Frena la crescita nell’Unione europea e a livello globale

Le prospettive economiche italiane “sono soggette a elevata incertezza” secondo le nuove stime della Commissione di Bruxelles

L’economia globale sarà più debole di quanto atteso e “l’impatto sul sentimento dell’aumentata incertezza di politiche e le condizioni di finanziamento del settore privato potranno portare ad un calo protratto”. Insomma uno scenario con luci ed ombre. La Commissione europea ogni anno pubblica due previsioni complessive (primavera e autunno) e due previsioni intermedie (inverno ed estate). Le proiezioni intermedie riguardano i livelli annuali e trimestrali del Pil e dell’inflazione per l’anno in corso e quello successivo per tutti gli Stati membri e per la zona euro, nonché i dati aggregati a livello dell’Ue.

In base all’ultima analisi, nel corso di quest’anno, l’economia europea dovrebbe continuare a crescere, con ipotesi di espansione in tutti gli Stati membri. Tra le previsioni di Bruxelles, tuttavia, anche una possibile frenata del ritmo di crescita rispetto ai tassi elevati degli ultimi anni, con prospettive soggette a forte incertezza. Del resto, l’attività economica ha già subito un rallentamento nella seconda metà del 2018 a seguito della riduzione della crescita del commercio mondiale, in un contesto in cui la fiducia è minata dall’incertezza e il prodotto in alcuni Stati membri ha risentito negativamente di fattori interni temporanei quali perturbazioni nella produzione automobilistica, tensioni sociali e incertezze della politica di bilancio. Di conseguenza, la curva del prodotto interno lordo sia nella zona euro che nell’Ue è andata all’1,9 % nel 2018, in calo rispetto al 2,4 % del 2017 (previsioni d’autunno: 2,1 % per l’Unione a 28).

L’economia europea dovrebbe seguitare a beneficiare del miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, di finanziamenti favorevoli e di una politica di bilancio leggermente espansiva. Secondo le previsioni il Pil della zona euro dovrebbe crescere dell’1,3 % nel corso di quest’anno e dell’1,6 % nel 2020 (previsioni d’autunno: 1,9 % nel 2019 e 1,7 % nel 2020). Anche le prospettive di crescita del Pil dell’Unione sono state riviste al ribasso all’1,5 % nel 2019 e all’1,7 % nel 2020 (previsioni d’autunno: 1,9 % nel 2019 e 1,8 % nel 2020).

Le revisioni al ribasso della crescita di questi mesi, sono state consistenti per la Germania, l’Italia e i Paesi Bassi. L’inflazione del valore al consumo nella zona euro è scesa verso la fine del 2018 a causa di un forte calo dei prezzi dell’energia e di un’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari più bassa. L’inflazione di fondo, che esclude i costi dell’energia e dei prodotti alimentari non trasformati, è stata modesta nel corso dell’anno appena trascorso, nonostante la crescita più rapida dei salari. L’inflazione generale (Iapc) è stata in media dell’1,7 % nel 2018, in aumento rispetto all’1,5 % del 2017. Con ipotesi sui prezzi del petrolio per quest’anno e per l’anno prossimo attualmente più basse rispetto a quelle formulate in autunno, l’inflazione della zona euro dovrebbe rallentare, attestandosi all’1,4 % nel 2019, prima di risalire leggermente all’1,5 % nel 2020. Nell’Ue invece l’inflazione dovrebbe raggiungere in media l’1,6 % quest’anno e poi salire all’1,8 % nel 2020.

Le prospettive economiche sono caratterizzate da un elevato livello di incertezza e le proiezioni sono soggette al rischio di revisione al ribasso. Le tensioni commerciali, che pesavano sul clima da un po’ di tempo, si sono in qualche misura affievolite ma continuano a destare preoccupazione. L’economia cinese potrebbe rallentare in modo più netto del previsto, in un contesto di vulnerabilità dei mercati finanziari mondiali e di molti mercati emergenti soggetti ai bruschi cambiamenti della percezione del rischio e delle aspettative di crescita. Occorre inoltre ricordare che per l’Ue il processo della Brexit rimane una fonte di incertezza.

Alla luce del processo di recesso del Regno Unito dall’Unione, le proiezioni per il 2019 e il 2020 si fondano sull’ipotesi puramente tecnica dello status quo in termini di relazioni commerciali tra l’Ue a 27 e lo stesso Regno Unito. Si tratta di un’idea adottata a fini di previsione, che non ha tuttavia alcuna incidenza sul processo in corso. Le previsioni si basano su una serie di ipotesi tecniche relative ai tassi di cambio, agli indici d’interesse e ai prezzi delle materie prime, aggiornate al 25 gennaio 2019. Per tutti gli altri dati, le previsioni di Bruxelles tengono conto delle informazioni disponibili al 31 gennaio.