I Popolari nel nuovo Pd? Semplicemente incompatibili.

Indubbiamente, una vittoria diretta o indiretta di Elly Schlein è destinata a fare chiarezza nel Partito democratico. Il suo approccio concreto e, soprattutto, il suo programma, più che esterni ed estranei alla storia, alla cultura e alla esperienza dei Popolari e del cattolicesimo popolare e sociale, sono addirittura alternativi.

Sì, è vero. C’è un tifo, discreto ma sempre più diffuso, tra le fila dei Popolari, dei cattolici sociali e di quel mondo che è riconducibile alla tradizione del cattolicesimo politico e popolare affinchè Elly Schlein diventi segretario – o segretaria pardon, non vorremmo già essere denunciati anzitempo – nazionale del Partito democratico. Certo, i sondaggi, almeno per il momento, la danno in leggero svantaggio rispetto all’ex comunista Bonaccini, interprete e prosecutore ufficiale della vecchia “ditta” della sinistra di potere. Ma nelle primarie del Pd, come l’esperienza storica ha dimostrato, può capitare realmente di tutto. E non mi riferisco solo alla denunce penali in alcuni territori, alle botte ai seggi o ai vari intruppamenti clientelari e di varie e singolari etnie che si sono registrati ai gazebo nel passato. No, mi riferisco, nello specifico, al profilo politico, culturale e sociale dell’on. Schlein, già parlamentare europeo e già vice presidente dell’Emilia Romagna. Una candidatura che, al di là che sia vincente o meno ai gazebo, è destinata comunque sia a condizionare pesantemente il futuro e la stessa prospettiva politica del Partito democratico, ovvero del principale partito della sinistra italiana. E questo, va riconosciuto senza alcuna remora, per la freschezza del suo messaggio politico e per la determinazione con cui incarna e trasmette il suo progetto alla “sua” opinione pubblica. E, aggiungiamo noi, una sua vittoria diretta o indiretta è destinata a fare chiarezza e, soprattutto, a dare finalmente un profilo chiaro e netto al Partito democratico.

Certo, è persin troppo facile evidenziare che il suo profilo politico, la sua cultura politica, il suo approccio concreto e, soprattutto, il suo programma, sono non solo esterni ed estranei alla storia, alla cultura e alla esperienza dei Popolari e del cattolicesimo popolare e sociale, ma sono addirittura alternativi. E, coerentemente, in questa lunga e anche un po’ noiosa stagione congressuale del Pd, il capitolo del ruolo e della stessa mission dei Popolari e dei cattolici sociali sono stati del tutto assenti. Il che, come ovvio, è del tutto comprensibile e anche giustificato. Su questo versante, del resto, c’è una perfetta coincidenza con l’altro candidato alla segreteria, Bonaccini. Ovvero, la radicale irrilevanza di quest’area politica e culturale ai fini del progetto politico del Partito democratico.

Ora, come è ovvio e persin scontato, il problema non si pone per quei Popolari che fanno parte degli organigrammi del partito a livello regionale e nazionale. E’ del tutto naturale che questi amici non facciano distinzione alcuna tra Bonaccini e Schlein nè, tantomeno, che il futuro Pd sia una sorta di “partito radicale di massa” se vince l’ex vice presidente dell’Emilia Romagna o un tranquillo e solido partito post comunista se si afferma il Presidente di quella Regione. Ma quello che non si può non evidenziare è che, nell’un come nell’altro caso, il ruolo dei Popolari all’interno di quel contenitore politico ed elettorale è del tutto fuori luogo e fuori tempo. Ed è per questi semplici motivi che la domanda che sale dalla base finalizzata ad un rinnovato protagonismo politico dei Popolari e di tutti coloro che ritengono ancora attuale e contemporanea quella cultura politica, non può più avvenire all’interno del Pd. E questo non solo perchè nel dibattito congressuale questo tema non è mai campeggiato se non per banali motivi propagandistici, ma perchè sono tutti consapevoli che nel momento in cui il Pd – dopo la gestione disastrosa dell’ultimo segretario e le ripetute sconfitte elettorali incassate – ridisegna il suo profilo, la sua mission e il suo ruolo nella politica italiana all’insegna della “ricostruzione di una nuova sinistra” frutto della tradizionale filiera del Pci/Pds/Ds, si chiude definitivamente una fase della vita del principale partito della sinistra italiana. 

Una fase, questa, che è coincisa con un soggetto politico che era culturalmente plurale e che aveva come obiettivo la costruzione di un progetto politico che individuava anche, e soprattutto, nella storia e nella esperienza del cattolicesimo popolare uno degli asset decisivi di quel partito. Ecco perchè confidiamo nella Schlein ben sapendo che il popolarismo è “totalmente altro” rispetto a ciò che predica, pratica e teorizza quella candidata alla segreteria del Pd. Pur sapendo che sia Schlein e sia Bonaccini la pensano allo stesso modo sul tema specifico ma, se non altro, l’ex Vice Presidente della Regione Emilia Romagna ha anche il coraggio e la coerenza di fartelo capire. Senza inutile propaganda e ridicole ipocrisie.