribadito Rotunno – che Stati Uniti ed Iran raggiungano al più presto l’intesa per concordare le modalità di rientro negli accordi previsti dal JPCoA (Joint Comprehensive Plan of Action) del 2015».
In base a tali accordi, l’Iran ha accettato di eliminare le sue riserve di uranio a medio arricchimento, di tagliare del 98% le riserve di uranio a basso arricchimento, e di ridurre di due terzi le sue centrifughe a gas per tredici anni. Per i successivi quindici anni l’Iran potrà arricchire l’uranio solo al 3,67%.
L’Iran ha inoltre pattuito di non costruire, nello stesso periodo, alcun nuovo reattore nucleare ad acqua pesante. Le attività di arricchimento dell’uranio saranno limitate ad un singolo impianto, utilizzando centrifughe di prima generazione per dieci anni. Altri impianti saranno convertiti per evitare il rischio di proliferazione nucleare.
Per monitorare e verificare il rispetto dell’accordo da parte dell’Iran, l’AIEA avrà regolare accesso a tutti gli impianti nucleari iraniani.
«Per impedire il rischio di conflitto militare e rinnovare gli accordi di pace – ha suggerito Rotunno – sarebbe auspicabile che la Santa Sede, che è membro dell’AIEA, chieda con un’apposita dichiarazione rivolta al Consiglio dei Governatori di attivare un negoziato diplomatico per ripristinare l’operatività del JCPoA, a garanzia della pace nell’area».
«Questa soluzione – ha sostenuto – sarebbe un evento storico per avviare un progressivo disarmo in tutto il mondo, e costituirebbe un importante precedente di soluzione pacifica per trasformare le minacce nucleari in opportunità per tutta la comunità internazionale».
 «Il disarmo nucleare – ha concluso l’Ing. Rotunno – è possibile con la conversione degli arsenali in energia di pace e di sviluppo sostenibile nel mondo, come già sperimentato con il Piano Usa-Russia “Megatons to Megawatts” e come sollecitato dal “Comitato per una Civiltà dell’Amore” nel Convegno del 12 marzo scorso svoltosi nel Sacro Convento d’Assisi».
Per ogni approfondimento:
Nuclear for Peace