Ha ragione il nostro amico Giorgio Merlo quando, ieri, su queste pagine parlava del modello 5 Stelle. Che però sembra essersi imposto come dominante in parlamento. Purtroppo qui Santoro, pur con tutte le riserve sul personaggio, credo colga nel segno. Quando il dibattito diventa a senso unico sulle questioni dirimenti per il futuro, la politica si riduce, non solo nel M5S, a quello che Giorgio ha indicato con dettagliato e crudo realismo.

Mi sbaglierò, ma la sensazione che avverto, è che nel Paese, dietro un’apparente ampia area di indecisi, cova una possibile ondata di astensionismo di massa capace di fare scendere la partecipazione al voto non alle comunali ma alle prossime politiche, ben al di sotto al 50%. Quanto spazio avrebbe un centro che solo avesse voglia di uscire dal proprio guscio e di stare sul pezzo, elaborando una strategia sull’enormità storica di processi che ci stanno passando sotto il naso senza che la politica se ne renda conto per tempo.

Ma il tempo per mettersi in gioco per il ’23 verosimilmente è già scaduto. Soprattutto perché, a mio avviso, mancano due elementi fondamentali per definire una proposta credibile agli elettori non entusiasti dello status quo:

– la volontà di riprendersi una autonomia culturale, di linguaggio, politica rispetto all’élite globale nella definizione di un’agenda dal basso, che rifletta gli interessi dei ceti medi, popolari e lavoratori.
(Per inciso: scommettiamo che quest’estate se il mainstream dicesse che devono arrivare gli extraterrestri, noi ripeteremo all’unisono questo mantra per paura di esser bollati come negazionisti dei marziani, e sosterremo senza riserve tutte le restrizioni apposite per far fronte alla nuova “minaccia” aliena?)

-in secondo luogo sembrano venuti meno per il suddetto compito i tradizionali soggetti capaci di organizzare gli interessi popolari, ormai indistintamente tutti cooptati a cause di ben altro valore secondo un parametro a loro però estrinseco (non dico sindacato, non dico cattolicesimo sociale, non dico corpi intermedi), ma vi è (forse) anche l’assenza di agenti di altro tipo interessati solo a condizionare l’orientamento elettorale, come fu fatto con il Movimento 5 Stelle, che di certo non si è autogenerato.

Cosicché i 5 Stelle rischiano di rappresentare l’emblema di ciò che succede quando si mette il freno a mano alla democrazia e si rinuncia a tentare di disinserirlo.
Non è mai troppo tardi per iniziare a farlo, abbiamo nella società italiana un oceano di interessi non più rappresentati che non chiedono altro.