Emergenza rifiuti a Roma: Gualtieri fa leva sull’ottimismo mentre la politica ostenta superficialità.  Non va bene.

 

I troppi roghi degli impianti, l’ultimo dei quali a Malagrotta, suscitano sospetti intollerabili. Cerroni attacca e nessuno risponde. Non c’è una vera consapevolezza della gravità della situazione. Il Pd lascia fare al Sindaco nell’illusione che la pioggia di risorse finanziarie annunciate arrivi a bagnare la terra inaridita della politica. Non è detto che ciò avvenga.

 

Romano Contromano

 

Povera Roma. A distanza di pochi anni vanno a fuoco tre impianti destinati al trattamento delle varie tonnellate di rifiuti che la città produce quotidianamente. Brutta notizia, con scarse reazioni: sappiamo dal Sindaco che l’indagine della magistratura sull’incendio di Malagrotta, l’ultimo della serie, sarà portata avanti con scrupolo nei prossimi mesi per accertare eventuali ipotesi di reato. Il Procuratore Lo Voi avrebbe dato garanzie a tale riguardo, come se non fosse un dovere della magistratura fare questo e come se questo dovere escludesse, su un altro piano, la responsabilità della politica di capire cosa stia accadendo nella Capitale sul delicatissimo versante della gestione dei rifiuti. Che ci sia un disegno criminale, è legittimo pensarlo anche quando una nube di narcosi, non meno nociva di quella rilasciata dal rogo, grava sulla pubblica opinione.

 

Manlio Cerroni, il “re della monnezza” messo sotto accusa per colpe mai finora accertate nei processi, ha rilasciato dichiarazioni pesanti al Riformista di venerdì scorso, in pratica denunciando l’avventatezza del provvedimento del Tribunale che ha affidato anni fa l’impianto di Malagrotta a una gestione commissariale priva di competenze e cognizioni tecniche. Sarebbe lecito aspettarsi che qualcuno smentisse tali pesanti addebiti, perché il silenzio mette le ali ai sospetti o alle illazioni. Sembra che l’informazione incontri la difficoltà a dispiegare la sua carica vitale nella ricerca della verità. E i partiti nemmeno recepiscono l’insidia di questa inammissibile congiura della distrazione. Mai la città aveva conosciuto un livello così alto di evanescenza nell’articolazione della dialettica democratica.

 

Per giunta Cerroni insiste su un altro punto: l’ipotesi di bruciare i rifiuti è sbagliata, a suo dire, perché oggi esistono sul mercato tecnologie alternative che assicurano un impatto molto più sicuro sull’ambiente, riducendo drasticamente le emissioni di CO2. Si dovrebbe desumere che il futuro non si sposa con la scelta, formalmente data per scontata, dell’incenerimento. Eppure, che sia vero o che sia sbagliato, il monito lanciato da Cerroni non viene preso in considerazione. Il dibattito sfugge dalle mani e prende il volo, lasciando sul campo una divisione rivestita di facili pregiudiziali: pro o contro l’inceneritore, senza entrare nel merito delle soluzioni. Saggezza vorrebbe, invece, che la battaglia per restituire decoro e pulizia alla città non eludesse il nodo delle soluzioni tecniche in grado di conseguire l’obiettivo di una moderna ed efficiente gestione dei rifiuti.

 

Roma intanto si dimena nell’emergenza. In questo quadro è superfluo dire che con il passare del tempo cresce il disagio della popolazione. Gualtieri si muove con diligenza e spirito di abnegazione, ma sconta una certa solitudine nell’esercizio delle responsabilità amministrative. Il Pd, perso nell’oblio di sé, non lo aiuta: invece di donare energia alla sua iniziativa, adesso più che mai concentrata sulla pulizia della città, ne registra passivamente gli sviluppi. Quale sia la visione d’insieme, ovvero l’approccio consapevole ai problemi della Capitale, non è dato di sapere. Si annuncia la convocazione del congresso cittadino e le primarie per la candidatura a presidente della Regione, ma tutto sfuma negli equilibrismi interni tra aree d’influenza, senza uno sforzo di elaborazione strategica. Certo, sono in arrivo tante risorse e con esse, si spera, la correzione delle criticità che più incidono sulla vita quotidiana dei romani. Tuttavia, se manca l’afflato della politica, ovvero l’insostituibile soffio di idealità che da essa promana, non c’è sicurezza di ottenere con la sola leva finanziaria un riscontro organico alla speranza di riscatto della città.