Il Governo nipponico appoggia la richiesta dei taiwanesi per partecipare all’Assemblea annuale dell’Oms. I cinesi boicottano la presenza di Taiwan nei forum internazionali. Ex premier giapponese: aumentare la spesa militare per rispondere alle minacce della Cina.

Agenzia AsiaNews

Cresce il sostegno del Giappone a Taiwan, sempre nel mirino della Cina che ne rivendica la sovranità. Nel “Libro blu” sulla propria diplomazia, presentato oggi, il governo nipponico appoggia in modo aperto la campagna di Taipei per partecipare all’Assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che si terrà dal 22 al 28 maggio.

Da sempre la Cina si oppone alla partecipazione dell’isola all’incontro annuale dell’organismo Oms, come a ogni altro ente o forum internazionale. Per le autorità comuniste, l’isola è una “provincia ribelle” da riconquistare anche con la forza. Taipei è stata espulsa dall’Oms nel 1972, dopo che la Repubblica popolare cinese ha ottenuto il suo seggio alle Nazioni Unite. Da allora i taiwanesi hanno potuto partecipare ai lavori dell’Assemblea solo dal 2009 al 2016 in qualità di osservatori: il periodo coincide con la presidenza del nazionalista filo-Pechino Ma Ying-jeou.

Nel Libro blu i diplomatici giapponesi avvertono che l’equilibrio militare nello Stretto di Taiwan si sta spostando sempre più a favore di Pechino. Lo prova l’intensificarsi delle operazioni aeree e navali nei pressi dell’isola.

Al riguardo l’ex premier nipponico Shinzo Abe ha invocato un aumento del budget nazionale per la difesa. Parlando ieri a un evento organizzato dal Japan Forum for Strategic Studies, il sempre influente Abe ha detto che il Giappone deve accrescere la spesa militare fino al 2% del Pil per dissuadere la Cina dall’usare la forza contro Taiwan.

L’ex primo ministro nipponico ha aggiunto che gli Usa dovrebbero rivedere la propria “ambiguità strategica” verso Taiwan e chiarire il proprio impegno per la difesa dell’isola. Con il Taiwan Relations Act, gli Stati Uniti hanno promesso di difendere Taiwan, soprattutto con forniture militari. Adottato nel 1979 dopo il formale riconoscimento diplomatico della Cina comunista, il provvedimento non specifica in modo chiaro se Washington risponderà a un’aggressione cinese nei confronti di Taipei.

 

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