De Nicola, l’adesione al fascismo, l’abiura e la salita al Quirinale

Primo Presidente della Repubblica italiana, nel 1948 promulgò la Costituzione. Chi era e quanto durò il suo mandato

Sono passati settant’anni. Correva il 1948, e l’Italia era appena uscita da un conflitto tanto crudele quanto sanguinoso. L’Europa si leccava le ferite e i paesi coinvolti nella seconda guerra mondiale si stavano avviando a compiere una lenta ma decisa ricostruzione. I trattati e le condizioni di pace, in alcuni casi durissime e benché stabilite a priori, erano ancora in piena elaborazione ed attuazione. Così, dopo aver iniziato i lavori, nel giugno 1946 l’Assemblea Costituente elesse il primo Capo di Stato provvisorio della neonata Repubblica italiana. Non fu semplice, perché le forze politiche democratiche diedero luogo a febbrili ed estenuanti consultazioni che fecero inizialmente ipotizzare la nomina di Vittorio Emanuele Orlando (proposto dall’ala conservatrice della Dc) e poi quella di Benedetto Croce (suggerito dalle sinistre); i negoziati, tuttavia, continuarono per diversi giorni a non dare esiti. Poi la svolta. Nonostante la recalcitranza del terzo candidato chiamato in causa, decisiva si rivelò l’opera di mediazione di Alcide De Gasperi, che lo convinse a presentarsi: il 28 giugno 1946, con una percentuale di voti che sfiorò il 70%, venne eletto il giurista napoletano Enrico De Nicola, classe 1877, appartenente al Partito Liberale.

Ma chi era il primo Capo di Stato dell’Italia repubblicana? Qual era stato il suo passato da politico e che ruolo istituzionale aveva rivestito durante il periodo che precedette il secondo conflitto mondiale? In realtà, a seguito della Grande Guerra, dopo aver aderito al Partito Democratico Costituzionale e dopo aver ricoperto per due anni la carica di Presidente della Camera, nell’ottobre 1922 De Nicola venne confermato nelle sue funzioni dal nascente governo fascista. Assistette al discorso del “bivacco” e diede il suo appoggio al nuovo esecutivo, per il quale avallò la promulgazione delle prime leggi mantenendo l’incarico per altri 18 mesi. Salvo candidarsi nel “listone” alle elezioni che decretarono la vittoria del Pnf guidato da Benito Mussolini. Nel maggio 1924, pur essendo stato eletto nel collegio di Napoli per la Camera, rifiutò di giurare e si ritirò a vita privata dedicandosi esclusivamente alla sua professione di avvocato. Al tempo, quel rifiuto fu considerato come una autentica apostasia politica.

Personaggio particolare, per certi versi controverso, De Nicola si rese protagonista di un percorso politico iniziato come giolittiano di ferro e continuato ricoprendo progressivamente alcune tra le più importanti cariche dello Stato (fu anche Presidente del Senato e della Corte Costituzionale). Nell’estate del 1921 fu incaricato di mediare tra socialisti e fascisti, che avevano dato luogo a uno degli scontri politici più duri del periodo e avevano provocato una lacerazione istituzionale rivelatasi insanabile. Fu richiamato “coattivamente” alla vita politica nel 1929, in pieno ventennio, quando fu nominato Senatore del Regno, ma le sue presenze in aula furono scarsissime. Divenuto uno dei maggiori penalisti dell’intero panorama nazionale, eccolo di nuovo riaffacciarsi in Parlamento, ma solo dopo la caduta delle dittature nazi-fasciste. Prestò giuramento da Capo dello Stato provvisorio il 1° luglio 1946, e in seguito, per forza di cose, con un paese in pieno movimento e impegnato a pianificare un nuovo ordinamento per rifondare le sue basi istituzionali, si dimise e venne ancora rieletto il 26 giugno 1947. Infine, a seguito dell’applicazione della prima norma transitoria della Costituzione, il 1° gennaio 1948 assunse ufficialmente la carica di Presidente della Repubblica, il primo in assoluto della storia d’Italia.

La nomina di De Nicola diede il via ad una nuova era. Con i governi De Gasperi in successione, il paese si diede un equilibrio politico destinato a durare anni rispecchiando la sua collocazione internazionale. La coabitazione tra la Dc e le sinistre non eliminò tuttavia i contrasti di natura ideologica già evidenziati dopo il 1945. Le divisioni, amplificate dal profilarsi della guerra fredda, si protrassero nel tempo per riflettersi inevitabilmente a livello sociale sino agli anni Settanta e Ottanta, con le conseguenze nefaste che conosciamo. Il mandato di De Nicola durò sino al 12 maggio 1948, quando al suo posto fu eletto Luigi Einaudi.