Matteo Salvini è “ pentito” assicura Luigi Di Maio il quale, però, chiosa : “ oramai la frittata è fatta”, e ribadisce la richiesta di dimissioni da parte del “ ravveduto”.

Quello che appariva l’imbattibile capo della Lega prova, però, ancora a mandare un segnale ai 5 Stelle: il mio telefono è sempre acceso. Questa lapalissiana dichiarazione, perché è raro vedere Salvini senza un telefono in mano, non ci impedisce di tornare con la mente al bollettino di Diaz del 1918: “ I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza”.

Sarà proprio così? Viste le tante stranezze di questa crisi non ci sarebbe da meravigliarsi di niente. Il potere di cui si gode nella Roma “ ladrona” potrebbe pure valere il riconoscere d’aver fatto una bischerata, per dirla alla Montanelli.

Per cui, chi sta dando per certo un nuovo governo abbia la pazienza di attendere il lavorio che sfocerà nel dibattito parlamentare del prossimo 20 agosto.

La notizia del giorno è comunque un’altra. Il Presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha cominciato a giocare una sua propria partita, indipendentemente dai 5 Stelle.

Ha preso carta e penna e ha scritto addirittura una lettera aperta al suo ministro dell’Interno. Una delle tante cose inedite ed inusuali che ci offre l’attuale fase politica.

Mai, se la memoria non falla, c’è stato un intervento di questo genere. Ai vecchi tempi sarebbe comunque seguita un’altra lettera, aperta o chiusa, con l’inevitabile rinuncia all’incarico da parte di Matteo Salvini.

I due sono giunti al punto in cui tanti separati in casa si vedono costretti a lasciarsi reciprocamente attaccati al frigorifero messaggi su questioni che, altrimenti, non sarebbero in grado di affrontare guardandosi in faccia.

Già Conte era stato molto chiaro quando il capo della Lega prese irruentemente cappello: dirò tutto su Salvini e il comportamento del suo partito.

Quello del Presidente del consiglio è un messaggio importante. Sia nel merito, sia per quello che anticipa. Non solo egli non arriva al dibattito parlamentare da dimissionario, come speravano i capi della Lega, ma fa capire che sta stringendo i suoi guantoni da pugilato, la “ nobile arte”.

Conte comincia a giocare una partita sua. Lo fa con la forza di quella apparentemente ingenua determinazione dei non addetti ai lavori della politica che, però, talvolta si rivela più “ politica” che mai.

A seconda di come gestirà l’attuale situazione, il Presidente del consiglio potrebbe guadagnare molto prestigio e considerazione e costruire le condizioni per un eventuale reincarico, con o senza la Lega al governo.

Cosa dice Conte nella sua lettera aperta?

L’affermazione chiave credo debba essere ravvisata là dove sostiene: “Siamo ormai agli sgoccioli di questa nostra esperienza di governo”. Ergo: questo governo non prosegue più così. Si volta pagina in ogni caso, pure con Salvini, ammesso che quest’ultimo si presenti a piedi scalzi e con il capo cosparso di cenere al portone di Palazzo Chigi .

Il cambio di pagina sarà all’insegna di un modo diverso di condurre le cose istituzionali. Conte vuole lealtà. In merito all’ultima vicenda dei migranti, rimprovera il comportamento del suo interlocutore: “ È un chiaro esempio di sleale collaborazione, l’ennesima a dire il vero, che non posso accettare”.

La lezione politica di Conte è netta: “ Come ho sempre pubblicamente rappresentato, il tema dell’immigrazione è un tema complesso. Va affrontato con una politica di ampio respiro, come ho provato a fare sin dal primo Consiglio Europeo al quale ho partecipato, a fine giugno 2018, evitando di lasciarci schiacciare dai singoli casi emergenziali”.

Qui, partono una serie di affermazioni: “ è il momento di insistere in direzione di una soluzione sempre più europea, altrimenti l’Italia si ritroverà completamente isolata in una situazione che diventerà, nuovamente, via via sempre più ingestibile. La nuova Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, nei colloqui sin qui avuti, mi è sembrata molto determinata a percorrere questa strada e a darci una mano risolutiva… se davvero vogliamo proteggere i nostri “interessi nazionali”, non possiamo limitarci a esibire posizioni di assoluta intransigenza….Non possiamo agire da soli. Dobbiamo continuare a insistere in Europa, come peraltro hai fatto Tu, di recente a Helsinki. E’ questa la direzione giusta”.

Dopo i rimproveri a Salvini, che prefigurano in ogni caso una nuova rotta da seguire in materia immigrati, utile anche a mettersi in sintonia con la nuova maggioranza formata a Bruxelles, Conte gli porge la ciotola piena di cenere da cui attingere per cospargersi il capo e lascia uno spiraglietto aperto: “ E poi non oscuriamo quello che abbiamo fatto di buono. Se mai rammarichiamoci per quello che ci riproponevamo di ottenere e ancora non abbiamo ottenuto”.

Discolaccio, dice Conte a Salvini, “ la tua foga politica e l’ansia di comunicare, tuttavia, ti hanno indotto spesso a operare “slabbrature istituzionali”, che a tratti sono diventati veri e propri “strappi istituzionali”.

Infine, la lezione conclusiva del neofita della politica al ben più navigato Salvini, che va per i trent’anni di continua ed indefessa esperienza istituzionale: “ Il consenso politico a cui ogni leader politico aspira si nutre della fiducia degli elettori. Ma se non alimentiamo la fiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche si crea un cortocircuito e alla fine prevalgono rabbia e disaffezione. Dobbiamo tutti operare per riconoscere piena dignità alle istituzioni che rappresentiamo, nel segno della leale collaborazione”.

Il botto finale è un appello accorato che un irritato, ma paziente papà potrebbe fare ad un figliolo scapestrato, ma di cui pure si può intuire qualche dote: “ Hai alle spalle e davanti una lunga carriera politica. Molti l’associano al potere. Io l’associo a una enorme responsabilità”.

Un vero e proprio capolavoro della politica. Adesso più che mai la palla torna a Salvini. Lancio della monetina e scommessa sulla faccia che la crisi mostrerà il 20 d’agosto?