DOPO LA CRISI UCRAINA: APPUNTI PER UN NUOVO INIZIO DELL’ECONOMIA E DEL LAVORO. INTERVISTA A GIUSEPPE SABELLA.

“La crisi ucraina è molto preoccupante. Come è preoccupante – dice in conclusione Sabella – che nel nostro Paese non sia ancora maturata la consapevolezza che l’Italia non ha alternative a rafforzare i suoi legami con l’area euro-atlantica. Siamo dentro una storia di pace e di libertà che dura da oltre 75 anni. E anche di benessere, per quanto sempre più a rischio dopo la crisi del 2008 di cui sentiamo ancora le scorie”. Pubblichiamo di seguito la prima parte dell’intervista rinviando al link, in fondo pagina, per accedere al testo integrale.

Caro Dott. Sabella, questo volume da lei curato, che si avvale di otto contributi di livello compreso il Suo, intende inquadrare il contesto internazionale in cui si muovono Italia ed Europa alla luce delle annunciate politiche programmatiche (Next generation EU, Pnrr) attinte dall’Agenda ONU 2030 e dal Green Deal del 2019. Cercando di evidenziare altresì i punti cardinali che dovranno orientare la trasformazione dell’economia e del lavoro, nel segno della sostenibilità e della digitalizzazione. Vuole illustrare il significato di questo impegno di osservazione e riflessione al quale modestamente viene dato il nome di “appunti”?

Per anni, dopo la “stagione dell’austerity”, abbiamo chiesto all’UE di darsi un indirizzo politico che tenesse certamente conto delle specificità degli stati membri ma che, tuttavia, proiettasse l’economia e l’industria europea in una rinnovata competizione con i colossi americano e cinese. Per queste ragioni, quando Ursula von der Leyen ha presentato il Green Deal al Parlamento europeo – peraltro come primo atto del suo mandato (11 dicembre 2019) – mi è parsa un’iniziativa di grande rilievo.

Non a caso, la stessa Presidente della Commissione europea ha quel giorno utilizzato parole importanti e cariche di enfasi: “per l’Europa il Green Deal è come l’uomo sulla luna”. Questo perché il cosiddetto “piano verde” ha il suo obiettivo finale nell’autonomia industriale ed energetica. Ecco perché, per un continente non proprio ricco di materie prime come l’Europa, l’autonomia industriale ed energetica è un “sogno”. Questa grande trasformazione – che è ciò che chiamiamo “Transizione” – ha, come lei dice, i suoi driver nella sostenibilità e nella digitalizzazione. Tuttavia, presupposto fondamentale del Green Deal – anzi, il suo primo pilastro – è la risposta dell’Europa alla riconfigurazione della globalizzazione. E come lei ricorderà, ho dedicato a questo tema capitale il mio precedente lavoro “Ripartenza Verde. Industria e globalizzazione ai tempi del covid”, di cui abbiamo parlato approfonditamente a suo tempo. Venendo a questo nuovo libro, la sua prima parte (G. Sabella, M. Magatti C. Pelanda) sviscera le origini e lo stato di avanzamento di questa riconfigurazione del palinsesto multilaterale, processo in atto sin dall’ultima fase della presidenza Obama e accelerato prima dalle politiche di Trump, poi dalla pandemia e ora dalla crisi ucraina.

È chiaro che, allo stesso tempo, la Transizione chiede capacità di gestire i processi della trasformazione. Da qui gli approfondimenti sulle grandi coordinate attorno alle quali le policies devono muoversi: sviluppo locale (A. Brugnoli), intelligenza artificiale (R. Cucchiara), lavoro ibrido (M. Martone), politiche attive del lavoro (P. Ichino) e salario minimo (P. Tiraboschi). Come recita la quarta di copertina, “si è scelta la parola «appunti» perché il discorso, naturalmente, qui non si esaurisce. Tuttavia, da qui può iniziare”. Sono convinto che questo libro sia una sorta di manifesto. E per questo, sono grato all’Editore per il compito che mi ha affidato oltre che agli eminenti studiosi che, insieme a me, hanno contribuito al buon esito del lavoro.

Sul piano delle incidenze oggettive che condizionano una politica di pianificazione e sviluppo a livello nazionale ed europeo, possiamo considerare la fine della parabola della globalizzazione, la pandemia da Covid 19, la guerra in Ucraina, la crisi energetica attuale i fattori di maggiore condizionamento?

Ricorderei che il Next Generation EU è il punto di approdo dei lavori del Consiglio europeo di marzo-maggio 2020. In piena pandemia, i capi di stato dei 27 stati membri si ritrovano per dare sostegno non solo all’economia che si ferma ma anche alla sua rifondazione, al Green Deal appunto, che era ancora in cerca di un fondamento finanziario. Il raggiungimento degli accordi che portano al Next Generation EU viene facilitato dall’urgenza di dare risposte alla crisi pandemica. Proprio in quel momento, in Europa, la percezione diffusa tra l’establishment è che non si possa soltanto sostenere l’emergenza sociale che deriva da quella sanitaria, ma che si debba proiettare l’economia europea verso una vera ripartenza (da qui, appunto, il titolo del mio libro precedente “Ripartenza Verde”). Come dicevo, già il Green Deal si articola ed è programmato in un contesto post-globale e di decoupling (termine che viene utilizzato per indicare il disaccoppiamento delle catene del valore e lo sdoppiamento della globalizzazione, ovvero della piattaforma occidentale e di quella asiatica).

La guerra in Ucraina è proprio la conseguenza di questo processo: Putin ha ritenuto che sia meglio guadagnare posizioni con la Cina che restare agganciati all’Occidente. Penso che abbia sbagliato a fare i conti – la Russia non ha mai guadagnato così tanto come negli ultimi 20 anni, ovvero nel periodo in cui l’abbiamo coinvolta nel processo di globalizzazione – ma questa è la realtà delle cose. Giustamente quindi, come lei mi chiede, i fattori di maggior condizionamento sono proprio questi: il nuovo scenario mondiale, la pandemia e la guerra in Ucraina. Tuttavia, le vere e potenti variabili in atto sono la crisi delle materie prime – e non solo dell’energia – e la spirale inflattiva. Per quanto siano tendenze che auspichiamo stiano andando sotto controllo, restano i fattori di maggior incidenza sulle politiche pubbliche. Tant’è che gli USA stanno varando ora un provvedimento molto importante, l’Inflation Reduction Act. In Europa, invece, ancora siamo fermi a osservare la nebulosa. Ma dopo questo provvedimento di Biden, non possiamo più permetterci di stare a guardare.

Per leggere il testo integrale Intervista a Sabella