Genova, un tunnel senza uscita

Non sembrerebbe che per Genova ci sia una visione chiara di lungo periodo su come affrontare e risolvere l’emergenza

Qui, in Friuli Venezia Giulia, di emergenze se ne sono gestite molte e l’esito derivante dall’applicazione delle ordinanze straordinarie per le emergenze, d’intesa con il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, sono sempre state risolte positivamente.

Pur in un quadro normativo cambiato non sembrerebbe che per Genova ci sia una visione chiara di lungo periodo su come affrontare e risolvere l’emergenza. Allo stato attuale c’è un rapporto conflittuale tra la Regione Liguria e il Governo nazionale causa veti preliminari che espongono a futuri contenziosi anche in ambito europeo per l’esclusione di imprese, che potrebbero risolversi in danno allo Stato con conseguenti esborsi di notevole risorse finanziarie che, di fatto, ricadrebbero poi sulle spalle dei contribuenti.

Di fatto, da oltre due mesi dal tragico crollo del ponte Morandi, non vi è ancora una versione finale del Decreto che strada facendo si sta modificando con l’integrazione di risorse e compiti operativi demandati al Commissario straordinario, individuato anch’esso con colpevole ritardo nel Sindaco di Genova.

Essere oggi nei panni del Sindaco c’è di cui preoccuparsi dopo che l’Autorità anti corruzione ha acceso una doverosa allerta sulle operatività discendenti dall’applicazione del Decreto che, a primo avviso, sembrano derogare sia alla normativa nazionale ma ancor di più a quella europea.

A tale riguardo, visto il livello di conflittualità in essere tra il Governo nazionale e l’Unione europea mancherebbe altro che si aprisse un ulteriore fronte di contenziosi rispetto alle regole europee nella gestione delle emergenze che sì autorizzano interventi in deroga, ma che devono essere del tutto cogenti e che già ora mal si conciliano con un ritardo già accumulato che si avvicina ai settanta giorni dal disastroso crollo del ponte.

Nel frattempo, i malumori degli sfollati e degli operatori economici si sono trasformati in vibranti proteste. I cittadini genovesi stanno perdendo fiducia nelle istituzioni, dopo aver toccato con mano che alle tante chiacchiere dei Ministri i fatti non hanno fatto seguito.
La gente quindi non vede alcuna prospettiva sia per la ricostruzione in tempi brevi del ponte, sia per l’assegnazione di alloggi agli sfollati e, tanto meno, per un adeguato ristoro danni agli operatori economici.