L’articolo per il “Domani d’Italia” era già pronto. Mancava solo un’ultima rilettura, prima dell’invio. Poi è arrivata, purtroppo, la notizia. La fantasia superata dalla realtà. Aveva spesso ironizzato sulla sua data di nascita: “Che dobbiamo fa’? La data è quella che è, il 2 novembre”.

L’ultimo sketch di Gigi Proietti è stato quello di andarsene in un momento così drammatico, in cui il Paese ha bisogno di figure di riferimento, rassicuranti. Appigli a cui aggrapparsi, in un giorno triste (apprendiamo che è mancato anche il padre gesuita Bartolomeo Sorge) e in un anno in cui l’essere arrivati sani e salvi al 31 dicembre, in qualche modo, farà curriculum.

Gigi Proietti è stato un artista capace di parlare a tutti e di trasmettere quel senso di forza e di futuro, basato sulla tradizione, sulla profondità della conoscenza e sulla capacità di dialogo, alternando il registro alto a quello “basso” con gli spettatori, intesi come pubblico e come persone.

Come ha scritto Veltroni sul Corriere della Sera, Gigi Proietti “era colto e popolare, non coltivava il disprezzo aristocratico per il pubblico al quale l’Autore doveva imporre la sua creatività ma era, come gli intellettuali artigiani della commedia all’italiana, un meticoloso ricercatore del punto di armonia tra le esigenze di comunicazione di un artista e il gusto del pubblico”.

Gigi Proietti era un intellettuale popolare. Per questo le persone oggi sono così colpite dalla sua improvvisa scomparsa e mostrano gratitudine per un dono: ridere e riflettere insieme.

Intervistato lo scorso marzo dal “Corriere della Sera”, in pieno lockdown, seppe trovare parole illuminanti: “Ora abbiamo più tempo per pensare, per riflettere su come vivere bene in una comunità. È troppo facile scaricare sugli altri le responsabilità, che invece sono di tutti noi cittadini. È una buona occasione per ragionare su cosa abbiamo sbagliato. Con questo non voglio dire che il virus ci ha invaso per colpa nostra, dico solo che forse abbiamo sbagliato qualcosa a monte di tutta questa vicenda. Invece di litiga’, dobbiamo ragiona’. Le polemiche tra i politici sono assolutamente dannose. Io amo la politica, ma questa non è politica”.