Pubblichiamo il messaggio che Roberto Gualtieri ha inviato agli organizzatori dell’evento, svoltosi ieri all’Istituto Nazareno, in via Sant’Andrea delle Fratte 15, per la presentazione del libro di Simon Strauss “Nove settimane a Roma” (Accademia degli Incolti – Italo Svevo). All’incontro ha preso parte Cristina Maltese in qualità di rappresentante del Comitato elettorale del candidato sindaco del centro-sinistra.

Non sono un critico letterario, ma il libro di Strauss mi lascia la sensazione di un’opera stimolante, molto arguta, particolarmente ricca di suggestioni. Prendiamo la descrizione che fa della Chiesa degli Angeli a Piazza della Repubblica e leggiamo la conclusione:’“Così, oggi, antichità, cattolicesimo, stato-nazione e scienze naturali si ritrovano tutti insieme a condividere uno spazio ristretto, come all’interno di un ascensore affollato”. In effetti viviamo, consapevoli o meno, dentro questa peculiare condizione romana di affollamento: di storia, di problemi, di aspettative e contraddizioni.

Non possiamo scivolare nella malinconia di una città ai margini della sua stessa dimensione millenaria. Dobbiamo guardare avanti, con fiducia; guardare alle ragioni che spingono uno scrittore berlinese a ritornare sui passi di Goethe, riprendendo nei confini dell’Urbs il filo del “Grand Tour” di cui i rampolli dell’aristocrazia europea non potevano fare a meno nei secoli passati; dobbiamo farne oggetto, pertanto, di un caldo apprezzamento, perché ci spinge a rompere l’assedio della nostra riottosità a metterci di nuovo in gioco, da protagonisti.

Non dispiacerà a Strauss, come neppure potrà dispiacere ad altri meno attenti di lui alla “romanità”, che si ricordi in questa sede la speciale relazione – un gemellaggio esclusivo lungo l’asse transalpino, ma in chiave europeistica – che dal 1956 lega Roma alla città di Parigi. Ora, mentre i Presidenti della Repubblica Sergio Mattarella ed Emmanuel Macron si accingono a firmare il “Patto del Quirinale”, dando sicuramente spessore a una rinnovata intesa tra le nostre due nazioni latine, le rispettive capitali possano e debbano giocare un ruolo importante, fors’anche con l’invenzione di uno spazio di collaborazione più esteso. È la chiave di volta – ne sono convinto – per innervare un disegno di rilancio, per concepire la realtà del prossimo domani nello scenario di un’Europa bisognosa di uno scatto in avanti, e quindi per scoprire le opportunità di un dinamismo fecondo, sul piano culturale e politico, ma anche su quello strettamente economico,

Siamo pertanto obbligati a compiere una sintesi tra la “città del popolo”, con le sue attese di interventi risolutivi per la qualità del vivere urbano, e quella che vorrei chiamare la “città del mondo”, ovvero la Roma che il mondo pretende di rivedere all’opera, con slancio di passioni e generosità. Anche il prossimo Giubileo, da qui a pochi anni, c’invita a far tesoro di questa evocazione del fascino di Roma, per il quale le pagine del libro offrono materia di aggiornate riflessioni. Mi spenderò, allora, per un Campidoglio che sia centro di attenzione e promozione di un evento che esalta il rapporto di collaborazione, sancito dal nuovo Concordato, tra Italia e Vaticano.

Mi fermo qui e ringrazio, in conclusione, per l’opportunità di condividere alcuni pensieri alla luce di un libro che considero meritevole di giuste lodi, se non altro perché costringe noi romani a ritrovare il gusto di una discussione alta, non banalmente “amministrativistica”, in ordine alle prospettive che sapremo identificare e costruire per il futuro della Capitale.