Decreto Sicurezza: La lettera dei 19 dissidenti del movimento 5 stelle

Purtroppo rileviamo una carenza di discussione interna che in molte sedi, anche ufficiali, tanti di noi hanno espresso

In una  mail, arrivata all’Adnkronos, è racchiuso il testo che 19 deputati del Movimento 5 Stelle avrebbero scritto al capogruppo del Movimento alla Camera, Francesco D’Uva.

Questo il testo arrivato all’agenzia:

“Pur coscienti del percorso che avrà il Decreto Sicurezza e Immigrazione e dei tavoli di trattativa che ci sono stati sul tema in fase di elaborazione, riteniamo che il testo che arriverà alla Camera abbia molte criticità che si rifletteranno pesantemente sulla vita dei cittadini. Un testo che non trova, in molte sue parti, presenza nel Contratto di Governo ed è, in parte, in contraddizione col programma elettorale del MoVimento 5 Stelle”.

Siamo perfettamente a conoscenza di come questo decreto sia essenziale per la Lega e non è nostra intenzione complicare i già delicati equilibri di governo; non per questo però  riteniamo di non dover esercitare il nostro diritto di parlamentari e di non lasciare una traccia chiara e precisa di quale sia la posizione del MoVimento 5 Stelle su questo provvedimento

Non ci arroghiamo il diritto di essere la voce del Movimento, sia chiaro. Ci sarebbe però piaciuto confrontarci in tempi e modi adeguati affinché una posizione condivisa emergesse. Purtroppo rileviamo una carenza di discussione interna che in molte sedi, anche ufficiali, tanti di noi hanno espresso”.

“Per questi motivi  per l’importanza politica del decreto, per la sua incidenza culturale e sociale, veniamo a sottoporre al Presidente del Gruppo Parlamentare, ai Capigruppo di Commissione, ai Capi Area, otto emendamenti che alleghiamo, da depositare in Commissione Affari Costituzionali che sicuramente non renderebbero il decreto ottimale ma migliorerebbero sostanzialmente alcune parti davvero critiche, sempre ovviamente nel rispetto del Contratto di Governo, della Costituzione e dei principi del MoVimento 5 Stelle”.

“Sappiamo che questo iter di condivisione interna possa non essere canonico e che la firma su un emendamento dovrebbe essere il passo conclusivo di un percorso: tale percorso però non c’è mai stato e la responsabilità non è certo dei singoli deputati e deputate. Quindi non rimane altra strada, al momento, di procedere in questa maniera”.