DE GASPERI “VEDEVA LA POLITICA COME SERVIZIO AL PROSSIMO”. INTERVISTA A GIOVAGNOLI (L’OSSERVATORE ROMANO).

 

Agostino Giovagnoli, professore di storia contemporanea presso lUniversità Cattolica del Sacro Cuore, spiega il rapporto tra De Gasperi e lEuropa. Nell’introdurre l’intervista, Walton evidenzia come “le convinzioni di De Gasperi, molto chiare e nette, non potevano che essere alla base del suo agire politico e costituire un patrimonio formidabile di conoscenze al servizio dellEuropa in via di formazione”.

 

Andrea Walton

 

Alcide De Gasperi, più volte presidente del consiglio tra il 1945 ed il 1953 ed esponente di spicco della Democrazia Cristiana, ha svolto un ruolo di primo piano nell’integrazione postbellica dell’Europa grazie ad una visione lungimirante basata sulla cooperazione internazionale e sulla pace. La sua leadership ha consentito all’Italia, in rovine dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, di sviluppare forti legami con gli Stati Uniti, di aderire all’Alleanza Atlantica, di ricostruire la nazione grazie agli aiuti del Piano Marshall e di prendere parte alla nascita della Comunità Europea, vista come l’unico modo per evitare il ripetersi di nuovi conflitti. L’Europa, come immaginata da De Gasperi, doveva consentire agli Stati di collaborare in maniera operosa, integrandosi tra di loro e senza dare vita ad organismi sovranazionali totalizzanti.

 

Il Cardinale designato Raffaele Martino, in un discorso tenuto nel 2003 presso il Forum Internazionale e ripreso dall’Agensir, ricordava come «De Gasperi era fortemente convinto che i popoli europei avessero un comune patrimonio di valori spirituali ed umanistici e che, senza la formazione di una mentalità europea, le istituzioni sovranazionali avrebbero rischiato di divenire luogo di competizione e di interessi particolari». Le convinzioni di De Gasperi, molto chiare e nette, non potevano che essere alla base del suo agire politico e costituire un patrimonio formidabile di conoscenze al servizio dell’Europa in via di formazione.

 

Su questi temi, abbiamo chiesto ad Agostino Giovagnoli, professore di storia contemporanea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, di spiegarci meglio il rapporto tra De Gasperi e l’Europa. Giovagnoli si è occupato, tra le altre cose, dei rapporti tra lo stato italiano e la Chiesa Cattolica e della storia dell’Italia Repubblicana.

 

Quale è stato il ruolo di De Gasperi nella costruzione dellEuropa?

Il ruolo di De Gasperi è stato molto importante perché l’uomo politico è stato un convinto sostenitore del processo di integrazione europea sin dai primi passi. Questo atteggiamento ha permesso all’Italia di essere uno dei Paesi fondatori della Comunità Europea. De Gasperi ha operato con molta convinzione per la nascita, nel 1952, della Comunità Europea di Difesa che doveva portare alla formazione di un esercito europeo. Si tratta di un tema molto importante, di grande attualità ancora oggi e che avrebbe dovuto facilitare la nascita di un primo embrione di unione politica europea. In quel periodo furono messe anche le basi del Parlamento Europeo che prenderà vita, con forte ritardo, solamente nel 1979 con l’elezione a suffragio diretto da parte dei cittadini degli Stati membri.

 

Che cosa intende De Gasperi quando parla delle radici spirituali dellEuropa?

Alcide de Gasperi, proprio come il Primo Ministro francese Robert Schumann e l’omologo tedesco Konrad Adenauer, era nato in una regione di confine. Il Trentino, proprio come la Renania-Vestfalia per Adenuer e l’Alsazia Lorena per Schumann, sono territori importanti perché sono stati testimoni, nel corso dei millenni, di numerosi conflitti armati intercorsi tra le nazioni europee. L’Europa è stata tormentata, per buona parte della sua storia, da contrapposizioni militari foriere di spargimenti di sangue e devastazioni che la hanno segnata in profondità contribuendo a formarne l’identità. È anche vero che le regioni di confine hanno visto, da sempre, coabitazioni tra popoli, culture, religioni e confessioni religiose diverse come i cristiani cattolici, i riformati e gli evangelici. C’è dunque un’idea, alle radici del progetto europeo, di coabitazione tra cristiani di diversi orientamenti e confessioni e questa coabitazione è stato un tratto comune tra le confessioni nonostante le dolorose divisioni storiche che ci sono state e che hanno lasciato un segno. De Gasperi, che sino a quarant’anni è stato cittadino di un grande impero multinazionale e multireligioso come quello Austro-Ungarico, ha portato nella costituzione dell’Unione Europea questa concezione e senso di unità dalla pluralità, come afferma anche il motto pluribus unum. Le radici cristiane sono quelle che hanno alimentato questa convivenza e favorito questa coabitazione nella pace e nella costruzione comune di cui De Gasperi è stato uno degli interpreti più importanti.

 

Il modello europeo propugnato da De Gasperi è stato tradito oppure no?

No, non è stato tradito perché De Gasperi ha operato con il realismo di un grande statista che sa coniugare la fedeltà all’ideale alla politica dei piccoli passi. Il disegno De Gasperiano, così come è stato concepito, ha grandi ambizioni nell’adozione del federalismo e nell’obiettivo di formare una comunità politica riunendo diversi Paesi in un’unica realtà politico-istituzionale. Tuttavia De Gasperi sapeva bene che questo cammino sarebbe stato lungo e faticoso ed ancora oggi, infatti, non è giunto a compimento. Non si può dire che sia stato tradito dato che è ancora di fronte a noi ed è un bene prezioso che può essere realizzato ma ha scontato periodi di grande immobilismo ed altri in cui si sono manifestate forti resistenze ed ostacoli nei suoi confronti. Il fatto che, nonostante tutte queste difficoltà, il cammino esista ancora oggi e stia continuando rappresenta un fatto inedito nella storia del mondo perché in nessuna altra epoca storica (e luogo del mondo) si è visto che dei Paesi, dotati di sovranità ed autonomia, hanno progressivamente messo in comune quote sempre crescenti della propria sovranità per raggiungere un obiettivo più alto e di generosa condivisione. L’Unione Europea può essere vista, dunque, come un fenomeno politico, economico e sociale unico.

 

Qualera lidea di uomo di Stato” che De Gasperi aveva in mente?

«Gli statisti guardano alle prossime generazioni mentre gli uomini politici guardano alle prossime elezioni» oppure «bisogna guardare alla storia non con il microscopio ma con il telescopio» sono due delle frasi più note di Alcide De Gasperi e dicono molto sulla sua persona e sul suo carattere. Lo statista è stato una persona lungimirante ed ha portato l’Italia, Paese sconfitto terribilmente nella Seconda Guerra Mondiale a cause delle sconsiderate politiche intraprese del Partito Fascista che la aveva governata per molti anni, da una condizione di miseria ad una di centralità sul teatro europeo. Le immani devastazioni subite dall’Italia durante la guerra mondiale avevano portato la nazione al collasso, economico e morale ma, nel giro di pochi anni, questa condizione cambiò in maniera radicale e Roma divenne protagonista, seppur con dei limiti, della politica internazionale di quella complessa fase storica. Questa transizione, rapida ed inaspettata, mostra lo spessore di De Gasperi che ha sempre visto la politica come un servizio da fare ad una comunità, che sia quella del popolo italiano, europeo oppure dell’umanità. Si tratta di un concetto che deve essere inteso privo di retorica ma nel suo significato più vero ed autentico di cura del prossimo tanto dal punto di vista fisico e concettuale.

 

Fonte: L’Osservatore Romano – 12 dicembre 2022

(La riproduzione dell’intervista è stata gentilmente autorizzata dal giornale della Santa Sede)