Dagli anni ’80 il mondo è stato trasformato, perché gli Stati Uniti hanno messo praticamente fuori porta le pratiche Keneysiane. Pratiche che salvarono gli USA dopo la grande crisi del 1929. Da allora, se escludiamo il bloco dell’est, il mondo seguì quelle indicazioni.

Nel nostro Paese tutti gli anni dal dopo guerra fino agli anni ’80 imparò, senza difficoltà, quell’indirizzo. Il primo segnale di chiusura nei riguardi del teorico dell’economia americano, si ebbe alla fine degli anni ’70, con Margaret Thatcher. Ma è Ronald Reagan che liquida definitivamente Keynes, per dar spazio al cosiddetto neo liberismo.

Da allora ad oggi, la bandiera reaganiana, non è mai stata ammainata.

Adesso, alla luce di questa catastrofe economica, il coronavirus non ha solo terribilmente colpito la vita, è causa pure di un afflosciamento economico. Di fronte a questo nubifragio, secondo alcuni a raggio più spaventoso da quello registrato nel lontano ’29, a mio modesto parere, servirebbe una riedizione di quelle politiche. Politiche in capo non agli Stati nazionali, non basterebbero, ma consegnate alle dita dell’intera Europa. E va da se, anche degli Stati Uniti d’America.

Domani si vedrà che cosa bollirà in pentola. Che idee matureranno gli Stati europei. Rispetto a quindici giorni fa, sembra che la rigidità allora esplicitata dalla Germania sia leggermente venuta meno. Escludo che tale fenomeno si estenda agli altri piccoli Paesi del nord, ma quel che conta e, sottolineo, quello che tutto determina, sarà la posizione tedesca.

Sono persuaso che alla fine molti Paesi utilizzeranno il MES, a patto che sia prosciugato dalle contromisure dei protocolli precedenti: 36 miliardi, utilizzabili essenzialmente, ma non solo per la sanità, non si possono certo lasciar per strada. Vi sarà poi un’ulteriore misura, ad orizzonte ampio, che dovrebbe essere indispensabile per applicare le politiche keneysiane, quelle di cui parlavo sopra. Politiche che darebbero ossigeno a tutte le nostra imprese, al lavoro e alla sicurezza di tutte le famiglie italiane. Ricordo solo che l’ammontare di una simile operazione, stando a quanto ci informano, dovrebbe essere dai mille ai mille e cinquecento miliardi di euro.

In sintesi, utilizzare soldi pubblici della BCE, per gli sviluppi industriali dei diversi Paesi europei. L’unico aspetto, che a quanto sembra, limiti questa operazione, potrebbe essere causata da una probabile lentezza dell’intero protocollo europeo.

Comunque sia, c’è da augurarsi che ciascuno faccia il suo compito tenendo in debita considerazione il destino dell’intero continente, perché, ormai si sa, la caduta di uno trascinerebbe tutti quanti al suolo.