Ho passato voce ai miei confratelli per non mancare oggi al dovere civico del voto. Poi mi sono anche allargato, come suol dirsi: “Mi raccomando, votate Bonaccini e Callipo”. 

Ai miei confratelli, tuttavia, il Pd non piace. In convento, a Bologna, qualcuno già digrigna i denti perché teme di dare una mano non tanto al meritevole Bonaccini, ma all’infido Zingaretti.

E allora? Beh, si vota e basta. Alla fine Zingaretti si sveglierà dal sogno e toccherà con mano – mi auguro – che a salvare la “Rossa Emilia” saranno stati i “Bianchi” generosi, quelli che una volta con il nostro Pippo (Dossetti), contendevano ai “Rossi” la pretesa del buongoverno.

Che gioia! 

In altri tempi era tutto scontato, tutto già visto. Il PCI stravinceva e dettava legge dall’Appennino all’Adriatico. E i comunisti festeggiavano, ma con garbo. Vincere in Emilia, per loro, era come per Gimondi vincere con la sua bici da corsa la gara dei tricicli alla Festa patronale. 

Invece oggi si stenta a credere che il Pd possa vincere e si fanno tutti gli scongiuri possibili e immaginabili per rimuovere l’incubo leghista. 

Comunque Zingaretti sembra un frate, pure come cammina, dondolando. Mi dicono abbia guardato in tv l’ultimo comizio delle sardine, alzandosi in piedi e raccogliendosi compunto. 

Sì, me lo hanno detto. Si è fatto serio e ha bofonchiato tra sé e sé la formula liturgica che serviva – secondo dicerie malevole – ad aggirare nei conventi medievali l’astinenza dalle carni: “Ego te baptizo piscem”, e la carne diventava pesce, per i frati. 

Insomma, storpiando un po’ il concetto, Zingaretti ha battezzato le sardine!

A modo suo.

E poi, a modo suo, farà pure il “partito nuovo”, a condizione che si vinca. Ma se si vince – ed io, ripeto, lo spero ardentemente – dovremo battezzare noi Zingaretti, per scongiurare che s’ingarbugli  per l’emozione e provi a rifilarci la sua Ditta come nuova.