Sono molte le nazioni che si dichiarano sempre più verdi ma che in realtà, sottobanco, commerciano contro il clima.

L’obiettivo dell’Accordo sul clima di Parigi è limitare il riscaldamento al di sotto di 2 gradi Celsius e il più vicino possibile a 1,5 gradi sopra i livelli preindustriali. Per raggiungere questo obiettivo, il mondo deve ridurre la produzione di combustibili fossili di circa il 6% all’anno tra il 2020 e il 2030. Eppure le proiezioni attuali mostrano un aumento annuo del 2%.

Canada, Regno Unito e Norvegia hanno tutti fissato obiettivi ambiziosi. Il Regno Unito e il Canada si sono impegnati a ridurre le loro emissioni territoriali a zero entro il 2050. La Norvegia vuole essere a impatto zero entro il 2030. 

Ma i buoni propositi di queste nazioni non sempre sono reali, o quantomeno, non sempre riescono a convivere con il vile bisogno di guadagno.

Pensiamo a Oslo. I lampioni sono alimentati da fonti rinnovabili. Per risparmiare energia, le luci intelligenti si attenuano quando non c’è nessuno in giro. Anche il suo sistema di trasporto pubblico è alimentato interamente da energia rinnovabile. Due terzi delle auto nuove vendute in città sono elettriche. C’è solo un problema. Gran parte dell’innovazione ambientale di cui la Norvegia è così orgogliosa è finanziata dai soldi del petrolio. Perché la Norvegia è una delle più importanti esportatrici di combustibili fossili .

Il Regno Unito che ospiterà un importante vertice sul clima entro la fine dell’anno, sta valutando l’apertura di una nuova miniera di carbone.

Il Canada, un 
autoproclamato leader del clima , sta riversando dollari su un progetto di oleodotto. Secondo il Canada Energy Regulator, la produzione di greggio del paese dovrebbe continuare ad aumentare fino al 2039. Secondo i dati del governo, le riserve di petrolio del Canada si attestano a circa 168 miliardi di barili. Se tutto ciò fosse estratto e bruciato, si aggiungerebbero circa 72 gigatonnellate di CO2 nell’atmosfera, sulla base di un calcolo che utilizza le cifre dell’IPCC per i contenuti di carbonio predefiniti. Questo è quasi un terzo del budget di carbonio rimanente del mondo.

Se anche la Norvegia continua a perforare come previsto, le emissioni totali dalle sue riserve conosciute di petrolio e gas ammonteranno a circa 15 gigatonnellate di CO2, secondo CICERO, un istituto di ricerca sul clima norvegese. Ciò consumerebbe il 6,5% del budget di carbonio rimanente per il mondo intero.
Nel frattempo, l’Autorità britannica per il petrolio e il gas stima che alla fine del 2019 le riserve di petrolio del Regno Unito ammontavano a 5,2 miliardi di barili, sufficienti per continuare la produzione per altri due decenni. Se ciò accadesse, la successiva combustione di questi combustibili estratti aggiungerebbe altri 2,2 gigatonnellate di CO2 nell’atmosfera.

Insomma, sembra che il vecchio adagio, sia sempre attuale. Predicare bene e razzolare male.