Quanti ricordi evoca la fotografia pubblicata dal Corriere della Sera di ieri, giovedì quattro febbraio, che vede insieme le tre sezioni della terza liceo del Massimo alla vigilia della maturità del ’65 o del ’66, non ricordo più. In effetti, per una qualche fortunata congiunzione astrale, tra i volti di quella fotografia ci sono davvero, insieme, tanti personaggi che hanno detto qualcosa nella storia del nostro Paese di questi anni, a cominciare dagli insegnanti ritratti al centro del gruppo. Primi fra tutti padre Sabino Maffeo, insegnante di fisica, poi rettore, scienziato, direttore della Specola Vaticana,  e padre Franco Rozzi, insegnante di storia della filosofia, preside del liceo, medaglia d’oro dell’istruzione, toscano e appassionato di politica all’inverosimile, chissà che direbbe oggi alla notizia di Mario Draghi. Quando anni fa padre Rozzi ci ha lasciati, a salutarlo nella chiesa di piazza del Gesù eravamo tanti ex alunni, e fra noi Mario Draghi, sempre con quel suo atteggiamento composto e discreto.

 Negli anni Ottanta lo incontravo a villa Firenze, la residenza (davvero esclusiva) dell’ambasciatore italiano a Washington, all’epoca era Rinaldo Petrignani, rimasto lì dieci anni. Draghi se non ricordo male in quel periodo era alla Banca mondiale, o al Fondo monetario, poi è tornato in Italia ed è diventato direttore generale del ministero del Tesoro. Le volte in cui ci si  incontra tra ex alunni, c’è sempre una caratteristica: bastano pochi minuti per aggiornarci su quanto è avvenuto di noi rispetto all’incontro precedente. E’ vero che in genere molte cose reciproche le conosciamo già dai giornali, ma la vita privata, gli affetti, i figli, i nipoti, come sta girando la fortuna, c’è sempre parecchio altro da dire. 

 C’è sempre stata anche un’altra caratteristica, in questi incontri. Non sono mai diventati l’occasione per un qualche scambio d’interesse di uno o dell’altro: una specie di noblesse a non mischiare amicizia e favori legati alle rispettive posizioni nella vita professionale e magari istituzionale. Draghi sappiamo tutti, De Mistura anche lui non ha bisogno di presentazione, Luca Del Balzo è stato a lungo ambasciatore, Rodolfo Baviera vendeva, e credo vende ancora, aerei a magnati e governi, Luigi Abete banchiere e Confindustria, io all’epoca stavo a palazzo Chigi, Gianni De Gennaro Capo della Polizia, Luca di Montezemolo, anche di lui che dire, e i tanti altri, impossibile nominarli tutti, nei loro diversi campi di attività. Un personaggio fantastico univa e raccordava ogni tanto le nostre vite e confessava i nostri peccati, padre Tommaso Ambrosetti, che è stato anche il capo della provincia dei gesuiti d’Italia e di Albania.

Caro Tommaso, una volta ebbi difficoltà ad arrivare in Albania per una specie di missione governativa, e fu lui ad aiutarmi. Che storia sarebbe da raccontare quella. Una sera a cena da me si conobbero Stefano De Mistura e Rosetta Russo Iervolino, all’epoca ministro dell’Interno, Governo D’Alema. Per farla breve poche settimane dopo De Mistura partiva per l’Albania, inviato speciale del Governo italiano, con l’incarico di organizzare un campo profughi a Kukes, una località sulle montagne ai confini tra Albania e la ex Iugoslavia. Ricordo, per andarlo a trovare, il viaggio su un elicottero militare fra soldati con le mitragliere spianate e i piedi che penzolavano nel vuoto. A Kukes De Mistura aveva trovato non so come un vagone ferroviario dell’esercito austriaco di decenni prima adibito a fare il pane, e lo aveva riattivato. I profughi che arrivavano lì, sopravissuti a violenze e stenti infiniti, trovavano ad accoglierli questo profumo  di pane e una  impensabile organizzazione fatta di umanità e di rispetto della loro dignità.  

Mario Draghi, che io ricordi, ha sempre avuto l’aspetto che oggi tutti gli riconoscono, quella compostezza, quella discrezione, quella misura che dicevo all’inizio. Io penso che sia sempre così, i numeri uno non hanno bisogno di darsi da fare per apparire quello che già sono. Non so francamente, con l’attuale composizione parlamentare, se Draghi ce la potrà fare a formare un governo duraturo  e del profilo necessario rispetto alla difficoltà straordinaria della situazione. Sugli  spalti il tifo è sincero, in Italia e fuori, ma in campo i giocatori sono  quelli che sono e che conosciamo. Penso ai cinque stelle, divisi tra il sostenere Draghi, a quale prezzo?, e la tentazione dell’opposizione, tornare a reclamare le cose che non hanno fatto quando erano loro a comandare al Governo. Renzi ha esaurito il suo compito, ma per ora, poi si vedrà, Il PD ha la modestia della classe dirigente che sappiamo, il centro destra tra Salvini e la Meloni è sopratutto destra, antieuropea, sovranista, populista. La colpa della situazione, ha detto bene Ernesto Preziosi, non è della politica ma di questi politici. Speriamo che quella di Mario Draghi non resti solo una lezione di stile.