Pubblichiamo la presentazione, apparsa sul supplemento domenicale di Avvenire (RomaSette), dell’ultimo libro di Giuseppe Dalla Torre. Il giurista e intellettuale cattolico ha partecipato ai lavori della Commissione contenziosa del Senato contribuendo con il suo voto ad annullare lo strampalato provvedimento targato 5 Stelle sui vitalizi. Non lo ha fatto, evidentemente, per ragioni dettate da interessi personali o di partito, ma per scrupolo di cultore e tecnico del diritto. Sconcerta, per questo, la grossolanità di polemiche qualunquiste, fatte a caldo anche dal Pd e segnatamente dal suo segretario, Nicola Zingaretti.

L’ultimo libro di Giuseppe Dalla Torre, per 25 anni presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, racconta la storia della sua famiglia, che per generazioni – nonno, padre e nipote – è stata al servizio del Vaticano. “Papi di famiglia. Un secolo di servizio alla Santa Sede”, edito da Marcianum press, è stato presentato ieri sera, 23 giugno, nei locali della parrocchia San Pio X e anche sui social, mediante una diretta sul sito della comunità parrocchiale della Balduina.

«Attraverso la lente privilegiata e a tratti confidenziale dei ricordi della sua famiglia – ha detto il parroco don Andrea Celli nel suo saluto iniziale -, l’autore rende i Papi più umani, facendoli sentire più vicini, svelando i loro tratti personali». Le pagine di Dalla Torre permettono quasi di sbirciare, non per mera curiosità, quel mondo vaticano che risulta«circondato da un alone di riservatezza, che esercita sempre nell’immaginario individuale e collettivo un grande fascino, suscitando palpabile interesse e talora fantasiose ricostruzioni», come ha scritto nella sua prefazione all’opera il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.

Dalla Torre, che dal 1991 al 2014 è stato anche rettore della Lumsa, compie un excursus dal 1800, con il pontificato di Pio X, fino ai giorni nostri, con Papa Francesco, scegliendo come punto di osservazione privilegiata «il ramo maschile della sua famiglia – ha spiegato Damiano Nocilla, presidente nazionale dell’Unione giuristi cattolici -, per raccontare una storia autobiografica che si intreccia con quella di personaggi che hanno rivestito ruoli importanti».

La prima parte del libro è dedicata alla figura di Giuseppe Dalla Torre, nonno e omonimo dell’autore, che diresse per 40 anni, dal 1920 al 1960, l’Osservatore Romano, nei primi anni sotto la guida attenta di Benedetto XV, raccontato sia come il severo correttore di bozze degli articoli sia come «colui che, basso di statura, saliva su una sedia per prendere dalla dispensa dei biscotti per i figli del suo dipendente», ha messo in luce ancora Nocilla. Seguono poi le pagine dedicate a Paolo Dalla Torre, padre dell’autore, classe 1910, impegnato in Azione cattolica, che nel 1960 venne chiamato da Giovanni XXIII alla direzione generale dei “Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie”, come allora venivano chiamati i Musei Vaticani. Infine ci sono i ricordi recenti, vissuti in prima persona dal giurista chiamato nel 1994 a dirigere il Tribunale dello Stato vaticano da Papa Giovanni Paolo II, ma già da prima impegnato, tra gli altri, nel processo ad Ali Agca, l’attentatore di Wojtyla, e nella revisione del Concordato del 1984.

Uno storico rigoroso «contesterebbe l’impostazione memorialistica di questo testo – ha detto nel suo intervento Francesco D’Agostino, giurista e filosofo -, perché il memorialista, scrivendo le sue memorie, costruisce non solo un quadro dell’epoca in cui gli è toccato vivere ma anche e forse soprattutto un’immagine di sé che difficilmente potrebbe essere affidata ad altra penna, e questo, inevitabilmente, condiziona la sua narrazione». Tuttavia questi specifici ricordi, «per altro segno di un amore sincero per il papato e per la persona del Papa», rappresentano «una preziosissima memoria storica, affatto parziale – ha sottolineato ancora D’Agostino -, perché, citando il titolo famoso e fortunato di un’opera di Balthasar, si tratta di saper e poter cogliere “il tutto in un frammento”».

In conclusione, l’intervento dell’autore, che ha spiegato come raccontare la storia del Papato a partire dai ricordi di famiglia sia stato «un modo per raccontare anche il cambiamento apportato dal Concilio Vaticano II rispetto al ruolo “in uscita” dei laici», volendo leggere «la dimensione familiare come specchio dell’azione più ampia della Chiesa, quale azione ed esperienza anticipatrice». A dire che «nella storia della Chiesa degli ultimi due secoli – sono ancora le parole di Dalla Torre – si può osservare una sorte di azione di bilanciamento tra il popolo di Dio che guarda e procede in avanti e il Magistero che sancisce, discerne ciò che è vero e buono, accogliendo, bilanciandola, la spinta propulsiva del laicato».