DISTANZA TRA PROCLAMI E REALTÀ

Qualche mese fa in campagna elettorale qualcuno diceva che se avesse vinto le elezioni, l’Europa sarebbe stata messa ai margini. Quelle parole erano aria fritta: il sovranismo è solo una vuota parola.

 

Una cosa è certa, se una cosa è fatta bene, provenga da destra o da sinistra, dall’alto al basso, io non tardo a metterla in luce; stesso destino per una vicenda opposta, se negativa la dipingo per quel che è. Almeno secondo il mio sguardo. Se pubblico è perché chiunque, come sovente accade, può argomentare diversamente da quanto io faccia.
Qui, io non vesto una divisa di parte. Fosse così, sarei costretto a nascondere tanto le verità quanto le falsità, in quanto utilizzerei la mia penna a vantaggio della mia posizione politica. Non è così. Qualche mese fa in campagna elettorale qualcuno diceva che se avesse vinto le elezioni, l’Europa sarebbe stata messa ai margini e che il Paese sarebbe riassunto una sua autonomia e, utilizzando l’espressione di quella parte politica, il suo sovranismo, in barba a Bruxelles a Parigi, a Berlino.

Quelle parole erano aria fritta. La legge di bilancio racconta, in buona sostanza, che si seguono pedissequamente le linee di condotta dettate dalla UE. Dei 35 miliardi di euro mossi dalla finanziaria, quasi due terzi sono registrabili secondo il canone Draghi. La restante parte è impiegata per cose relative alle scelte governative della Meloni. Voi capite che qui siamo di fronte a una manovrina. Qui non si batte colpo e il sovranismo è solo una vuota parola. Il tentativo di dare qualche risposta a qualche segmento della società, ha trovano finora, solo una risposta fredda e per nulla soddisfatta. Cito solo la Confindustria, la quale per nome del suo Presidente Bonomi ha storto visibilmente il naso rispetto al prodotto governativo. Tralascio tutti gli altri tratti sociali perché da questi l’eco negativo è ancora più intenso.

Come vedete non le ho risparmiate a Letta e altrettanto non chiudo gli occhi d fronte alla Meloni. Così si deve fare, perché si resti nella credibilità della critica. Poi, com’è giusto sia, ascolterò tutte le contro deduzioni che altri faranno, pronto a riconoscere eventuali mie mancanze. È ben vero che la manovra non è ancora entrata nei due rami del Parlamento e che quindi potrà subire degli scostamenti rispetto alla matrice, ma gli assi portanti non si modificheranno e potranno pertanto “giocare” solo su quel terzo che potrà essere più o meno emendato e modificato. Ben poca cosa. Si è capito che tra un anno verrà comunque tolto il reddito di cittadinanza e magari imbastita un’altra risposta a certi fabbisogni, ma ad oggi, tutto ciò che è inteso come salvaguardia dell’angolo più in affanno del nostro Paese, non viene visto con gran simpatia.

La legge di bilancio racconta, in buona sostanza, che si seguono pedissequamente le linee di condotta dettate dalla UE.

Dei 35 miliardi di euro mossi dalla finanziaria, quasi due terzi sono registrabili secondo il canone Draghi. La restante parte è impiegata per cose relative alle scelte governative della Meloni. Voi capite che qui siamo di fronte a una manovrina. Qui non si batte colpo e il sovranismo è solo una vuota parola. Il tentativo di dare qualche risposta a qualche segmento della società, ha trovano finora, solo una risposta fredda e per nulla soddisfatta.

Cito solo la Confindustria, la quale per nome del suo Presidente Bonomi ha storto visibilmente il naso rispetto al prodotto governativo. Tralascio tutti gli altri tratti sociali perché da questi l’eco negativo è ancora più intenso.

Come vedete non le ho risparmiate a Letta e altrettanto non chiudo gli occhi d fronte alla Meloni. Così si deve fare, perché si resti nella credibilità della critica. Poi, com’è giusto sia, ascolterò tutte le contro deduzioni che altri faranno, pronto a riconoscere eventuali mie mancanze.

È ben vero che la manovra non è ancora entrata nei due rami del Parlamento e che quindi potrà subire degli scostamenti rispetto alla matrice, ma gli assi portanti non si modificheranno e potranno pertanto “giocare” solo su quel terzo che potrà essere più o meno emendato e modificato. Ben poca cosa.

Si è capito che tra un anno verrà comunque tolto il reddito di cittadinanza e magari imbastita un’altra risposta a certi fabbisogni, ma ad oggi, tuto ciò che è inteso come salvaguardia dell’angolo più in affanno del nostro Paese, non viene visto con gran simpatia.

Una cosa è certa, se una cosa è fatta bene, provenga da destra o da sinistra, dall’alto al basso, io non tardo a metterla in luce; stesso destino per una vicenda opposta, se negativa la dipingo per quel che è. Almeno secondo il mio sguardo.

Se pubblico è perché chiunque, come sovente accade, può argomentare diversamente da quanto io faccia.

Qui, io non vesto una divisa di parte. Fosse così, sarei costretto a nascondere tanto le verità quanto le falsità, in quanto utilizzerei la mia penna a vantaggio della mia posizione politica. Non è così.

Qualche mese fa in campagna elettorale qualcuno diceva che se avesse vinto le elezioni, l’Europa sarebbe stata messa ai margini e che il Paese sarebbe riassunto una sua autonomia e, utilizzando l’espressione di quella parte politica, il suo sovranismo, in barba a Bruxelles a Parigi, a Berlino.

Quelle parole erano aria fritta.