Non sono un economista, ma il quadro che alcuni esperti offrono è, a mio parere, del tutto convincente: l’Italia necessita di un intervento di politica economica di ampio respiro e di impegno di lunga durata.

Non basta quindi una normale azione di governo di breve durata. Se non ho capito male, qui necessita una scelta di politica economica di così ampio respiro da impegnare le volontà e le forze per più legislature. E, se si paventano giustamente in questa prospettiva serie pericoli di sommovimenti sociali che potrebbero porre in pericolo la nostra democrazia e la pacifica convivenza del Paese, è necessaria una forte iniziativa che impegni ogni forza politica.

È necessario cioè un coinvolgimento di tutte le rappresentanze parlamentari, di maggioranza e di opposizione, perché concordino una piattaforma di politica economica sulla base delle poche comuni visioni sulle attuali necessità socio-politiche del Paese. E questo, al di là di ogni diatriba sulle responsabilità storiche su tale situazione, che a ben vedere possono essere individuate in taluni errori largamente condivisi nel passato da pressoché tutte le parti politiche e sociali.

Agli storici libero campo per gli studi futuri, agli attuali politici la responsabilità di un impegno e quindi di un lungo e largo sostegno che mi sembra indifferibile. Ma vi sono oggi tra i partiti di maggioranza e tra quelli di opposizione, nessuno escluso, statisti e non politici improvvisati, capaci di assumersi tali responsabilità? E siamo già noi stessi, cattolici democratici, sociali popolari e liberali, che dir si voglia, tali da assumerci fin nelle basi culturali, la responsabilità di condividere un tale invito al consenso?

Questo mi sembra l’oggetto di oggi.