GIORGIA E I PAVIMENTI SCIVOLOSI DI PALAZZO CHIGI.

 

“Nei saloni di quel Palazzo – si legge nel testo – i pavimenti sono preziose opere d’arte, curati e elucidati senza parsimonia. Pavimenti atti alle danze, alle feste, a passi rapidi e felpati su guide e tappeti che salvano da scivoloni e preservano l’arte loro. Ma possono essere traditori per le dame che sui tacchi delle loro scarpe non hanno pronto un braccio a sorreggerle per un lieve scivolamento”.

 

Elisabetta Campus

 

I palazzi romani, si sa, nascondono molti segreti e alcuni di questi riguardano proprio il loro utilizzo. Palazzo Chigi, ambita dimora del principe romano Alessandro Chigi. ha sempre avuto al piano nobile splendidi pavimenti. Chi lo aveva commissionato nel lontano 1578 non aveva badato a spese, l’avvocato Aldobrandini avendo avuto anche la consulenza di Giacomo della Porta e Carlo Maderno. Tra passaggi di proprietà, nel 1675 i fratelli di papa Alessandro VII Chigi comprano l’edificio da donna Olimpia Aldobrandini Pamphili. Nel palazzo dei Chigi si svolgono feste, ricevimenti, riunioni di personalità dell’arte e della politica papalina ed europea. E così, con alterne sorti fino al 1870, quando i Chigi affittano il palazzo all’Austria che ci mette la sua Ambasciata; scelta forse dettata per sottrarlo alla confisca del nascente Regno d’Italia, dacché i Chigi non hanno in simpatia i Savoia, fino a vedere il palazzo nel 1917 allo Stato italiano, essendo l’affittuario in guerra con il Regno.

 

Nei saloni di quel Palazzo i pavimenti sono preziose opere d’arte, curati e elucidati senza parsimonia. Pavimenti atti alle danze, alle feste, a passi rapidi e felpati su guide e tappeti che salvano da scivoloni e preservano l’arte loro. Ma possono essere traditori per le dame che sui tacchi delle loro scarpe non hanno pronto un braccio a sorreggerle per un lieve scivolamento. Così abituati da più di 70 anni a scarpe maschili che non hanno tacco e hanno suole anche gommate (orrore di ogni pavimento che si rispetti), i pavimenti sentirono stupiti il passo lieve e svelto dei tacchi di una dama. La quale a sua volta non aveva preso in considerazione che la “scivolosità” nel palazzo si manifesta in molti modi. Eppure aveva cominciato bene il primo giorno alla parata nel cortile del palazzo, senza tacchi e con una scarpa solida e bella. Ma tant’è, i guai si annidano nelle piccole cose e un suggerimento un tantino vanitoso avrà avuto vita facile…i tacchi slanciano. Si dovrebbe però imparare da una regina recentemente scomparsa, la quale, essendo tra l’altro della stessa statura della nostra dama, ha sempre indossato lo stesso tipo di scarpe semplicemente trovandole comode. E le nuore, le nipoti, e le cugine, e le altre regine tutte sui tacchi, mentre lei esaltava così l’altezza che natura le aveva dato, essendo la sua statura riconosciuta ed espressa in bel altro contesto.

 

Alla prima riunione, immaginiamo sui tacchi, la nostra dama è scivolata per ben tre volte, senza però avere la cortesia e la gentilezza di un braccio che a una dama mai si nega, neanche da coloro che quel palazzo lo “abitano” da tempo e sono usi a restare ad ogni cambio di titolare. Tutto il Paese ha tremato per gli scivoloni temendo il peggio, una rottura più rapida di quella della dama londinese che è stata messa alla porta dopo 45 giorni. Alla seconda riunione la dama ha mostrato prudenza e un po’ di accortezza nel guardarsi intorno nel Palazzo Chigi e nei Palazzi altri abitati come titolari tutti da gentiluomini. Ma rammentando l’insegnamento della regina dai tacchi bassi, alla nostra dama converrà tornare alla sua prima entrata in Palazzo, giovandone in stabilità con buona pace dei pavimenti scivolosi.