Ma che cosa è in fondo l’anima che caratterizza l’autonomia differenziata? Qual è il vero motore di questa richiesta? Sarò prosaico, forse cinico, ma andando al cuore della vicenda sono costretto a rispondere che è il denaro. In fondo, tutto si traduce in una redistribuzione differenziata del denaro: dove si produce ricchezza, la ricchezza deve restare; l’idea solidaristica deve essere messa da parte e cancellata dalla memoria.

Il provvedimento legislativo non metterà immediatamente in luce questo principesco dispositivo, lo depositerà nelle sacche nascoste e nelle potenzialità che la legge avrà in serbo.

Del resto, da che mondo è mondo, l’egoismo ha sempre signoreggiato in chi più possiede. Se riandate con la memoria alle origini del movimento leghista, troverete quel principio sul frontespizio delle loro sedi di partito. Per riassumere quella sostanza, basti gettare un fascio di luce sull’affermazione: “Roma ladrona”.

Oggi, dopo più di trent’anni, quello slogan ritorna, in forma del tutto nascosta, prepotentemente alla ribalta.

Fontana e Zaia restano inchiodati a quella fonte e sostengono la tesi che il gettito erariale delle rispettive regioni deve, in larga parte, restare a Milano e a Venezia e non prendere il treno verso la Capitale. Tradotto in termini semplici, il denaro del nord non deve essere, se non in misera parte, distribuito a Catanzaro, Napoli, Palermo, etc..

Nulla da dire se l’Italia non fosse un Paese, nulla da obiettare se l’Italia non fosse uno Stato unitario, nulla in contrario se non avessimo una Costituzione, ma val la pena ricordare che ancor oggi, e nel mio cuore auspico che questo rimanga, la nostra è una realtà, per quanto composita, che dà luogo a un tessuto Statale unitario.

All’interno di questo concetto, non può non trovare soggiorno l’idea di solidarietà che la stessa Costituzione lo scrive a lettere cubitali.

Adesso, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Conte si trova tra le mani una patata bollente, ma non potrà non svolgere il compito che gli è assegnato, ossia stare all’interno di quei principi che ho ricordato. Proporrà un provvedimento dal quale saranno totalmente espunti i desiderata dei due Governatori leghisti.

Questo brano dovrà essere suonato in sordina, suonato perché bisogna affrontarlo, in sordina perché deve tacitare le richieste impercorribili dai fautori del disegno. Cosa farà mai Salvini? Un dilemma che terrà in tensione le curiosità di tutti noi. Già questa settimana potremmo saggiare le mosse future anche se dobbiamo attenderci imperscrutabili e fulminei colpi di teatro.

Siamo costretti a muoverci come dei funamboli su corde sempre più sottili.