Lucio D’Ubaldo, dalle colonne del Domani D’Italia, ha lanciato la proposta, raccogliendo l’autorevole monito di Papa Francesco “all’unità della politica” e di fronte alla perdurante emergenza sanitaria nazionale ed internazionale, di iniziare questo sforzo dalla riscoperta delle ragioni autentiche dell’europeismo. Individuando anche in due leader politici i possibili interlocutori di questa sfida, entusiasmante ed originale, politica e culturale. E cioè, l’attuale Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli e l’ex Presidente Tajani. Una proposta nè provocatoria nè astratta ma concreta e perfettamente praticabile. Senza creare confusioni politiche di natura consociativa a livello nazionale e senza ipotecare futuri equilibri politici. Una proposta, soprattutto, che avrebbe il merito di riattualizzare il magistero politico di Alcide De Gasperi e di tutti coloro che hanno individuato nell’Europa, nelle diverse fasi storiche, non un luogo burocratico e finanziario dominato dalle varie e ben note lobby, ma un progetto politico, culturale e sociale in grado di unire i vari paesi in una vera comunità economica e politica. In grado di garantire crescita e sviluppo economico ma anche, e soprattutto, di praticare la solidarietà e la sussidiarietà. E, in una fase storica che richiede più Europa e più comunità, è arrivato il momento, forse, di ridar voce e sostanza a quella intuizione e a quel progetto originario europeista. 

Ma, accanto a quella proposta e all’invito specifico avanzato da D’Ubaldo, c’è un altro grande tema che si affaccia con prepotenza alla nostra attenzione. E cioè, rileggere e riattualizzare una moderna economia sociale di mercato. E, nello specifico, rilanciare un moderna politica di intervento dello Stato in economia. Un recente intervento di Romano Prodi ha riproposto il tema, al di là e al di fuori di qualsiasi strumentalizzazione sulla statalizzazione dell’economia e sulla mortificazione dell’iniziativa privata. Nulla di tutto ciò ma, dopo la pandemia che ci ha travolti e sconvolti, è indubbio che il ruolo dello Stato nel sistema economico è ridiventato centrale e chiaramente indispensabile se non vogliamo assistere ad un progressivo stillicidio del nostro sistema economico e produttivo. 

Ecco, riproporre oggi un pensiero che possa gettare le condizioni per una rinnovata “unità della politica” passa anche attraverso la capacità di individuare temi comuni e fortemente concreti che possano dare risposte altrettanto concrete alle domande che sono sul tappeto dopo questa terribile pandemia. E se la nuova Europa è certamente un tema costitutivo lo è anche, a maggior ragione, una rinnovata economia sociale di mercato e la rilettura di un moderno intervento dello Stato in economia. Un pensiero, lo dico sottovoce, che avrebbe anche il merito di riscoprire e riattualizzare il magistero politico dei grandi democratici cristiani che hanno contribuito, negli anni, a dare cittadinanza e gambe ad un progetto politico riconducibile al miglior patrimonio del cattolicesimo politico e del cattolicesimo sociale. 

Abbiamo il dovere, oggi più che mai, di ripartire dalle fondamenta. Solo così possiamo dare un contributo politico e culturale originale al nostro paese e alla nostra cultura di riferimento. Smettendola di perdere tempo con discussioni astratte e del tutto virtuali su nuovi partiti e nuovi schieramenti.