GAIANI, “I CARRI ARMATI A KIEV? HANNO UN VALORE POLITICO” | AGI

“Il tema dei carri armati, che è quello più seguito dai media occidentali, ha più una valenza politica che militare concreta”. A sostenerlo, in questa intervista all’Agenzia Italia (AGI), è il direttore della rivista online Analisi Difesa, Gianandrea Gaiani.

Non saranno assolutamente sufficienti i carri armati che l’Occidente fornirà a Kiev. Inoltre, serviranno “moltissimi mesi” per addestrare gli ucraini a utilizzarli. Motivo per il quale “il tema dei carri armati, che è quello più seguito dai media occidentali, ha più una valenza politica che militare concreta”. Lo afferma all’AGI Gianandrea Gaiani, direttore della rivista online Analisi Difesa, commentando la decisione della Germania di inviare all’Ucraina 14 Leopard 2.

“Il Leopard 2 – spiega Gaiani – fa parte dell’ultima generazione di carri armati sviluppati in Europa. Sono stati progettati durante le fasi finali della Guerra Fredda, alla fine degli anni 70, e sviluppati negli anni successivi”. “Finita l’epoca di quel confronto, i mezzi corazzati sono stati via via dimenticati, hanno assunto un ruolo sempre meno rilevante negli eserciti occidentali. Non sono quindi stati sviluppati nuovi carri armati, ma sono stati aggiornati quelli che erano in servizio, come appunto i Leopard 2, che oggi sono arrivati alla versione A7 Plus, una versione molto avanzata di un carro datato, ma con il meglio della tecnologia europea in termini di mezzi corazzati”, precisa l’esperto.  

“Il motivo per il quale il Leopard 2 viene così richiesto da Kiev – aggiunge – è legato al fatto che la gran parte degli eserciti europei ha acquisito una parte di questi carri, che alla fine della Guerra Fredda la Germania aveva in quantità superiori alle sue necessità e che quindi ha poututo cedere a tantissimi Paesi alleati, non soltanto in Europa”. Questi mezzi sono però “così sofisticati adesso che occorre chiedersi come possono essere gestiti da personale militare ucraino, che si presume debba essere addestrato in poche settimane per il loro utilizzo”.

Fra l’altro, osserva Gaiani, “l’esercito ucraino è un esercito che sta combattendo da un anno, ha subito perdite spaventose, anche di mezzi corazzati”. E “le flotte di carri armati occidentali sono composte oggi da poche centinaia – in molti casi solo poche decine – di mezzi. La Germania ha 260 Leopard in servizio, di cui solo la metà operativi, ne ha altri nei magazzini e potrà arrivare a 330. Per questo non potrà darne più di qualche decina agli ucraini, altrimenti disarmarebbe i suoi reparti corazzati. Il Regno Unito, la Francia e anche l’Italia hanno numeri ancora più piccoli. La Francia ha un altro tipo di carro armato, il Leclerc, il Regno Unito darà invece 14 Challenger 2 e potrà darne anche qualcun altro in futuro, ma quello che voglio dire è che alla fine i numeri che potremo fornire non saranno alti, a meno che non si decida in Europa di disarnmare i nostri reparti”. Inoltre “servono diversi mesi per addestrare personale militare preparato, ma per le reclute – e oggi l’esercito ucraino è in buona parte composto da reclute – a mio parere serviranno moltissimi mesi. Basti pensare che a volte occorrono 2 anni per convertirsi da un carro a un altro e parlo di un esercito in pace”. “Gli ucraini – prosegue Gaiani – combattono già con 4 tipi di carri armati sovietici diversi, ora gli aggiungiamo altri 3 tipi di carri occidentali – ognuno con un suo sistema di manutenzione – che impiegano cannoni calibro 120 mm e non i 125 mm sovietici”.

Per Gaiani “i Paesi occidentali hanno fatto del sostegno militare all’Ucraina non solo una bandiera comune, ma anche uno strumento di disputa interna. Basti vedere l’aggressività con cui la Polonia sprona la Germania a fornire sempre più armi, ma anche il dibattito fra americani e europei, che è un po’ più sottotraccia, e le critiche tra paesi europei, in particolare le critiche dei piccoli Stati baltici verso i grandi Paesi perché non hanno fornito abbastanza armi o munizioni. Quandi è un dibattito politico che vede anche delle sfide, delle diatribe, all’interno della Nato e dell’Ue”. 
Insomma, sottolinea Gaiani, “io penso che in realtà le difficoltà di addestramento e quelle logistiche” questi carri armati “non diventeranno certo decisivi” in questo conflitto. “Fra l’altro – continua Gaiani – quante munizioni potremo fornie per questi mezzi? È chiaro che se dobbiamo alimentare noi lo sforzo militare ucraino nel tempo o convertiamo la nostra industria – ma questo significa miliardi di investimenti – oppure ci troveremo con la coperta molto corta”.   Piuttosto, osserva infine il direttore di Analisi Difesa, “mi pare che ci occupiamo poco di un altro tema, ovvero che i russi hanno ripreso l’iniziativa. Stanno avanzando lentamente, ma progressivamente, nel Donbass, stanno scardinando le difese ucraine sull’asse Siversk a Bakhmut e stanno avanzado a Zaporizhzhia. Lo dico anche se è difficile capire se i russi hanno le capacità oggi di condurre un’offensiva che possa addirittura portare a circondare una buona parte dell’esercito ucraino a est del fiume Dnipro. Però, oggi la notizia è che i russi hanno ripreso l’iniziativa e hanno potuto farlo dopo le ritirate molto disordinate da Kharkiv e da Kherson. Ora hanno accorciato il fronte e ridotto il peso della loro inferiorità numerica facendo affluire volontari e riservisti, che stanno addestrando anche per future operazioni”.