Tutti in movimento, presi da una nevrosi senza fine. Spaventati. Fiduciosi. Incerti. Un ciclo funambolico da mettere negli annali della storia politica. Questo parapiglia ce lo troveremo tra i piedi sicuramente fino a martedì, ma conoscendo un po’ i vizi italici, potrei sin da ora affermare che vi sarà sicuramente un’ulteriore coda.

Dentro questo strabiliante panorama, condito, ripetiamolo, da pulsioni quasi incontrollate, c’è uno sfondo che sembra invece, cristallizzato. Una tela su cui viene dipinto il caos. Questo supporto potrei ricondurlo a una figura che, con pazienza ciclopica, sovrintende il gioco di tutte queste marionette. Lo sfondo è il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Una figura d’altri tempi. Paziente. Lungimirante, una lungimiranza che echeggia personaggi letterari. Un politico con una stoffa ormai introvabile. L’opposto della nevrosi. Un esempio di rara saggezza.

Se ne sta sul Colle e invita i teatranti a spendersi in fretta perché il pubblico si stancherebbe di fronte a uno spettacolo troppo lungo e indecoroso. Fa trapelare anche qualche leggera irritazione, Un esempio: la sua cravatta non disposta nella consueta simmetria. Piccoli segni, è vero, ma indicativi di una capacità di saper trattenere ed armonizzare al meglio, una condizione non proprio governabile.

Sarà la sua storia a mantenere l’asse così fermo e verticale, l’avere vivo ricordo del fratello ammazzato dalla mafia, l’essere cresciuto nella giurisprudenza e in una terra alquanto inquieta, quale la Sicilia, la lunga militanza nella Democrazia Cristiana ancorata in un moderatismo che, nel suo caso, ha sempre guardato al mondo del centro sinistra; insomma una dimensione umana che si è costruita e temprata per lungo tempo nella complessità della nostra cultura politica.

Dobbiamo affidarci a lui. Sarà un maestro che saprà disciplinare gli alunni riottosi e immaturi che frequentano questa attuale, sgangherata classe politica? Confidiamo che sappia adoperare i mezzi più autentici per raddrizzare al meglio questa pirotecnica condizione estiva. Per adesso, non possiamo che notare la sua compostezza e il suo rigore che, va sottolineato, non ha mai dato prova di uscire dal cerchio della correttezza istituzionale, né ha mai dato prova di superare le sue prerogative di Capo dello Stato.

Sarà, come noi, in trepida attesa che le contraddizioni apparse in tutta lucentezza dalle compagini politiche, sdrammatizzino le asperità più elevate.

Non mancherà, comunque, con il suo silenzio, di orientare alla saggezza chi sembra ancora ben lontano dal possederla