David Sassoli: “Non possiamo tornare al mondo di prima”

Discorso del Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli in apertura del Consiglio europeo straordinario del 25 e 26 febbraio 2021.

“Signore e signori, 

Da un anno a questa parte, la pandemia di Covid ha invaso e sconvolto le nostre vite. La  pandemia non ha risparmiato le nostre economie, le nostre scuole, i luoghi di lavoro e i nostri  cittadini. Abbiamo dovuto trovare soluzioni molto creative per far sì che la democrazia non  smettesse di funzionare. Affrontare questa emergenza non è stato facile per nessuno, ma sono  lieto di dire che siamo uniti nella solidarietà, nella trasparenza e nella democrazia e che questo  ci sta guidando verso un’Europa più efficace nella lotta contro la pandemia e contro la crisi.  

Sono convinto che siamo sulla strada giusta per uscire insieme da questa tragedia. Come ora la  strategia Covid chiede di agire. La pandemia ci ha dato nuove responsabilità e doveri: la  responsabilità di fare delle scelte e il dovere di farlo nell’interesse generale e non di pochi. I  vaccini saranno una parte fondamentale della nostra ripresa a lungo termine e nessuno dovrà  essere lasciato solo. Abbiamo bisogno di un’azione che porti una risposta trasversale all’Europa  con benefici tangibili per i nostri cittadini. 

Oggi, per la prima volta da quando ci siamo visti a dicembre, possiamo dire finalmente che si  intravede una luce in fondo al tunnel. Tre vaccini sono stati autorizzati dall’Agenzia europea  per i medicinali e altri sono in arrivo, mentre il ritmo dei programmi di vaccinazione è  aumentato: oltre 27 milioni di europei hanno ricevuto una prima dose, e di questi 9 milioni  hanno ricevuto le 2 dosi che sono necessarie. Il portafoglio europeo di vaccini continua a  crescere e l’UE ha acquistato 600 milioni di dosi supplementari, portando il portafoglio a 2,6  miliardi di dosi, una quantità più che sufficiente per vaccinare l’intera popolazione dell’Unione.  È stato un gesto di lungimiranza dei nostri governi incaricare la commissione europea di  acquisire vaccini da distribuire a tutti e 27 gli stati membri. 

La via europea, ci ha permesso di evitare la concorrenza tra i paesi europei e impedire che paesi  ricchi si accaparrassero la maggior parte dei vaccini. Sono fortemente contrario a qualsiasi  accordo bilaterale e vi chiedo di essere chiari nel rifuggire ogni tentazione di nazionalismo sui  vaccini. Un approccio comune consente anche di monitorare, indagare e sanzionare ogni  tentativo di frode ai danni degli stati membri. Solo una politica comune può permettere di  regolare anche la mobilità. Il certificato vaccinale può essere lo strumento adatto a consentire  a tutti, in modo uguale e non discriminatorio, di tornare alla normalità. Non possiamo aspettare  e questo è il momento giusto per decidere. 

La nostra è una corsa contro il tempo. Le mutazioni virali emerse ultimamente sono  preoccupanti e per questo motivo accolgo con favore l’iniziativa relativa all’incubatore HERA.  I nostri sforzi devono essere orientati all’individuazione e al contrasto delle nuove varianti, con  test PCR specializzati, a un aumento del sequenziamento del genoma, e alla garanzia che i  vaccini siano efficaci contro di esse. 

Le campagne di vaccinazione hanno successo se i cittadini hanno fiducia. Dovremmo, inoltre,  prevedere ulteriori accordi preliminari di acquisto qualora siano necessarie dosi di vaccini  adattati alle nuove varianti. La fiducia è basata sull’informazione e sulla trasparenza.  La risposta alla crisi deve prevedere più democrazia. Anche per questo è importante che venga  instituito il gruppo di contatto tra la Commissione e il PE. Il nostro lavoro comune aumenterà  la trasparenza e il controllo della strategia vaccinale, anche per quanto riguarda l’utilizzo dei  fondi dell’UE. Tutti gli sforzi ora devono concentrarsi sull’aumento della produzione di vaccini,  esistenti e futuri, basata nell’UE. Non abbiamo altra scelta – è la sola chiave per realizzare il  nostro obiettivo di vaccinare il 70 % della nostra popolazione adulta entro la fine dell’estate.  

Ovviamente le case farmaceutiche dovrebbero onorare i loro obblighi contrattuali, ma  dovremmo anche continuare ad agevolare tutte le soluzioni pratiche di concessione di licenze  che permettano di accelerare la vaccinazione su grande scala dei nostri cittadini. Per aumentare  in tempi rapidi la produzione è essenziale affrontare le carenze e le strozzature nella catena di  approvvigionamento. La nostra ripresa economica sarà più forte se la diffusione dei vaccini  sarà maggiore. 

Più in prospettiva, questa pandemia dovrebbe portarci a una riflessione sul rapporto tra  protezione della proprietà intellettuale e il massiccio finanziamento pubblico erogato per la  ricerca a livello europeo. 

Inoltre, la drammatica crisi attuale ha di fatto istituito competenze in capo all’Unione europea  in materia di salute pubblica che dovremmo forse nel tempo codificare. La pandemia ci ha  mostrato infatti che decisioni importanti sulla sicurezza, la salute, l’approvvigionamento di  materiale medico e di vaccini, la ricerca e la produzione, la regolazione della circolazione e  della apertura e chiusura delle nostre frontiere possono essere pienamente governate solo nella  dimensione europea.  

Lo sforzo della Commissione Europea ha dimostrato coraggio e capacità di risposta. L’Unione  europea si è assunta – rispettando i trattati esistenti – compiti complessi e carichi di implicazioni  perché era necessario, ma nell’assenza di una vera competenza europea in materia di salute. La  lezione che ci offre la pandemia non potrà farci tornare al punto di partenza. Sarebbe un errore,  uno spreco di energie e non avremmo la possibilità di affrontare le sfide future. Siamo chiamati  a costruire una politica europea della salute, radicando competenze precise in materia nelle  istituzioni dell’Unione Europea. 

Alcune contraddizioni e limiti delle nostre risposte alla crisi sanitaria sono dovute in gran parte  al fatto che stiamo creando, giorno dopo giorno, tali competenze in uno sforzo che dimostra  una grande responsabilità politica e morale che sconta l’assenza di reali poteri.  Converrete con me che non potrà essere più un tabù emendare i trattati per arricchirli e rendere  efficace la risposta europea.  

Questo mese lo strumento COVAX inizierà a consegnare i vaccini. So che tutti gli Stati membri  hanno la possibilità di donare le dosi in eccesso a paesi che ne hanno bisogno. Incoraggio un  approccio unificato con gli Stati membri che donano le loro dosi attraverso il COVAX, al fine di garantire una ridistribuzione giusta ed equa. È mia profonda convinzione che il  multilateralismo e il coordinamento degli sforzi sono gli strumenti di cui abbiamo bisogno per  uscire da questa crisi, aumentare la resilienza dei nostri sistemi sanitari e migliorare la capacità  di preparazione e di risposta alle pandemie.

La pandemia COVID-19 è stata un campanello d’allarme che ci ha fatto capire che abbiamo  bisogno di una politica estera e di sicurezza più forte, unita e decisa, e che dobbiamo rafforzare la leadership dell’Unione sulla scena internazionale e approfondire i partenariati con i paesi che  la pensano allo stesso modo e che sono impegnati per la democrazia, lo stato di diritto e i diritti  umani.  

So che questa discussione è già in corso da molto tempo, ma ora è il momento di agire perché  c’è ancora un grande potenziale non sfruttato di tutte le componenti dell’hard power e del soft  power dell’azione esterna dell’UE. Vorrei anche sottolineare in questo contesto, il valore della  dimensione parlamentare, anche noi del PE siamo parte del “Team Europa”. 

Accogliamo con favore al Parlamento l’avanzare di una politica di difesa comune verso un  sistema di difesa a piena titolo, così come accogliamo con favore l’iniziativa di adottare uno  Strategic Compass nel 2022. Tuttavia, dovremmo finalmente andare oltre le dichiarazioni e  passare all’azione. Il che significa attuare le decisioni esistenti per fornire capacità di difesa e  personale per le missioni, nonché fare pieno uso delle nuove iniziative di difesa dell’UE per  rafforzare la base industriale di difesa europea attraverso il fondo europeo di difesa, e per  garantire un’attuazione più rapida e coerente della cooperazione strutturata permanente che  lavora. 

Il Parlamento europeo ritiene che l’UE dovrebbe migliorare la consapevolezza delle nuove  minacce e costruire una capacità di resilienza comune per ottenere l’autonomia strategica  dell’UE.  

L’Unione europea deve inoltre svolgere un ruolo attivo nel Dialogo Mediterraneo, nel contesto  della sua politica di vicinato. Pertanto, accogliamo con favore la Nuova Agenda per il  Mediterraneo, che invia un messaggio fondamentale sull’importanza che l’UE attribuisce al suo  vicinato meridionale.  

Il Parlamento europeo è pronto a fare la sua parte, attingendo alle proprie strutture e  all’esperienza. Siate certi che durante la nostra presidenza dell’Assemblea dell’Unione per il  Mediterraneo, saremmo impegnati a promuovere il ruolo del dialogo interparlamentare per  affrontare le grandi sfide regionali. La lotta al cambiamento climatico nella regione attraverso  lo sviluppo sostenibile, così come la lotta contro le crescenti disuguaglianze socio-economiche  rappresenteranno il fondamento della nostra presidenza.  

Cari capi di Stato e di governo,  

Lotta la pandemia, risposta alla crisi economica e politica estera comune corrono  parallelamente con l’ambizione di definire meglio l’Europa di questo secolo. Non possiamo  fermarci, non possiamo permettercelo.  

Buon lavoro!”