Le conseguenze della “fuga” da Kabul sono sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo prepararci all’accoglienza, anche in tempi molto stretti. La prima risposta dei Sindaci italiani, e di tutta la comunità nazionale, costituisce il nucleo di una iniziativa importante sul terreno della solidarietà concreta. Dunque, una iniziativa che non va sottovalutata e che smonta, dall’inizio, qualunque polemica politica.

L’intricata e complessa vicenda afghana si potrebbe riassumere con un efficace e straordinario slogan pubblicato oggi su un quotidiano nazionale: “pensavamo di esportare la democrazia e invece importiamo i profughi”. Nella sua brutalità è proprio così. Il fallimento clamoroso e plateale della politica estera americana – a prescindere dal campo democratico o repubblicano – è sotto gli occhi di tutto il mondo. E, con l’amministrazione americana, di tutto l’Occidente. Una incapacità politica, strategica e diplomatica di fronte alla quale non ci resta che prendere atto della situazione e attrezzarsi per evitare che il cambio violento alla guida politica dell’Afghanistan non si traduca in una recrudescenza del terrorismo su scala internazionale. Oltre, come ovvio ed evidente a tutti, al ritorno ad una stagione oscurantista, medioevale, inumana e micidiale sotto il profilo del rispetto delle persone, delle donne e della salvaguardia dei minimi diritti democratici. Un universo valoriale, come tutti sanno, del tutto inesistente da quelle parti.

Ma, al di là del terribile epilogo in cui è precipitato quel paese, adesso la priorità è quella di far sì che tutti coloro che non possono, non vogliono e non sono compatibili con quel regime del terrore – sì, non sono compatibili sotto il profilo politico, culturale e di civiltà – possano arrivare nei paesi democratici e liberali dove il rispetto della persona, di tutte le persone, resta il faro che illumina il modo di comportarsi in una società.

Sotto questo versante, è significativo l’appello e la disponibilità concreta manifestata dai sindaci italiani attraverso l’Anci ad avviare tutte le pratiche necessarie per l’accoglienza dei profughi. Profughi, appunto, e non clandestini per evitare di fare di tutta l’erba un fascio e per non innescare la solita polemica strumentale fatta di “invasione”, di “cellule terroristiche” in arrivo e della eterna disputa su come regolamentare l’immigrazione. Sotto questo versante, ci sono articoli della Costituzione, regolamenti europei e leggi internazionali che disciplinano come ci si deve comportare. Perchè, come è stato già detto e scritto, mettere in salvo le persone che hanno concretamente aiutato i nostri soldati e che si sono fidate delle garanzie date dall’Italia in merito alla loro protezione non è soltanto una scelta politica ma è, soprattutto, un dovere morale. Oltre a tutte quelle persone che chiedono asilo politico. Che, come ovvio, non centra assolutamente nulla con l’arrivo di clandestini o di terroristi in incognita. Si tratta di persone che fuggono dal terrore e dalla violenza – perchè chi condivide quei metodi e quei disvalori non ha alcun motivo per fuggire – e che chiedono solo e soltanto un’accoglienza. Democratica, civile e umana.

Ecco perchè il segnale dei Sindaci italiani, e di tutta la comunità nazionale, è una iniziativa importante che non va sottovalutata e che smonta, dall’inizio, qualunque polemica politica. Sia sul fronte dell’accoglienza indistinta ed indiscriminata e sia sul versante della necessità di sottolineare, ancora una volta, la cultura che storicamente accompagna e caratterizza il nostro paese. Che era e resta civile, democratico, liberale, europeista, accogliente e soprattutto ancorato ai valori cristiani e umani dell’accoglienza e della responsabilità.