Il Governo Draghi è un bene per il nostro Paese: nonostante qualche legittima perplessità circa la sua composizione, va accompagnato con fiducia e speranza. Non bisogna credere, tuttavia, che il prestigio e l’autorevolezza del nuovo Premier bastino a dissolvere tutte le insidie e a superare le debolezze strutturali della politica e della società italiane. Sarebbe un errore micidiale.

Draghi è un “fuoriclasse” e sono certo che imprimerà una correzione di rotta significativa e positiva, ma neppure lui potrà – da solo – rimettere definitivamente l’Italia sul sentiero giusto. Sono rimasto sconcertato dalla faccia tosta dimostrata dalla classe politica in questo frangente. Dopo il fallimento del secondo Governo di questa Legislatura ci si sarebbe attesi almeno un minimo di pudore, accompagnato magari da una sincera riflessione sulle cause profonde che impongono ai Capo dello Stato in carica, con sistematica ricorrenza, soluzioni di questo tipo e “appelli estremi” come quello lanciato da Mattarella.

Invece, niente di tutto ciò: né pudore, né riflessione. Solo il tentativo di “mettere il cappello” sul nuovo Premier per rivendicare la bontà delle proprie battaglie di bandiera, le quali – in larga parte – sono proprio quelle che hanno portato alla crisi di sistema che ha imposto la soluzione Draghi. Tutti a elogiare – in primis il M5S – il nuovo Ministero per la “transizione ecologica”.

Ma solo qualche settimana fa, le stesse forze politiche del Conte Due avevano varato una bozza di Recovery Plan (di cui, per scelta europea, la transizione ecologica deve essere uno dei pilastri) che Bruxelles avrebbe rimandato al mittente dopo averlo fatto a coriandoli, tanto era inconsistente. Tutti a rivendicare “continuità” (con l’opra del Conte Due oppure con gli slogan della ex opposizione) quando sappiamo bene che invece Draghi è stato incaricato proprio perché con queste “continuità” si sarebbe andati a sbattere.

Domanda: può un Paese come il nostro affidare le speranze di visione, competenza, serietà e coraggio solamente ad un Premier Taumaturgo e ai suoi tecnici, mentre il sistema politico si balocca in slogan e rivendicazioni auto referenziali?

Evidentemente, no.

Dunque, mentre Draghi e la sua squadra cercheranno di fare il loro dovere nel prossimo anno o anno e mezzo, occorre che tutto il sistema Paese (dalla sua tecnocrazia alle parti sociali e imprenditoriali) decida finalmente di diventare “adulto”. E occorre che la Politica si rigeneri, assumendo piena coscienza della propria crisi di rappresentanza e di ruolo. Personalmente credo che ciò richieda una radicale riorganizzazione del sistema politico, oggi in larga parte incapace di “dare voce” a moltissimi cittadini.

In particolare a quella larga parte di italiani che avverte il pericolo di avventure populiste ma non crede neppure alle formule e alle parole d’ordine del recente passato, che percepisce un po’ come vuote e retoriche. È lo spazio di un Riformismo adulto, coraggioso e responsabile. Lo spazio delle culture popolari e liberal democratiche declinate secondo i nuovi paradigmi del nostro tempo e le necessità di trasformazione della società e delle istituzioni. Sostenere con coraggio queste trasformazioni, senza compromettere la coesione sociale e senza svuotare di senso comunitario la democrazia, è la vera missione di questo “spazio politico che oggi non c’è “.

Vi sono troppe frammentazioni e troppe bandierine più o meno personali. Eppure è lì che servirebbe una proposta nuova, autorevole e convincente. Qualcuno pensava di farla nascere “in vitro” (e su progetto esecutivo altrui) attorno a Conte. Come era ovvio e come abbiamo scritto, la cosa non aveva fondamento alcuno. La strada per noi non può che essere quella “extra parlamentare”, cioè quella della comunità, dei territori, della costruzione di un progetto di resilienza politica.

Ma occorre lavorarci subito. Il mondo dei “popolari” (da Insieme a Rete Bianca, da Demos alla Rete Popolare promossa da Giuseppe De Mita) deve trovare un punto di incontro e – nello stesso tempo – non può non aprire un dialogo serio e operoso con Base Italia di Marco Bentivogli e con le altre esperienze che si muovono in questo campo.