FIORONI A “FORMICHE”, UN PD FONDATO SULL’IDENTITÀ PLURALE DI FATTO SI RIDUCE A UN PARTITO SENZA IDENTITÀ.

L’ambizione di superare le ideologie del Novecento ha implicato uno sforzo di rimescolamento delle identità. L’operazione non è riuscita: la crisi del Pd è sotto gli occhi di tutti. Di seguito riportiamo la parte finale dell’articolo pubblicato su formiche.net.

Si pensava che attraverso un generale rimescolamento di carte saremmo riusciti a illuminare di nuova luce il riformismo e a farne la bandiera di una possibile maggioranza democratica, in alternativa al centro-destra a guida berlusconiana. L’illusione è consistita nel credere alla conquista di una sintesi superiore, dopo il lungo ciclo delle contrapposizioni ideologiche tra grandi partiti di matrice popolare; sicché, una volta intrapresa la via della contaminazione post-ideologica, si è sfibrato il tessuto delle vecchie identità di partito senza ottenere nulla di significativo in cambio, anzi conferendo al riformismo un che di artificiale, persino svincolato dalla realtà.

In sostanza, per venire incontro alle difficoltà di una sinistra orfana del mito della rivoluzione, benché “democratica e progressiva” secondo la versione del comunismo italiano, si è finito per gettare nel calderone delle ideologie da rottamare quella che non era neppure un’ideologia in senso stretto, ma una cultura politica viva e vitale, per altro uscita vittoriosa dalle lotte del “secolo breve”: vale a dire, la cultura rappresentata dal popolarismo di ispirazione cristiana. E quando il Pd ha scelto l’ancoraggio in Europa al gruppo parlamentare dei socialisti – da quel momento ridenominato “socialisti e democratici” – ha reso ancora più ardua la tenuta del popolarismo a motivo della sua intrinseca subalternità alla sinistra neo-illuminista, preoccupata sempre più di estendere e garantire i diritti individuali, più che incarnare un progetto di solidarietà in armonia con i principi e i valori iscritti nella Carta costituzionale.

Ora, non si fatica molto a comprendere come il risveglio dalla illusione del partito pluridentitario, e perciò senza identità alcuna ma con l’ansia di una “radicalità” a supporto dell’insufficienza di pensiero politico, comporti un soprassalto di consapevolezza dei popolari, ovvero di quanti hanno a cuore la ripresa e lo sviluppo di una cultura democratica a impronta cristiana, capace di guardare avanti e di prefigurare la costruzione dell’alternativa all’attuale Destra di governo. Non si tratta di operare scissioni a caso, sull’onda di un fuggi fuggi sotterraneo, spesso per una reazione a lungo trattenuta; bensì di recuperare autonomia di analisi e proposta, con spazi di agibilità politica e con l’impegno a rendere visibile il contributo del popolarismo nei termini consigliati o imposti dalla circostanze. È questa la necessità, anche a prescindere da come vada il congresso del Pd.

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