Di Giovan Paolo, centro… nomina nuda tenemus?

La Dc non era il centro. Era “al centro”.

Preso dalla vita, che é tanto; e convinto, come ripeteva spesso Giovanni Bianchi, che la politica nasce meglio “ da ciò che politica non é” ho la fortuna di poter fare la crasi tra la riflessione di Guido Bodrato e quelle del dopo elezioni in Basilicata di Lucio D’Ubaldo.

Dico subito che la riflessione sul centro non mi ha mai affascinato molto se inteso in senso geometrico.

Io non ho mai aderito – e sottolineo mai- ad un partito di centro.

Sono stato un iscritto della Democrazia Cristiana, cosa molto diversa.

Ed ho seguito “ la mia setta” dove “ non si entrava per iscrizione e non si usciva per espulsione”, ma in base a ragionamenti politici, nella sua evoluzione di questi anni.

Almeno fino al “ big bang” dello scorso 4 marzo 2018 che ,come opportunamente segnala Marco Revelli nel suo ultimo libro “La politica senza politica”, segna un momento forte di spartiacque nelle dinamiche del voto e della rappresentanza politica, perfino più delle tanto proclamate, blaterate, e alla fine inesistenti, seconde e terze repubbliche.

Dunque cosa mi ispirano la riflessione di Bodrato e la riflessione di Lucio?

Alcuni punti che sono snodi e punti di transizione, non punti di arrivo.

Dubito che Prodi o Bodrato ( Guido é ancora più esplicito) stiano chiedendo di fondare un partito di centro, per il semplice fatto che Guido e Romano in primis e alcuno di noi in seconda o decima fila, siamo profondamente convinti di essere ben più radicali ( nel senso di radice) nella ricerca di soluzioni politiche, dei dirigenti del Pd oppure della direzione culturale Pd insediata a La Repubblica.

Gli esponenti della cultura cattolico democratica sentono che la finanziarizzazione della economia che mangia la politica e lascia la società senza direzione di marcia ed un senso comune, non può essere accettata in cambio di un lasciapassare verso una inesistente “stanza dei bottoni” ( alcuni Nenni non sanno manco chi sia….).

I Cattolici democratici Sono dunque meno proni a consorterie e massonerie varie di quanto lo si sia tra la dirigenza della “sinistra storica”; sono tendenzialmente più comunitari e meno elitari; più attenti all’ambiente di quanto lo si sia stati nel Pd che ha fatto scappare tutti i suoi esponenti ecologisti; hanno una politica estera nello stesso tempo realista ma anche attenta ai diritti umani che é oltre l’autodeterminazione dei popoli degli anni settanta e, sull’Europa, hanno una tradizione che mette in primo piano una costruzione federalista e solidale il cui cuore é la costruzione istituzionale nei modi permessi dal tempo( ai tempi di De Gaulle la Ced era impossibile ora invece é possibile, anzi si rischia di fare la difesa comune ma di non essere d’accordo su “cosa” l’Europa faccia poi una difesa comune)….

Accenno a queste poche cose di programma. In pillole ovviamente, per dire con chiarezza che siamo di fronte ad un paradosso ed a mio avviso Guido Bodrato è molto chiaro: ci dice che non basta un programma dettagliato, anche se serve a chiarirsi le idee ed a essere propositivi, ma soprattutto che il dibattito che ne scaturisce serve ancora di più, perché é esso stesso il seme di una proposta politica; e se germoglia poi fiorirà…. sul come, dove e quando,mi pare che non sia così esigente della immediatezza perché il Ppi ,la Margherita e il Pd – anche dal suo excursus nell’intervista- sono strumenti soggetti al tempo, alla condizione politica ( legge elettorale); in definitiva, come sempre per noi cattolici democratici, partiti e movimenti come strumenti, non soggetti della politica. Dunque tempo al tempo e cominciamo a dubitare, discutere e confrontarci senza aver fretta di concludere…

Ma Lucio ? Lucio D’Ubaldo é l’attivatore della chat della Rete Bianca, nonché l’intervistatore di Guido e promotore dei circoli dei liberi e forti, e si trova così a far la spola con l’altro corno del paradosso. E pur forse condividendo ( e praticando ) il “Festina lente” indicato da Guido Bodrato ,introduce alcuni elementi che anche io sento “bruciarmi sulla pelle” in questo periodo. In ordine, sono in primo luogo la natura mutata e non più inclusiva del progetto Pd di oggi rispetto a quello del 2007 ,debbo dire più per colpa di Bersani e Renzi, due facce della stessa medaglia…..che non per chi segue e raccoglie i cocci, che però certo non puó relegare le idee dei cattolici democratici ai personaggi divenuti Presidente o Tesoriere o vice qualcosa che non rappresentano nulla-NULLA- dei nostri mondi, né tantomeno a questa o quella corrente ecclesiastica di “eletti”che già nelle parrocchie ( come avvenne per CL – MP ), viene sempre vista con sospetto ( e peraltro ne condivide il ceppo originario). Il Pd e soprattutto la sua base e l’idea originaria, se rinverdita, rappresentano sempre un riferimento del centrosinistra, ma quand’anche volessimo attribuirgli il sorpasso del M5S alle europee e perfino più del 20 per cento dei voti, come intende arrivare al 37-38 per cento dei voti

,necessari, con l’attuale sistema elettorale, ad avere una maggioranza in Parlamento?

E’ ovvio che non può ,se cambia natura inclusiva( non ci si inganni delle primarie, il milione ed ottocentomila per almeno mezzo milione é composto di chi voleva dare un segnale a Salvini ed alle destre in aggiunta la manifestazione di Milano del 2 marzo …..non sono né nuovi iscritti né necessariamente voti certi tornati a a casa….) farlo da solo né con una logica da maggioritario ( tipo noi siamo il centrosinistra quello é il centrodestra ,o state con noi oppure peggio per voi…..) perché il maggioritario, appunto, non c’é più e il voto nelle regioni evidenzia come solo una coalizione in cui c’è un minimo di rispetto e di coesione possa costruire condizioni minime di “esistenza”. Per vincere, poi,serviranno candidati meno “ farmacisti” e raccogliticci e anche ceti sociali e categorie che vadano oltre le banalità di “ più giovani ,più donne, più innovatori”, salvo scoprire giovani nati vecchi, donne machiste attaccate alla poltrona, vedettes con Bersani poi con Renzi, poi con Martina poi con Zingaretti, tutte sempre dalla prima ora che fanno rivalutare certi “Tarzan” delle correnti Dc ; e per ‘innovatori’ la certificazione non dovrebbe essere quella di essere stati un Ministro o un dirigente “Técnico”, che poi ha deciso di dire la sua in politica ( dopo aver conquistato podio onori e soprattutto la ormai necessitata mediaticitá).

In questo senso le elezioni regionali, Basilicata pure ( un quartiere di Roma peró, senza offesa, anzi io ci lavoro, con rispettabili amici della Basilicata….) ci dicono che una urgenza – non per noi, per il Paese- c’ é : finché le esigenze politico culturali espresse da Guido Bodrato e quelle politico strategico-tattiche espresse da Lucio D’Ubaldo non vengono assunte dalla politica e per quel che mi riguarda dal centrosinistra, continueremo a vedere che M5S si atrofizzerà rimanendo con la sua parte post Grillo con del personale politico trasformista attaccato alla poltrona e necessario a Salvini per proseguire a Governare con un partner inesistente; mentre lui spolpa la destra e prova ad allargarsi ai ceti medi impoveriti ed impauriti.

Ma non spunterà una alternativa vera.

In questo senso, io vedo la necessità e l’urgenza di una politica diversa, e di una presenza di coalizione dei cattolici democratici anche in forme nuove ;ma credo che la strada passi necessariamente prima per le amministrative e solo dopo, organizzativamente,per una crescita di tipo nazionale.

Detto ciò, voglio chiudere come ho aperto, con una provocazione : la Dc non era il centro. Era “al centro”.

Col tempo questa posizione, politica e non geometrica o geografica, é stata assunta nella scienza della politica e nella comunicazione (anche politica ma non solo), come il potere dell’” agenda setting”. I grandi leader, Marco Pannella un esempio su tutti, conoscevano bene, per talento naturale ,oggi per studio ,la questione.

Ecco, cominciamo ad avere pensieri- e diffusi su larga scala- per essere incidenti sull’agenda setting, poi le forme organizzative verranno da sé.

L’Intendence suivrá!