Alla fine dello scorso mese di aprile l’opinione pubblica del nostro Paese ha appreso con stupore dai giornali e dalla TV, che la Francia aveva cessato di proteggere gli ex – brigatisti rossi italiani condannati per gli attentati commessi  negli anni ‘70 e ‘80. Dopo la controversa estradizione del gennaio 2019 dal Brasile del terrorista Cesare Battisti, condannato per 4 omicidi, la vicenda degli arresti di ex – terroristi in Francia, richiama il periodo degli “anni di piombo” ancora vivo nella memoria di tanti italiani, in quanto il terrorismo causando vittime innocenti con stragi terroristiche e violenza politica, ha cercato di minare e colpire drammaticamente la nostra democrazia. 

Chi sono i sette ex – terroristi arrestati in Francia ai fini dell’estradizione in Italia? Si tratta di Giovanni Alimonti, 65 anni, (pena 11 anni); Enzo Calvitti, 66 anni, (pena 18 anni); Roberta Cappelli, 65 anni, (ergastolo); Marina Petrella, 66 anni, (ergastolo); Giorgio Pietrostefani, 77 anni, (14 anni); Sergio Tornaghi, 63 anni, (ergastolo); Narciso Manenti, 63 anni, (ergastolo). Si sono costituiti alle Autorità francesi Luigi Bergamini e Raffaele Ventura, e risulta irreperibile Maurizio Di Marzio, tutti e tre ex-brigatisti.

Come si è arrivati a questa svolta nei rapporti fra Francia e Italia, dopo anni difficili su questa materia? Dopo anni di inutili tentativi, i Ministri della Giustizia dei due Paesi, Eric Dupond – Moretti e Marta Cartabia hanno trovato un’intesa, su questa pagina drammatica di storia della  nostra democrazia e una determinata volontà di collaborazione, che ha permesso di raggiungere un risultato che si può definire storico. L’operazione di polizia ha visto impegnate l’Antiterrorismo francese e italiano e la Corte d’Appello di Parigi deciderà se applicare la misura della detenzione o della libertà vigilata per il tempo necessario a esaminare la richiesta di estradizione, per scontare la pena nelle carceri italiane.

La decisione di trasmettere alla giustizia i dieci nomi  (sulle 200 persone che l’Italia da anni reclama dalla Francia) è stata presa dal presidente Emmanuel Macron e  “si inserisce rigorosamente nella dottrina francese di concedere asilo agli ex – brigatisti ad eccezione che per i reati di sangue. La Francia stessa colpita dal terrorismo comprende l’assoluta necessità di giustizia per le vittime, e ha voluto risolvere la questione come l’Italia chiede da anni”. Di fatto la Francia ha archiviato la “dottrina Mitterand”, ma per il nostro Paese le vicende degli anni del terrorismo sono ancora “una ferita aperta”.

Quando il Parlamento italiano scelse il 9 maggio, per ricordare il  “Giorno della memoria, dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale, e alle stragi di tale matrice” (cioè il giorno in cui fu assassinato il Presidente della Democrazia Cristiana, l’on. Aldo Moro), era il 2007, si pensava che tanti dubbi, tante opacità, e tante verità sconosciute, finalmente avrebbero avuto una risposta. Purtroppo la strada della verità è ancora lontana rispetto ai misteri degli anni di piombo.

Il nostro Paese, nel periodo del terrorismo, ha avuto 14.615 attentati compiuti, 428 morti e oltre 2000 feriti, di cui una parte con danni permanenti. Sono stati per molti, uomini e donne, anni difficili e non possono essere rimossi per non conoscenza o per indifferenza. A Roma, in particolare, sono stati veramente numerose le vittime di attentati: politici, magistrati, professori universitari, tutori delle forze dell’ordine (carabinieri e polizia di stato), militari di alto grado e anche semplici persone comuni.

Ecco perché non si può dimenticare questo “pezzo” di storia dell’Italia, ed è indispensabile ricordare,  fare memoria per conoscere il significato degli “anni di piombo” e in particolare per le nuove generazioni, che non hanno vissuto il dramma del terrorismo. 

ll 9 maggio, nel 43° anniversario della morte di Aldo Moro, verrà deposta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presso la lapide di via Caetani, dove fu ritrovato il corpo dello statista, una corona di fiori. Successivamente nella sede del Senato a Palazzo Madama la cerimonia ufficiale del “Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo”. 

In queste ricorrenze e anniversari, che richiamano gli anni pericolosi del terrorismo nel nostro Paese, c’è sempre una vena di amarezza per chi ha sacrificato la propria vita per “stare dalla parte giusta” e per la scarsa sensibilità nel ricordare tutti i caduti. Le tante vittime degli atti di  violenza che volevano sovvertire il nostro ordinamento, andrebbero ricordate con un luogo simbolico come può essere un “memoriale”, dedicato ai 428 ‘caduti’ del terrorismo. Negli anni passati le Istituzioni  a diversi livelli, lo avevano ipotizzato, ma ad oggi non si hanno notizie. La sede naturale è Roma, la Città Eterna, per realizzare un sito simbolico per ricordare i nuovi martiri della nostra democrazia.