Francia, governo sotto assedio. Come funziona il voto di sfiducia?

Oggi in Parlamento le mozioni di censura contro il governo. La più insidiosa è quella del gruppo Liot (Libertà, Indipendenti, Oltremare e Territori). L’analisi di Ceccanti, costituzionalista ed ex parlamentare Pd.

Il Governo francese ha posto la fiducia nei termini previsti dall’articolo 49.3 della Costituzione del 1958. Questo articolo, inserito allora nel testo e poi modificato in seguito in senso restrittivo, ha la funzione di proteggere Governi cosiddetti di minoranza, ossia di maggioranza relativa, che abbiano contro di loro altre minoranze che di norma non sarebbero sommabili tra di loro.

Il Governo mette la fiducia perché se si votasse solo sul testo, senza fiducia, si conterebbero i sì e i no: i gruppi di opposizione potrebbero sommarsi agevolmente, ciascuno con le proprie motivazioni separate, e l’esecutivo potrebbe perdere. Invece i Governo mettendo la fiducia fa sì che il testo o passi senza voto (se le opposizioni non reagiscono) oppure se esse presentano mozioni di sfiducia per reazione alla fiducia il metodo cambi alzando lo scalino: una mozione di sfiducia votata insieme deve arrivare alla metà più uno dei componenti.

È una logica analoga alla sfiducia costruttiva: gli oppositori hanno l’onere della prova di dimostrare che la maggioranza è in realtà una minoranza, ma per farlo dal punto di vista quantitativo hanno l’obbligo di arrivare alla metà più uno e dal punto di vista qualitativo sono obbligati per così dire a sporcarsi le mani votando insieme ad avversari politici che sono posizionati sull’altro estremo.

In questo caso gli avversari di Macron sembrano in grado di riuscire con uno stratagemma per così dire ‘siciliano’ a superare il secondo problema: l’estrema destra di Le Pen e la sinistra della Nupes voterebbero insieme il testo di un gruppo centrista. Dico ‘siciliano’ perché richiama alla mente l’esperimento della Giunta Milazzo in Sicilia nel 1958, quando a un esponente centrista che ruppe con la Dc diedero i loro consensi sia il Pci sia l’Msi.

Non sembrano però al momento in grado di superare quello quantitativo arrivando alla maggioranza assoluta perché hanno bisogno di vari voti provenienti anche dei Repubblicani di centro-destra, che non sembrano in numero sufficiente a far superare il gradino. 

Contrariamente a quanto molti possono pensare, pur se inserito nella Costituzione del 1958, questo strumento non lo ha inventato né de Gaulle né qualche esponente gollista, ma il deputato della Dc francese Moisan nel 1953 come emendamento puntuale alla Costituzione della Quarta Repubblica (ispirato in realtà dal suo collega di partito Fernand Chaussebourg)  in cui Governi che restavano con una maggioranza relativa si dimettevano perché non erano in grado di governare. Una proposta poi modificata in modo più puntuale da un altro dc, Paul Coste-Floret nel 1957, sempre come emendamento alla Quarta, e da lì transitata nel nuovo testo.

Se volete più dettagli li trovate qui:

http://www.amicalemrp.org/html/oeuvre.php?L=3

https://www.revuegeneraledudroit.eu/blog/2019/04/02/la-genese-du-49-al-3/

Al di là di quello che si possa pensare sul caso specifico di oggi e sul modo concreto con cui è costruito il 49.3, il problema però è il seguente: se si immagina che ci possano essere situazioni come la Repubblica di Weimar o come la Quarta Repubblica francese in cui ci possano essere Governi di maggioranza relativa circondati da opposizioni eterogenee non sommabili politicamente tra di loro, qualche sistema va comunque pensato.

A me è sempre sembrato ben più drastico del 49.3 francese l’articolo 81 della Legge Fondamentale tedesca che a certe condizioni consente al Governo che perda sulla fiducia di non dimettersi e di andare avanti coi voti del Bundesrat, che è una Camera non eletta direttamente dai cittadini. Solo che la maggiore strutturazione del sistema dei partiti tedesco ha finora evitato di usarlo.

Appuntamento alle ore 16 di questo pomeriggio.