Giuseppe Zamberletti il padre della Protezione Civile

Possiamo dire dunque che Zamberletti lascia una “paternità” ancora in larga parte da attuare. 

Giuseppe Zamberletti è stato un grande protagonista del nostro Paese.
Ha legato indissolubilmente il suo nome a quella dimensione fondamentale (e quasi sempre sottovalutata) della vita sociale e istituzionale rappresentata dalla Protezione Civile.
Ne è stato il padre, si dice. Ed è vero.
Non solo perché si deve a lui l’avvio dell’organizzazione pubblica nazionale in questo vitale settore, dopo il terremoto del Friuli. Ma sopratutto perché ha sempre testimoniato una straordinaria lucidità attorno alla “filosofia” da perseguire.
In questo – ed era il suo cruccio costante – è stato un profeta inascoltato.
In particolare su due punti essenziali.
Primo. Il primato delle prevenzione. Non esiste sistema di Protezione Civile efficace se non dentro un impegno collettivo per la prevenzione. Che significa gestione responsabile del territorio ma anche preparazione e formazione di cittadini e apparati di intervento, che non possono improvvisare di fronte elle emergenze.
C’è una cultura della Protezione Civile che deve diventare patrimonio condiviso e diffuso della comunità. E che oggi è ancora ben lontana dall’orizzonte del  nostro Paese.
Secondo. Il primato del Volontariato formato ed organizzato. In questo, Zamberletti era un grande estimatore del “modello trentino” che si fonda – secondo l’eredità austro ungarica – proprio su questo principio. Badate bene, ci diceva sempre: non siete voi trentini una “anomalia” in Italia. È l’Italia una anomalia in Europa, con la sua struttura di Protezione Civile e con i suoi Vigili del Fuoco gestiti dallo Stato e con il volontariato in larghissima parte del Paese lasciato a se stesso e considerato tutt’al più come un comodo esercito di manovali.
Zamberletti ha fatto battaglie molto convinte per la regionalizzazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e per la valorizzazione piena del Volontariato organizzato. E sempre si è dovuto fermare per l’opposizione delle centrali sindacali, per la non comprensione degli apparati politici nazionali e anche, in parte non secondaria, per la non convinzione di quelli regionali.
Possiamo dire dunque che Zamberletti lascia una “paternità” ancora in larga parte da attuare.
Riprendere la sua idea di Protezione Civile potrà essere un modo serio e concreto per ricordarlo e per rendere omaggio alla sua preziosa testimonianza di uomo e di politico.