Giuseppe Tognon: “La corrispondenza di De Gasperi, un monumento alla vita degli italiani”

Presentazione dell’Edizione nazionale dell’Epistolario di Alcide De Gasperi . Intervento introduttivo del prof. Giuseppe Tognon, Presidente dell’Edizione nazionale

Signor Presidente, grazie di averci accolto qui al Quirinale. Tutto ha un senso e credo non ci sia luogo più importante di questo per celebrare un uomo come De Gasperi che ha guidato con mano ferma la transizione tra la Monarchia e la Repubblica. I palazzi sopravvivono a chi li abita, ma chi li abita fa la differenza.

Grazie alle Signore Paola e Lia De Gasperi e ai moltissimi nipoti e pronipoti che ci fanno sentire il sostegno della famiglia De Gasperi. Grazie alle autorità presenti. E ai molti amici e responsabili di istituti culturali che stanno collaborando con noi. La nostra rete di collaborazioni conta già oltre trenta istituzioni.

In questa sala, ci sono gli storici che fanno parte della Commissione nazionale  che sovraintende l’impresa e l’intera squadra di ricercatori oltre ad amici e ad appassionati di De Gasperi. Oggi è la festa della intelligenza storica e anche, se me lo permette, della passione civile per il nostro paese. Il volume delle 15 lezioni degasperiane che avete tra le mani è un segno di riconoscenza a tutti coloro che hanno voluto onorare, come lei ha fatto nel 2016, l’esempio di De Gasperi.

Due anni fa abbiamo iniziato sapendo che il progetto era molto impegnativo. L’iniziativa è stata della Fondazione trentina Alcide De Gasperi. Ho coinvolto subito la Fondazione Bruno Kessler – il cui presidente F. Profumo  le invia un caloroso indirizzo di saluto – e l’Istituto Sturzo di Roma, con le sue preziose archiviste. Il Mibac ci ha sostenuto generosamente. Così alcune banche. Dopo due anni di lavoro questa sera apriremo on line la piattaforma dell’epistolario che contiene già 1300 lettere, quasi novecento inedite o sconosciute. Non solo trascrizioni, ma anche la riproduzione degli originali. Abbiamo lavorato su più di 100 fondi archivistici, sparsi in 9 stati e siamo solo ad un quarto dell’opera. Sono più di 30 i ricercatori coinvolti. Gli archivi americani ci hanno restituito una decina di documenti inediti. L’Austria e la Germania sono state già esplorate, per la Francia e l’Inghilterra stiamo organizzando il lavoro. Abbiamo la disponibilità di storici russi. Con l’apertura degli Archivi vaticani fino al pontificato di Pio XII possiamo coprire l’intero arco della vita di De Gasperi.

Ciò che più impressiona, oltre alle lettere di Stato, è il flusso di corrispondenza con amici, collaboratori, familiari. L’epistolario restituisce un volto ad una moltitudine di protagonisti, potenti o semplici cittadini, impegnati a disegnare i destini del mondo o semplicemente a sopravvivere. Sotto la penna di De Gasperi sono testimoni di quell’umanesimo che è alla base di ogni sana democrazia.

La grandezza di un politico si è misurata per secoli dal numero dei suoi corrispondenti e l’epistolario degli e agli uomini illustri era un genere letterario importantissimo fino a tutto l’Ottocento. Per De Gasperi credo si potrà dire lo stesso: la sua corrispondenza è un monumento alla vita degli italiani, dovunque fossero.

I dati materiali non dicono però tutto. Ciò che appare è una nuova prospettiva storica, un film dell’Italia che siamo stati e forse anche una prospettiva per l’Italia che vorremmo essere o che credo dovremmo ritornare ad essere. E la differenza è tutta qui: De Gasperi lavorò perché il necessario ritorno ai dati di realtà che la geopolitica imponeva potesse avvenire senza dover patire le umiliazioni e le sofferenze che gli italiani avevano troppo a lungo subito. Sapeva che in politica i tempi non sono lineari e che ciò che sembra una novità può trasformarsi in una tragedia.

La distanza, si dice, rende tutto più lontano e appannato, ma già gli antichi si erano accorti che non è la distanza degli anni che rovina la memoria, ma l’assenza di documenti e di storie da raccontare e da rivivere. Non è lo scorrere implacabile del tempo che ci separa da chi ci ha preceduto, ma lo spegnersi della passione per la conoscenza. Anzi, la giusta distanza aiuta perché crea la prospettiva.

Con l’edizione nazionale, insieme alla imminente digitalizzazione da parte della Fondazione Bruno Kessler dei volumi degli Scritti e discorsi già editi sotto la direzione di P. Pombeni, l’Italia fa bella figura a livello internazionale. Ritorna in prima linea negli studi storici e politici, perché De Gasperi sarà lo statista più aperto alla ricerca tra tutti i grandi dell’Europa. La scelta digitale è vincente perché l’intelligenza artificiale ci consente di costruire mappe concettuali precise. Ogni nuova lettera, ogni nuovo commento, potranno essere inseriti  senza distruggere nulla, in una costruzione sempre aperta ma ordinata. Di questo ci dirà Sara Tonelli. Poi, prima di dare la parola a Lucio Caracciolo e a don Ivan Maffeis, mostrerò in rapidissima sequenza alcune belle lettere.

Grazie Presidente, grazie Signore e Signori. Credo stiamo facendo qualche cosa di buono e di serio.