Dibattito | Perché Iniziativa Popolare.

Concorrere al progetto di ricomposizione dell’area popolare, significa impegnarsi per costruire l’unità politica dei cattolici democratici, dei cattolici liberali e dei cristiano sociali, premessa indispensabile per dar vita al centro nuovo della politica italiana.

È in corso un’attiva azione per la ricomposizione politica dell’area popolare e per il superamento della lunga e suicida stagione della diaspora democratico cristiana. Ci avevamo provato dopo la sentenza della Corte di Cassazione n. 25999 del 23.12.2010 (“la Dc non è mai stata giuridicamente sciolta”) col tentativo di rilancio politico della Dc, ma, a distanza di oltre dieci anni, quel tentativo, pur lodevole, si è rivelato inadeguato se, alla fine, anziché l’unità degli ex Dc, siamo in presenza di oltre quindici sigle che, a diverso titolo, si rifanno alla Dc storica, continuando a combattersi per la supremazia. La sola Dc, a mio parere e sulla base delle sentenze sin qui formulate, legittima, guidata prima da Gianni Fontana e adesso da Renato Grassi, ha assunto, purtroppo, una deriva di destra, suffragata dalle scelte operate nelle recenti elezioni regionali in Sicilia con l’On. Cuffaro, e senza risultati tangibili, in quelle di Lazio e Lombardia. Una delle ragioni per le quali ho rassegnato le dimissioni di vice segretario di quel partito, che è impegnato nella celebrazione del suo congresso nazionale, cui, da “osservatore non partecipante”, auguro ogni miglior successo.

Non meno fortunata si è rivelata la scelta che, con l’amico Peppino Gargani e oltre cinquanta associazioni, partiti, movimenti e gruppi, avevamo avviato con la Federazione Popolare dei Dc, date le posizioni contrarie dei vari Cesa, Rotondi, organicamente inseriti con la destra del trio Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia e assai poco convinta dello stesso Grassi.

Concorrere al progetto di ricomposizione dell’area popolare, significa, a mio parere, impegnarsi per costruire l’unità politica dei cattolici democratici, dei cattolici liberali e dei cristiano sociali, premessa indispensabile per dar vita al centro nuovo della politica italiana. Un centro ampio e plurale nel quale possano trovare cittadinanza le culture politiche che hanno fatto grande l’Italia e concorsero in maniera decisiva a costruire le fondamenta costituzionali della Repubblica.

Tale progetto può svilupparsi dalla scomposizione di ciò che ha caratterizzato la lunga stagione della seconda repubblica, quella che coincide con la dolorosa diaspora democristiana tuttora in atto (1993-2023). Una scomposizione che, da un lato, scuote il Partito Democratico, specie dopo la nuova leadership della Schlein, che conferma la tesi del Prof Del Noce che già connotò il Pci come “il partito radicale di massa” e, dall’altra, mette in movimento gruppi e persone dai partiti che, con diversa legittimità e fortuna, si posero il problema della rinascita politica della Democrazia Cristiana.

Così dal Pd sono usciti diversi amici Popolari che non si riconoscono più in quel partito, sino all’autorevole denuncia dell’On. Fioroni, mentre il duo Bindi-Castagnetti, ultimi dei mohicani dossettian-prodiani già Dc, confermano la loro permanenza nel Pd, da “cattolici adulti”, aperti al relativismo etico prevalente di quel partito.

Con Fioroni, diversi amici che si rifanno al cattolicesimo democratico, come Sanza, Merlo, D’Ubaldo, Infante e altri, hanno avviato un serio processo di ricomposizione con l’incontro del Parco dei Principi e la sottoscrizione di un documento politico che indica una positiva strada di collaborazione. Un limite che, personalmente, mi sono permesso di evidenziare nella loro azione, è l’eccessiva apertura alla collaborazione col terzo polo di Calenda-Renzi, dato che da quei due partiti in via di unificazione, permane un’incomprensibile idiosincrasia anti Dc da parte di Calenda, “neo-azionista de noantri”. È un’iniziativa lodevole ma che deve tener conto della necessità di non regalare alla destra italiana l’area del cattolicesimo liberale, che va coinvolta nel progetto di costruzione del centro nuovo della politica italiana, alternativo alla destra nazionalista e sovranista e distinto e distante dalla sinistra, che ha, in via definitiva, assunto la rappresentanza dei valori laico radicali, lontani mille miglia da quelli propri della dottrina sociale cristiana.

Come ho più volte scritto, per costruire un centro politico nuovo ampio e plurale, che non si riduca a un soggetto laico radicale destinato a un ruolo minoritario ininfluente nel Paese, serve costruire la più ampia unità politica dell’area popolare, identificando, oltre ai valori ideali di riferimento comuni, proposte programmatiche coerenti e condivise. Anticipare, come frequentemente appare in alcune prese di posizione degli “amici del Parco dei Principi”, la questione delle alleanze, come scelta prioritaria, a me pare, cosa sbagliata e assai inopportuna. Una decisione che non facilita il processo di aggregazione, a mio parere del tutto prioritario. 

È questa la ragione per cui, con gli amici Fiori, Tassone, Gemelli, Tucciariello, Grillo, Berveglieri e Minisini, quest’ultimo direttore di “Idea Popolare”, la testata storica sturziana, abbiamo deciso di offrire un serio contributo al progetto di ricomposizione politica dell’area popolare, con “Iniziativa Popolare” e la sottoscrizione di un documento politico che, richiamandosi ai valori sturziani e degasperiani, indica alcune linee di programma che vorremmo discutere e approfondire con quanti sono interessati al progetto. Iniziativa Popolare è uno strumento di dialogo e di riflessione, aperto al contributo della vasta area cattolica e laico popolare. Uno strumento tanto più efficiente ed efficace, se sarà sostenuto dall’adesione dei tanti comitati civico popolari di partecipazione democratica che intendiamo sviluppare nelle diverse realtà locali per attivare, con metodo democratico, l’emergere di una nuova classe dirigente dotata di passione civile, disponibile a tradurre nella città dell’uomo, con gli orientamenti pastorali della dottrina sociale della Chiesa, i valori fondanti della Costituzione Repubblicana. Nessuna conflittualità con alcuno, ma solo il desiderio di offrire un contributo positivo al progetto della nostra ricomposizione politica.