I giochi di Erdogan tra Mosca e Kiev (AsiaNews) 

Secondo il politologo russo Ivan Preobraženskij, “Erdogan cerca di trarre il massimo profitto da questa guerra, che si svolge su un territorio molto legato nel passato alla Turchia, che potrebbe perfino rivendicarne alcune parti”.

Vladimir Rozanskij

Con l’eccezione della Turchia i Paesi Nato, insieme a Giappone e Australia, hanno condannato fermamente l’invasione russa dell’Ucraina. Il resto del mondo si mantiene invece su posizioni neutrali, a partire da Cina, India e monarchie del Golfo Persico.

Gli analisti di Radio Svoboda si chiedono se siano gli interessi economici o una naturale affinità tra il sultano e lo zar a mantenere Ankara in questa condizione di neutralità. I turchi hanno condannato a parole l’azione militare di Putin, ma poi si sono ben guardati dall’applicare le sanzioni decise dai suoi stessi alleati, proponendosi continuamente come mediatori tra Mosca e Kiev.

Ancora in questi giorni il presidente turco Recep Tayyp Erdogan e il suo ministro degli Esteri, Mevlüt Çavuşoğlu, hanno ribadito la loro convinzione sulla possibilità di risolvere la crisi per via diplomatica.

Secondo Çavuşoğlu, “alcuni Paesi della Nato non vogliono la pace, ma soltanto indebolire la Russia, e non si interessano veramente dell’Ucraina, altrimenti accompagnerebbero il ritiro delle truppe russe con l’alleggerimento del regime delle sanzioni”. Egli ha anche aggiunto che la Turchia ha evacuato dal territorio ucraino 17mila cittadini turchi dall’inizio della guerra, per sottolineare quanto effettivo sia il coinvolgimento di Ankara nella regione.

Il portavoce del presidente, Ibrahim Kalin, ha spiegato che “stiamo in entrando in una nuova fase della guerra fredda, e dobbiamo prepararci a tutte le conseguenze negli ambiti della produzione, dell’energia, della sicurezza informatica e in molte altre questioni”.

L’economia turca era già in crisi prima della guerra russa, anche per via del coronavirus, e oggi sente ancor di più le conseguenze del conflitto; è il periodo peggiore del lungo regno del sultano Erdogan. Il Paese è scosso da tensioni politico-sociali, l’inflazione ha raggiunto i massimi dell’ultimo ventennio, la disoccupazione è tra il 15 e il 20%, i prezzi di beni e servizi sono saliti tra il 30 e il 50%, e l’anno prossimo si terranno le elezioni parlamentari, in cui il partito al potere rischia di perdere molti consensi.

Mosca e Ankara hanno stretto molti affari di ampia prospettiva negli ultimi anni, tra cui la costruzione della centrale nucleare Akkuyu con la partecipazione di Rosatom, che garantirà il 10% del consumo energetico della Turchia. È un progetto da 20 miliardi di dollari, che Erdogan ha detto di voler realizzare in ogni modo. Per non parlare del turismo russo, che ora si riverserà sempre più sulle coste turche; solo l’anno scorso erano arrivati 4 milioni e mezzo di turisti, per i quali esistono compagnie aeree dedicate per i voli dalla Russia.

Anche l’Ucraina, del resto, è un partner importante della Turchia, con investimenti da 4,5 miliardi di dollari lo scorso anno; l’ultimo incontro tra Erdogan e Zelenskyj risale al 3 febbraio, poco prima dell’invasione russa, per firmare accordi commerciali da 10 miliardi. Ankara è da anni uno dei principali fornitori di armi a Kiev, e in questa guerra si sono particolarmente distinti i droni turchi Bayraktar TB2.

 

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