Articolo già apparso sulle pagine della rivista il Mulino a firma di Anna Bosco e Francesco Ramella

In Spagna dopo le elezioni politiche del 28 aprile, che sembravano dover portare a un governo di coalizione tra il partito socialista di Sánchez e la sinistra di Unidas Podemos, non si è riusciti a dar vita ad alcun esecutivo e con tutta probabilità il Paese tornerà alle urne a novembre. Per la quarta volta in quattro anni. In Italia, invece, la crisi politica aperta dalla Lega di Salvini in pieno agosto, che sembrava dover sfociare in un appuntamento elettorale anticipato, si è inaspettatamente chiusa con la formazione di un nuovo esecutivo formato dal Partito democratico e il Movimento 5 Stelle.

Per spiegare gli opposti esiti governativi, molti commentatori spagnoli hanno evidenziato la mancanza di abitudine ai governi di coalizione che caratterizza il loro Paese rispetto all’Italia. Così, da Madrid si guarda a Roma con un misto di ammirazione e invidia, in quanto i partiti italiani nei decenni di storia repubblicana sono stati in grado di accordarsi per governare insieme in situazioni assai più difficili di quella oggi presente in Spagna. Basta ricordare, tra gli altri, il governo delle astensioni a guida Andreotti, la grande “non-coalizione” di Monti e, per finire, i due governi Conte.

Gli italiani, dicono gli spagnoli, sono abituati a formare coalizioni di governo. Persino nel 1948, quando la Dc ottenne, unica volta nella storia repubblicana, la maggioranza assoluta dei seggi, preferì condividere il governo con altre forze politiche piuttosto che insediare un esecutivo monocolore. In Spagna, invece, dopo il ritorno alla democrazia, nel 1977, non vi è mai stato un governo di coalizione con ripartizione dei ministeri tra partiti diversi, ma solo esecutivi di un solo partito, spesso blindati da solide maggioranze assolute. L’esperienza più simile a un’alleanza sono stati i governi di minoranza del Psoe e del Pp con il sostegno esterno di alcuni partiti regionali, spesso cuciti da accordi di legislatura.

Se il pragmatismo coalizionale dimostrato dall’élite politica italiana è un fatto, cosa c’è dietro l’abitudine a formare governi di coalizione che gli spagnoli ci invidiano? E perché a Madrid non riescono a imitare la nostra esperienza? In fondo, l’instabilità del sistema politico spagnolo esplosa dopo il 2015 risiede proprio nell’incapacità dei partiti iberici di superare gli steccati che li hanno aspramente contrapposti, stringendo accordi di governo simili a quelli italiani.

Dietro a ogni governo di coalizione ci sono strategie competitive e vincoli politico-istituzionali. Se le prime, di solito, sono abbastanza chiare e si concentrano sui maggiori vantaggi o i minori danni che i leader politici si attendono dalle proprie scelte, i secondi tendono a restare nell’ombra. Sgombriamo quindi il campo dalle strategie dei partiti e concentriamoci sui vincoli di tipo politico-istituzionale.

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